Da Punto Informatico del 15/03/2001
Originale su http://www.punto-informatico.it/p.aspx?i=35447

Cybercrimine: Rodotà ferma la UE

Il Garante per la privacy italiano, presidente dei Garanti europei, avverte le istituzioni comunitarie: la lotta al crimine informatico è sacrosanta ma in un sistema democratico non giustifica il sacrificio dei diritti fondamentali
Parigi - Pesanti e necessarie le parole che Stefano Rodotà ha pronunciato ieri dinanzi all'assemblea del Consiglio d'Europa.

Rodotà, Garante italiano per la Privacy e presidente dei garanti europei, ha spiegato che la lotta alla criminalità informatica e via Internet è assolutamente necessaria ma non è accettabile che questa venga condotta con strumenti che intacchino i diritti del cittadino inviolabili in un sistema democratico e la sua privacy.

In particolare, il Garante ha spiegato che i nuovi mezzi di comunicazione mettono a disposizione delle autorità un bacino di dati senza precedenti ma non si deve cedere alla "tentazione" di produrre schedature di massa. Queste costituirebbero infatti un attentato alla libertà del cittadino europeo.

Rodotà ha sottolineato che nuovi metodi di salvaguardia e polizia sono necessari ma "nei sistemi democratici la lotta alla criminalità non può mai sacrificare i diritti fondamentali".

"Devono essere rigorosamente rispettati - ha continuato Rodotà - i principi di finalità e di proporzionalità quando, per combattere la criminalità, si raccolgono informazioni su chi usa Internet. E quindi devono essere evitate schedature di massa che potrebbero violare, tra l'altro, i principi in materia di intercettazione delle comunicazioni".

Altro elemento chiave in questo quadro, nel quale le forze dell'ordine e le autorità comunitarie possono muoversi, secondo Rodotà è quello della definizione precisa dei "casi e tempi di conservazione delle informazioni e i soggetti che possono utilizzarli".

Le parole di Rodotà assumono una doppia importanza visto il momento topico per lo sviluppo della convenzione internazionale contro il cybercrimine all'esame del Consiglio d'Europa ormai da tempo. Una convenzione che dalla prima bozza è stata rivista in diverse occasioni per le infinite critiche rivolte da organizzazioni e singoli preoccupati per le misure previste dal testo. Misure che tendono ad amplificare notevolmente i poteri di indagine e di azione delle polizie dei singoli paesi oltre a creare una infrastruttura collaborativa nuova e maggiormente dinamica tra le diverse forze dell'ordine.

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