Da Agenzia Fides del 23/05/2006
Originale su http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=9604&lan=ita

Il Nepal cambia volto

Nepal: da “regno indù” a “stato secolare”

Nuove speranze per la Chiesa cattolica e le minoranze religiose

Kathmandu - Si apre una nuova pagina nella storia del Nepal. Una pagina che si preannuncia piena di nuove speranze, portatrice di valori di democrazia, libertà, diritti umani. La piccola comunità cottolica in Nepal ha giudicato positivamente i cambiamenti che hanno riguardato la nazione, soprattutto per il cambiamento da “regno indù “ a “stato secolare”.

“Con questo cambiamento la Chiesa cattolica potrà ben presto avere un riconoscimento ufficiale, con tutte le conseguenze positive che ne derivano”, sottolinea p. Pius Perumana, Pro-Prefetto Apostolico in Nepal. Cauto ottimismo è stato espresso anche da Mons. Anthony Sharma, Prefetto Apostolico, che ha sottolineato come “occorrerà vedere la nuova carta costituzionale, che sarà pronta entro un anno, e valutare le nuove leggi”.

Altri religiosi cattolici locali vedono in questo cambiamento un’opportunità offerta al loro sviluppo e al dinamismo delle minoranze religiose: la variazione dell’assetto istituzionale permetterà a tutti, compresi i cristiani, i buddisti, i musulmani, di partecipare pienamente alla vita sociale e politica del paese, in un clima di pluralismo ed armonia.

Il cambiamento di rotta per il Nepal si è avuto alcuni giorni fa, quando il Parlamento ha approvato una risoluzione che riduce drasticamente i poteri del re. La risoluzione era stata presentata dai sette partiti dell'Alleanza nepalese, che l'avevano promessa come “primo passo,” verso la realizzazione di un'assemblea costituente che ridisegni l’architettura dello stato secondo un modello democratico. Con la risoluzione, il governo non è più “il Governo di Sua Maesta” del Nepal, ma è “governo del Nepal”, che da regno indù diventa stato laico.

Salutata come “storica” dai giornali e dal popolo nepalese, la risoluzione pone tutte le forze di sicurezza del paese, compreso l'esercito, sotto il diretto controllo del Parlamento, togliendole dal controllo del re Gyanendra (finora venerato come la reincarnazione del dio Vishnu) che perde anche la carica di supremo Comandante in capo, e assume un ruolo di rappresentanza, non più esecutivo.

La riforma “riflette le aspirazioni della gente e onora il sacrificio di quanti sono andati al martirio durante le manifestazioni”, ha detto il primo ministro Girija Prasad Koirala, nell'illustrare il disegno.

La trasformazione della struttura statale riapre, inoltre, i rapporti con i ribelli maoisti, che hanno appoggiato la rivolta di aprile guidata dall'alleanza dei sette partiti e sono pronti a sedersi al tavolo delle trattative per una pace definitiva. Anche se, secondo gli osservatori, i maoisti non sembrano aver rinunciato definitivamente al progetto di instaurare un regime comunista.

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