Storie di troppo. Donne in casa di riposo
Edito da Rubbettino, 2006
169 pagine, € 10,00
ISBN 8849814348
di Mariella Maglioni
Quarta di copertina
Seduta sulla sedia di metallo della medicheria, occhi azzurri, vivi, dietro le spesse lenti, Rosa R. racconta la sua storia. Ma chi è Rosa e perché vive in una casa di riposo da quando aveva trent’anni? Quali sono i motivi che l’hanno obbligata, lei come le altre sue compagne, a chiedere asilo nell’istituzione? Le Storie di troppo ripercorrono, tra presente e passato, le vicende di un gruppo di donne ospiti di una casa di riposo, un’istituzione pubblica dove il livello delle prestazioni e dei servizi può ritenersi soddisfacente e il cui fine dichiarato è l’assistenza e la cura degli anziani. È dunque possibile viverci e lavorarci nel rispetto delle persone e dei loro bisogni? Lo sguardo dell’autrice, che nella casa di riposo lavora come infermiera, ne indaga la vita al suo interno, dal punto di vista del proprio ruolo e nello sforzo di capire, oltre il più immediato coinvolgimento emotivo, cosa significhi vivere e lavorare in un posto così. Attraverso un approccio caleidoscopico alla realtà, l’autrice raccoglie e mette a fuoco i diversi punti di vista delle persone e dei gruppi coinvolti: anziani e operatori, due ruoli ben distinti, interlocutori di un difficile rapporto a cui fanno da sfondo gli spazi e i tempi dell’istituzione. Lo svolgersi del racconto accompagna le ospiti dal momento del loro arrivo – il primo giorno nell’istituzione – lungo un percorso che prevede momenti comuni di adattamento e che si dispiega in una serie di gesti e momenti di vita quotidiana, spazi, tempi, rapporti personali, trattamenti, esaminati oltre le apparenze, nel tentativo di dar voce alle persone coinvolte e senza il timore di raccontare la realtà. Un racconto coinvolgente, quello di Mariella Maglioni, che pone interrogativi forti. “L’amore non basta”, avrebbe detto Bruno Bettelheim, occorre richiamare le istituzioni alle loro responsabilità.
Seduta sulla sedia di metallo della medicheria, occhi azzurri, vivi, dietro le spesse lenti, Rosa R. racconta la sua storia. Ma chi è Rosa e perché vive in una casa di riposo da quando aveva trent’anni? Quali sono i motivi che l’hanno obbligata, lei come le altre sue compagne, a chiedere asilo nell’istituzione? Le Storie di troppo ripercorrono, tra presente e passato, le vicende di un gruppo di donne ospiti di una casa di riposo, un’istituzione pubblica dove il livello delle prestazioni e dei servizi può ritenersi soddisfacente e il cui fine dichiarato è l’assistenza e la cura degli anziani. È dunque possibile viverci e lavorarci nel rispetto delle persone e dei loro bisogni? Lo sguardo dell’autrice, che nella casa di riposo lavora come infermiera, ne indaga la vita al suo interno, dal punto di vista del proprio ruolo e nello sforzo di capire, oltre il più immediato coinvolgimento emotivo, cosa significhi vivere e lavorare in un posto così. Attraverso un approccio caleidoscopico alla realtà, l’autrice raccoglie e mette a fuoco i diversi punti di vista delle persone e dei gruppi coinvolti: anziani e operatori, due ruoli ben distinti, interlocutori di un difficile rapporto a cui fanno da sfondo gli spazi e i tempi dell’istituzione. Lo svolgersi del racconto accompagna le ospiti dal momento del loro arrivo – il primo giorno nell’istituzione – lungo un percorso che prevede momenti comuni di adattamento e che si dispiega in una serie di gesti e momenti di vita quotidiana, spazi, tempi, rapporti personali, trattamenti, esaminati oltre le apparenze, nel tentativo di dar voce alle persone coinvolte e senza il timore di raccontare la realtà. Un racconto coinvolgente, quello di Mariella Maglioni, che pone interrogativi forti. “L’amore non basta”, avrebbe detto Bruno Bettelheim, occorre richiamare le istituzioni alle loro responsabilità.
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