Da Gazzetta del Mezzogiorno del 12/10/2006
Originale su http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.asp?...
Italia: «Nel 2005, 6 milioni i lavoratori a "nero"»
286mila in più rispetto all'anno precedente, e i settori delle costruzioni e dell'agricoltura sono tra i più colpiti. I dati sono stati illustrati nel corso del convegno, svoltosi a Bari, promosso dai sindacati di categoria degli edili (Fillea) e dell'agroindustria (Flai) e dalla Cgil nazionale, sul lavoro sommerso nei due comparti produttivi
BARI - Sono quasi sei milioni le posizioni irregolari registrate nel 2005, 286mila in più rispetto all’anno precedente, e i settori delle costruzioni e dell’agricoltura sono tra i più colpiti: secondo l’Istat il 16% degli lavoratori edili sono in nero, una percentuale che sale al 25% se si considera anche il cosiddetto lavoro grigio, nel settore primario l’incidenza del lavoro nero è stimata intorno al 60% delle ore lavorate in agricoltura. In entrambi i settori è rilevante la presenza di lavoratori stranieri e la loro presenza sale ogni anno, sono 150mila quelli iscritti alle casse edili mentre sono oltre 250mila in agricoltura costituendo quasi il il 25-30% del lavoro agricolo complessivo. I dati sono stati illustrati nel corso del convegno, promosso dai sindacati di categoria degli edili (Fillea) e dell’agroindustria (Flai) e dalla Cgil nazionale, sul lavoro sommerso nei due comparti produttivi. «E’ una battaglia che può essere combattuta - ha sottolineato il segretario generale della Fillea Franco Martini -i primi provvedimenti economici del Governo sono convincenti e noi li abbiamo apprezzati; bisogna insistere nella lotta al lavoro nero connettendo questa con la lotta contro gli infortuni, perchè sono le due facce di una medaglia. Noi combattiamo contro questi due fenomeni per affermare il valore e la dignità dei lavoratori».
«In questo momento in Italia 350mila lavoratori agricoli si trovano nella stessa condizione che è stata denunciata in Capitanata - ha affermato il segretario generale della Flai Franco Chiriaco - questa economia virtuale, o se si vuole informale, che è stata voluta dal precedente Governo, sta portando una massa incredibile di lavoratori extracomunitari a non venire registrati dalle imprese e tenuti con forme di schiavitù». «Dobbiamo invertire questo processo - ha insistito Chiriaco - partendo dalle dalle associazioni agricole,dalle imprese che in questa fase, a nostro parere, sono le maggiori responsabili di quanto sta accadendo. Sono imprese che denunciano di non avere forza lavoro ma ottengono risorse pubbliche incredibili, l’indice di congruità che ha fissato il Governo potrebbe garantirci che queste aziende producano e abbiano manodopera». Riferendosi infine all’episodio della mozzarella di bufala dopata in Campania il segretario della Flai ha rilevato come questo illecito criminale dipenda dalla situazione che si crea con «imprese dove non ci sono lavoratori, dove gli imprenditori si dichiarano senza terra e ottengono contributi e in tutto questo alligna la criminalità e lo sfruttamento della schiavitù».
«In questo momento in Italia 350mila lavoratori agricoli si trovano nella stessa condizione che è stata denunciata in Capitanata - ha affermato il segretario generale della Flai Franco Chiriaco - questa economia virtuale, o se si vuole informale, che è stata voluta dal precedente Governo, sta portando una massa incredibile di lavoratori extracomunitari a non venire registrati dalle imprese e tenuti con forme di schiavitù». «Dobbiamo invertire questo processo - ha insistito Chiriaco - partendo dalle dalle associazioni agricole,dalle imprese che in questa fase, a nostro parere, sono le maggiori responsabili di quanto sta accadendo. Sono imprese che denunciano di non avere forza lavoro ma ottengono risorse pubbliche incredibili, l’indice di congruità che ha fissato il Governo potrebbe garantirci che queste aziende producano e abbiano manodopera». Riferendosi infine all’episodio della mozzarella di bufala dopata in Campania il segretario della Flai ha rilevato come questo illecito criminale dipenda dalla situazione che si crea con «imprese dove non ci sono lavoratori, dove gli imprenditori si dichiarano senza terra e ottengono contributi e in tutto questo alligna la criminalità e lo sfruttamento della schiavitù».
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