Da IPS del 03/06/2006
Originale su http://www.ipsnotizie.it/nota.php?idnews=681

I paesi bisognosi di energia sono anche i più "spreconi"

di Stephen Lehay

BROOKLIN, Canada - Cina, India e Brasile potrebbero ridurre il consumo di energia e le emissioni di gas serra, oggi in rapido aumento, di oltre il 25 per cento, mediante l’uso di tecnologie efficienti già in uso.

Secondo uno studio internazionale pubblicato di recente, le banche restano conservatrici e riluttanti ad emettere prestiti per finanziare una migliore efficienza energetica, nonostante il potenziale risparmio nei costi.

Con una popolazione complessiva di 2,6 miliardi di persone, tassi di crescita economica che sfiorano il 10 per cento l’anno e un aumento dei consumi energetici, Cina, India e Brasile potrebbero presto diventare i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra nel pianeta.

Secondo il rapporto su questi tre paesi dalla Banca Mondiale e dal Programma Onu per l’ambiente (UNEP) e finanziato dalla Fondazione delle Nazioni Unite, la Cina supererà gli Stati Uniti diventando il primo paese per emissioni di gas responsabili del cambiamento climatico entro il 2020.

“Ridurre lo spreco energetico è il modo più economico, semplice e rapido per risolvere molti problemi legati all’energia, migliorare le condizioni ambientali e potenziare sia la sicurezza energetica sia lo sviluppo economico”, ha affermato Robert Taylor, esperto di energia della Banca mondiale e coordinatore dello studio.

Senza vantaggi significativi negli sforzi per una migliore efficienza energetica, osserva Taylor, questi paesi aumenteranno di oltre il doppio il loro consumo di energia e le emissioni di gas serra, in una sola generazione (entro il 2030), con un enorme impatto sui mercati energetici globali e sul clima del pianeta.

Gli esperti stimano che un migliore rapporto costi-efficacia potrebbe ridurre oggi il consumo di energia almeno del 25 per cento, mentre tecnologie più avanzate ridurrebbero almeno del 10 per cento l’aumento del consumo di energia previsto per il 2030 (e del 16 per cento la crescita prevista di emissioni di biossido di carbonio).

Mentre gli investimenti nelle nuove fonti di energia, come quella eolica e nucleare, sono massicci, quelli per migliorare l’efficienza energetica restano ancora molto indietro, ha osservato Jeremy Levin, dell’Unità ambientale e sociale della Banca mondiale per il sud-est asiatico.

Gli investimenti della Cina nella fornitura di energia richiederanno in media una capacità di circa 48 gigawatt in più ogni anno, equivalenti a due terzi della capacità complessiva degli impianti presenti in Gran Bretagna. Ma questo investimento è di oltre 18 volte superiore a un investimento nell’efficienza, secondo un’analisi del Laboratorio nazionale Lawrence Berkeley in California.

“Migliorare l’efficienza energetica può non attrarre la maggior parte dei paesi quanto la costruzione di una nuova centrale elettrica, ma resta la strategia più importante a medio termine”, ha spiegato Levin all’IPS.

Questi miglioramenti prevedono, ad esempio, un’illuminazione ad alta efficienza, condizionatori, boiler e sistemi di recupero del calore, da installare in edifici pubblici e commerciali, impianti industriali e altri apparati.

“Un fattore chiave per l’efficienza energetica sono i prestiti delle banche locali al settore privato”, ha aggiunto Levin.

Purtroppo, le imprese di servizi energetici che elaborano e attuano progetti di conservazione dell’energia sono un concetto relativamente nuovo in Cina e in India, e le banche saranno riluttanti a prestare loro denaro, spiega Mark Radka, capo del ramo energia dell’UNEP.

“I banchieri sono molto conservatori in questi paesi, e nessuno vuole essere il primo a sperimentare qualcosa di nuovo”, ha affermato Radka in un’intervista telefonica dal suo ufficio di Parigi.

I progetti per l’efficienza energetica, molto comuni nel mondo industrializzato, si ripagano da soli, con un ritorno dell’investimento che in genere è del 20-40 per cento. Ma il modello d’impresa è molto insolito, in quanto si basa sulle società di servizi energetici (ESCOs) che ricavano i loro profitti da una quota dei risparmi sulle bollette di un’azienda.

