Da Corriere della Sera del 11/09/2006
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/09_Settembre/09/farkas....
Lo afferma un dossier del Senato americano
Non c'erano rapporti tra Saddam e Al Qaeda
«Il raìs rifiutò di aiutare gli estremisti islamici»
di Alessandra Farkas
NEW YORK — Tra l'ex dittatore iracheno Saddam Hussein e i terroristi di Al Qaeda non esiste alcun rapporto operativo. Non solo. L'ex Raìs non ha mai dato rifugio o chiuso un occhio sulle attività di Abu Musab al-Zarqawi, il leader di Al Qaeda in Iraq noto come il terrorista sanguinario che ha personalmente decapitato alcuni degli ostaggi occidentali rapiti, morto lo scorso 7 giugno in un attacco aereo americano.
Ad affermarlo non è il columnist liberal di qualche giornale, ma un nuovo rapporto della Commissione intelligence del Senato americano, che raccoglie due anni d'analisi sulle modalità con cui l'amministrazione Bush decise la guerra all'Iraq, smontando, questa volta in via definitiva, il castello accusatorio usato dalla Casa Bianca per giustificare l'intervento.
Il dossier di 400 pagine presentato ieri a Washington è la seconda parte dello studio minuzioso sulla situazione antecedente la guerra. La prima parte, pubblicata nel giugno del 2004, mostrava gli errori di valutazione dell'intelligence americana circa la presenza di armi di distruzione di massa in Iraq.
«Saddam Hussein — si legge in una delle conclusioni del rapporto — non aveva alcuna fiducia in Al Qaeda e considerava gli estremisti islamici come minacce al suo stesso regime, rifiutando tutte le richieste di aiuto materiale e operativo pervenutegli da Al Qaeda». Il presidente Bush ha dichiarato più volte che Zarqawi era presente in Iraq prima dell'inizio della guerra, indicandolo come prova del legame tra Hussein e Al Qaeda. Ma in un passaggio del dossier si legge che lo stesso Hussein, dopo la sua cattura nel 2003, aveva dichiarato che «se avesse voluto cooperare con i nemici degli Stati Uniti, si sarebbe alleato con la Corea del Nord o con la Cina piuttosto che con Osama Bin Laden».
«Si tratta di una prova schiacciante dei tentativi ingannevoli, fuorvianti e mistificatori di manipolare le informazioni da parte dell'amministrazione Bush-Cheney», ha commentato il senatore democratico Carl Levin, membro della Commissione. E ha ricordato come «ancora il 21 agosto scorso il presidente Bush ha sostenuto l'esistenza di un legame tra Saddam e Zarqawi».«Il rapporto non contiene nulla di nuovo», si è affrettato invece a ribattere il portavoce della Casa Bianca, Tony Snow. «Nel 2002 e 2003 i membri di entrambi i partiti presero visione degli elementi in possesso dell'intelligence e giunsero alle stesse conclusioni su cosa stava accadendo — ha aggiunto —. Conclusioni che permisero di ottenere una vasta maggioranza al Senato e alla Camera per agire contro Saddam Hussein».
Ma il contenuto del rapporto è talmente esplosivo che la pubblicazione delle parti più delicate è stata rinviata, probabilmente a dopo le elezioni di Midterm a novembre, per non influenzare il voto. Nell'atmosfera rovente della campagna elettorale in corso, i democratici all'opposizione premono per accelerare i tempi, persuasi che questo capo d'accusa contro la Casa Bianca e il Pentagono sia l'asso nella manica per riacquistare la maggioranza al Congresso. «È un volgare tentativo dell'opposizione per strumentalizzare il rapporto a fini politici», ribattono i repubblicani, che hanno fatto quadrato per bloccarne l'uscita.
Ad affermarlo non è il columnist liberal di qualche giornale, ma un nuovo rapporto della Commissione intelligence del Senato americano, che raccoglie due anni d'analisi sulle modalità con cui l'amministrazione Bush decise la guerra all'Iraq, smontando, questa volta in via definitiva, il castello accusatorio usato dalla Casa Bianca per giustificare l'intervento.
Il dossier di 400 pagine presentato ieri a Washington è la seconda parte dello studio minuzioso sulla situazione antecedente la guerra. La prima parte, pubblicata nel giugno del 2004, mostrava gli errori di valutazione dell'intelligence americana circa la presenza di armi di distruzione di massa in Iraq.
«Saddam Hussein — si legge in una delle conclusioni del rapporto — non aveva alcuna fiducia in Al Qaeda e considerava gli estremisti islamici come minacce al suo stesso regime, rifiutando tutte le richieste di aiuto materiale e operativo pervenutegli da Al Qaeda». Il presidente Bush ha dichiarato più volte che Zarqawi era presente in Iraq prima dell'inizio della guerra, indicandolo come prova del legame tra Hussein e Al Qaeda. Ma in un passaggio del dossier si legge che lo stesso Hussein, dopo la sua cattura nel 2003, aveva dichiarato che «se avesse voluto cooperare con i nemici degli Stati Uniti, si sarebbe alleato con la Corea del Nord o con la Cina piuttosto che con Osama Bin Laden».
«Si tratta di una prova schiacciante dei tentativi ingannevoli, fuorvianti e mistificatori di manipolare le informazioni da parte dell'amministrazione Bush-Cheney», ha commentato il senatore democratico Carl Levin, membro della Commissione. E ha ricordato come «ancora il 21 agosto scorso il presidente Bush ha sostenuto l'esistenza di un legame tra Saddam e Zarqawi».«Il rapporto non contiene nulla di nuovo», si è affrettato invece a ribattere il portavoce della Casa Bianca, Tony Snow. «Nel 2002 e 2003 i membri di entrambi i partiti presero visione degli elementi in possesso dell'intelligence e giunsero alle stesse conclusioni su cosa stava accadendo — ha aggiunto —. Conclusioni che permisero di ottenere una vasta maggioranza al Senato e alla Camera per agire contro Saddam Hussein».
Ma il contenuto del rapporto è talmente esplosivo che la pubblicazione delle parti più delicate è stata rinviata, probabilmente a dopo le elezioni di Midterm a novembre, per non influenzare il voto. Nell'atmosfera rovente della campagna elettorale in corso, i democratici all'opposizione premono per accelerare i tempi, persuasi che questo capo d'accusa contro la Casa Bianca e il Pentagono sia l'asso nella manica per riacquistare la maggioranza al Congresso. «È un volgare tentativo dell'opposizione per strumentalizzare il rapporto a fini politici», ribattono i repubblicani, che hanno fatto quadrato per bloccarne l'uscita.
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
di Joel Havemann su Los Angeles Times del 27/09/2006
Lo ha deciso Bush dopo le indiscrezioni dei media
Pubblicato il rapporto sulla guerra in Iraq
Nel testo dei servizi segreti Usa: «I terroristi si espandono: se la tendenza continua ci saranno più attentati nel mondo»
Pubblicato il rapporto sulla guerra in Iraq
Nel testo dei servizi segreti Usa: «I terroristi si espandono: se la tendenza continua ci saranno più attentati nel mondo»
di Ennio Caretto su Corriere della Sera del 27/09/2006
di Thomas E. Ricks su Panorama del 26/09/2006