Da RomaONE del 28/03/2006
Originale su http://redazione.romaone.it/4Daction/Web_RubricaNuova?ID=72995&doc=si

Schiavitù: in Italia un esercito di 25mila vittime

Secondo il rapporto dell'Oim sono solo 8mila quelli che denunciano i loro sfruttatori. I soggetti più a rischio donne e bambini soprattutto albanesi, nigeriani e cinesi. Il dirigente anticrimine della Polizia, Grassi: "500 gli arresti per il reato di tratta nel 2005"
Roma - Stritolati in una morsa, tra esseri senza scrupoli che li considerano soltanto merce da vendere e uno Stato che troppo spesso li considera solo clandestini da respingere. Questo il destino delle 25mila vittime della tratta di esseri umani in Italia. "I soggetti maggiormente coinvolti sono albanesi, nigeriani e cinesi", fa sapere Raffaele Grassi, dirigente della Direzione anticrimine centrale della polizia. Un piccolo esercito di schiavi, per la maggior parte donne e minori, che sopravvive in Italia senza alcun diritto.

Per parlare di loro e della loro condizione è stato presentato a Roma il rapporto sul 'Progetto prevenzione Tratta' voluto dal Dipartimento per le liberta civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno, dalla Farnesina e dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Un progetto, finanziato con 300mila euro, che parte dal principio secondo il quale la tratta è un fenomeno transnazionale che si sconfigge, innanzitutto, con la prevenzione e l'informazione all'origine, nei paesi in cui donne e minori vengono di fatto sequestrati con l'inganno.

"Quello della tratta di esseri umani è un fenomeno mutevole e capace di adattarsi ad ogni situazione, per questo non è possibile combatterlo a livello nazionale e senza un'adeguata opera di prevenzione. In Italia - spiegano dall'Oim - sono circa ottomila le persone che, denunciando i propri sfruttatori, hanno potuto usufruire del programma di protezione e del permesso di soggiorno premio. Ma il fenomeno è molto più ampio e si stima che siano almeno 25mila le vittime".

Il programma - realizzato in Ungheria, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria e Croazia da gennaio 2005 a gennaio 2006 - si è mosso su due direttive principali: rafforzamento delle capacità locali e, appunto, informazione e sensibilizzazione. Si è cercato, da un lato, di creare e rafforzare gruppi di lavoro formati da figure istituzionali locali e rappresentanti dei consolati italiani per uno scambio di informazioni periodico sul fenomeno, dall'altro di produrre materiale da distribuire alle possibili vittime della tratta. Il risultato è stata la realizzazione di opuscoli informativi ed educativi distribuiti nelle scuole, è stata fornita una cooperazione tecnica per rafforzare le capacità locali di prevenzione e contrasto e sono stati organizzati eventi ad hoc in cui è stata data la possibilità a donne e minori di conoscere il fenomeno e avere così gli strumenti per riconoscere ed evitare possibili sfruttatori.

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