Per convincere i banchieri riluttanti, Banca mondiale e UNEP hanno lanciato nel 2001 il “3 Country Energy Efficiency Project” (3CEE Project), per organizzare workshop e creare progetti pilota.

La Banca mondiale e le Global Environment Facility (“Agevolazioni globali per l’ambiente”, GEF) hanno offerto ai banchieri cinesi garanzie sui prestiti alle imprese, per finanziare tre ESCOs. Il supporto prevedeva formazione, training per i potenziali clienti, colloqui con i dirigenti delle banche su come valutare le ESCOs, e lavoro al fianco di revisori dei conti ed esattori fiscali pubblici.

“Stavamo creando un nuovo modo di fare le cose, e avremmo potuto fallire se non fosse stato per il forte sostegno del governo centrale cinese”, ha detto Taylor.

Fino al 2005 questa nuova industria era cresciuta rapidamente, con 52 ESCOs che hanno attivato 300 progetti di efficienza energetica per un investimento di oltre 200 milioni di dollari. I risparmi di energia equivalevano a 2,46 milioni di tonnellate di carbone comune e ad un calo annuale di emissioni di biossido di carbonio di quasi sette milioni di tonnellate.

“Ci hanno detto diverse volte che in Cina non avrebbe mai funzionato perché il concetto era troppo innovativo”, ha osservato Taylor in una dichiarazione. “Invece, gli imprenditori cinesi si sono dimostrati molto abili nell’adattare i nuovi concetti al mercato cinese, sia per ricavare profitti sia per risparmiare energia”.

Il mercato dell’efficienza energetica indiano è valutato più di 3,1 miliardi di dollari, il che produrrebbe un risparmio di 54 terawatt-ore all’anno. Introdotte nell’impresa dell’efficienza energetica attraverso il 3CEE Project, cinque delle maggiori banche indiane che detenevano il 35 per cento dei fondi bancari complessivi del paese, hanno sviluppato nuovi programmi di prestiti per l’efficienza energetica.

Le banche cominciano a capire che lavorando con le ESCOs possono guadagnare, ha detto Jyoti Painuly, programmatore energetico al Risoe Centre su energia, clima e sviluppo sostenibile dell’UNEP in Danimarca.

“L’India non può soddisfare l’attuale domanda di energia. Alle volte, in grandi città come Delhi manca l’elettricità per più di sei ore al giorno”, ha segnalato Painuly all’IPS.

Eppure, ha osservato, il "concetto" di ESCO non ha fatto molti progressi finora, nonostante i vantaggi nel risparmio di energia e nel miglioramento della qualità dell’aria. Gran parte dell’energia dell’India e anche della Cina viene prodotta da centrali elettriche a carbone inquinanti.

Un’idea promettente è quella di ridurre lo spreco energetico negli edifici pubblici, comprese scuole e ospedali, come hanno fatto Stati Uniti e Canada.

“Le infrastrutture pubbliche in India sono tra le più inefficienti”, ha ricordato Painuly.

L’industria delle ESCOs in Brasile è la più antica dei tre paesi, ma è ancora molto piccola. Questo, si legge nel rapporto, soprattutto perché la storia dell’iperinflazione brasiliana ha reso le banche estremamente caute sui prestiti all’industria privata.

Recentemente, una serie di workshop, attività di formazione e scambi di informazioni tra Brasile, India e Cina ed esperti dell’energia e della finanza hanno convinto la Banca di sviluppo brasiliana a proporre un nuovo programma di garanzie per assistere le ESCOs che accetterà l’80 per cento del rischio sui prestiti ai progetti di riduzione energetica approvati.

“C’è un vivo interesse in tutto il mondo per il successo di questa iniziativa, per sfruttare il potere del settore privato e ridurre al minimo l’energia necessaria perché questi tre paesi realizzino i loro obiettivi economici”, ha detto Painuly.

“Ciò che dobbiamo sviluppare maggiormente, ha concluso Taylor, sono sistemi per attingere all’enorme potenziale dei risparmi energetici mediante migliaia di piccoli progetti sparsi in tutta la Cina, l’India e il Brasile, così come nelle economie dei più piccoli paesi in via di sviluppo”.

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