I 25 Stati membri siglano a Roma il Trattato. Berlusconi: "L'Italia lo ratificherà subito"

L'Europa firma la Costituzione "L'utopia diventa realtà"

Documento aggiornato al 30/01/2006

DOSSIER / Sommario


 
Due anni e mezzo di lavoro per arrivare ad un testo condiviso. Sulla formula del voto a maggioranza qualificata i problemi maggiori
Fra veti, scontri e divisioni la Costituzione diventa realtà
ROMA - L'Europa ha firmato la sua Costituzione. I rappresentanti dei 25 Stati membri hanno siglato il Trattato che, una volta ratificato dai governi nazionali, sancirà diritti doveri e regole dei cittadini dell'Unione Europea. Per un giorno, per qualche ora, avversari politici abituali sono d'accordo su un punto. Per Silvio Berlusconi è "un'utopia che si avvera". Per il sindaco di Roma Walter Veltroni "è un sogno che diventa realtà". Per Romano Prodi "nasce un'Europa più democratica e trasparente". L'Italia, nella bufera fino a ieri per la crisi che ha investito il suo rappresentante alla Commissione europea, Rocco Buttiglione, oggi è il centro d'Europa.

Il Trattato è stato firmato intorno a mezzogiorno nella sala degli Orazi e Curiazi al Campidoglio, la stessa sala in cui nacque il primo embrione comunitario nel 1957.
Ma a differenza di quel lontano marzo quando una folla festante si accalcava sotto il Campidoglio, oggi la piazza era deserta, off limits. Invece di simile c'è che anche oggi, come allora, pioveva. Le delegazioni di 29 Stati - compresi i candidati a entrare nell'Ue e la Croazia in veste di osservatore - sono arrivate intorno alle 10.

I capi di Stato e di governo e i ministri degli Esteri sono stati accolti sulla piazza del Campidoglio dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dal presidente di turno dell'Unione, il premier olandese Jan Peter Balkenende. Poi, a fare gli onori di casa il sindaco Veltroni e il ministro degli Esteri franco Frattini. Chirac, Zapatero, Blair, Schroeder: per tutti il copione è lo stesso: stretta di mano, foto di rito e ingresso nella Sala Giulio Cesare per i discorsi.

Quindi gli interventi di Veltroni, di Berlusconi, del presidente dell'Europarlamento Josep Borrell, del presidente della Commissione ancora in carica Romano Prodi e di quello designato José Manuel Barroso, dell'ex presidente di turno Bertie Ahern. I concetti sono gli stessi: il sogno europeo, l'opportunità, la firma del Trattato come punto di partenza e non di arrivo.
"Quel processo d'integrazione europea - ha evidenziato il presidente del Consiglio - nato tra molti scetticismi e riserve, si è rivelato invece la più proficua e duratura utopia del secondo dopoguerra".

Infine il trasferimento nella sala degli Orazi e Curiazi per la firma. Il primo è il Belgio, l'ultimo il Regno Unito, mentre i candidati all'ingresso Bulgaria, Romania e Turchia siglano solo l'Atto finale e la Croazia presenta la dichiarazione di intenti per diventare candidata. Poi tutti in piedi. Per ascoltare l'Inno alla gioia e trasferirsi al Quirinale, per il pranzo ufficiale e il brindisi di Carlo Azeglio Ciampi: "E' l'atto di nascita di una Unione politica, non solo economica e sociale. E' un evento unico nella storia della nostro continente, una svolta nella storia del'umanità".

Il momento storico è trascorso, ma le difficoltà per i governi che hanno firmato sono ancora tante. Le ha rilevate nel suo intervento Prodi quando ha sottolineato che "le ratifiche del Trattato non possono darsi per scontate". Sono 12 i Paesi che sottoporranno la Carta ai loro cittadini tramite un referendum. E anche in Italia la Lega ha annunciato di avere pronto un disegno di legge in questo senso anche se Berlusconi si è impegnato ufficialmente a ratificare per primo, già nel Consiglio dei ministri di oggi, il documento.

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