Benvenuti nell'Antropocene. L'uomo ha cambiato il clima, la Terra entra in una nuova era
Edito da Mondadori, 2005
94 pagine, € 12,00
ISBN 8804537302
di Paul J. Crutzen
Quarta di copertina
La Terra, mite e ospitale per diecimila anni, da circa due secoli, e cioè a partire dalla rivoluzione industriale, è entrata nell'Antropocene. Ma che cos'è l'Antropocene? È una nuova era geologica - come lo sono state nella storia del nostro pianeta, per esempio, il Pleistocene e l'Olocene - che si distingue da quelle che l'hanno preceduta per l'impatto determinante dell'uomo sul clima e sull'ambiente. In un tempo brevissimo, se confrontato con lo scorrere invariato dei millenni che ci hanno preceduto, la nostra specie ha alterato in modo radicale tutti gli ecosistemi esistenti - dalla foresta amazzonica alle barriere coralline -, si è riprodotta a una velocità senza precedenti e insieme ha provocato e continua a provocare l'estinzione di numerose specie animali e vegetali. Oltre a depauperare senza tregua le risorse idriche e naturali, a provocare lo scioglimento dei ghiacciai e a inquinare con sostanze chimiche i corsi d'acqua e le aree coltivate, l'uomo ha anche modificato la composizione dell'atmosfera fino a generare concentrazioni di gas serra paragonabili, se non addirittura superiori, a quelle che, in passato, posero fine alle glaciazioni. Paul Crutzen, premio Nobel per la chimica dell'atmosfera nel 1995, descrive le modificazioni climatiche e ambientali provocate dall'uomo e riflette sui possibili scenari che queste aprono nel futuro dell'umanità. E lo fa ripercorrendo i punti salienti della storia del nostro pianeta nell'ultimo secolo. Spiegando in che modo fu scoperto il buco nell'ozono, che cos'è l'inverno nucleare e perché persino la digestione dei bovini, concentrati in quantità squilibrata negli allevamenti intensivi. L'Antropocene siamo quindi noi. Nel bene e nel male, siamo la variabile geologica più importante ed è nostra la responsabilità del futuro del pianeta.
La Terra, mite e ospitale per diecimila anni, da circa due secoli, e cioè a partire dalla rivoluzione industriale, è entrata nell'Antropocene. Ma che cos'è l'Antropocene? È una nuova era geologica - come lo sono state nella storia del nostro pianeta, per esempio, il Pleistocene e l'Olocene - che si distingue da quelle che l'hanno preceduta per l'impatto determinante dell'uomo sul clima e sull'ambiente. In un tempo brevissimo, se confrontato con lo scorrere invariato dei millenni che ci hanno preceduto, la nostra specie ha alterato in modo radicale tutti gli ecosistemi esistenti - dalla foresta amazzonica alle barriere coralline -, si è riprodotta a una velocità senza precedenti e insieme ha provocato e continua a provocare l'estinzione di numerose specie animali e vegetali. Oltre a depauperare senza tregua le risorse idriche e naturali, a provocare lo scioglimento dei ghiacciai e a inquinare con sostanze chimiche i corsi d'acqua e le aree coltivate, l'uomo ha anche modificato la composizione dell'atmosfera fino a generare concentrazioni di gas serra paragonabili, se non addirittura superiori, a quelle che, in passato, posero fine alle glaciazioni. Paul Crutzen, premio Nobel per la chimica dell'atmosfera nel 1995, descrive le modificazioni climatiche e ambientali provocate dall'uomo e riflette sui possibili scenari che queste aprono nel futuro dell'umanità. E lo fa ripercorrendo i punti salienti della storia del nostro pianeta nell'ultimo secolo. Spiegando in che modo fu scoperto il buco nell'ozono, che cos'è l'inverno nucleare e perché persino la digestione dei bovini, concentrati in quantità squilibrata negli allevamenti intensivi. L'Antropocene siamo quindi noi. Nel bene e nel male, siamo la variabile geologica più importante ed è nostra la responsabilità del futuro del pianeta.
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