Da Lettera 22 del 03/04/2006
Taylor, conto alla rovescia per il processo
Profilo di un personaggio senza scrupoli e con molte relazioni
di Giulia Nucci
Charles Taylor, ex presidente liberiano, si trova da mercoledì scorso a Freetown, sede del tribunale speciale delle Nazioni Unite per i crimini di guerra nella Sierra Leone. L’ex signore di Monrovia accusato di crimini contro l’umanità, di massacri e di stupri potrebbe essere trasferito in Olanda per essere processato davanti al tribunale penale internazionale dell’Aja. Si allontanerebbe così sia dalla Liberia, che pur avendone richiesto l’estradizione non aveva nessuna intenzione di riaverlo in patria, sia dalla Sierra Leone. Nonostante tre anni di esilio passati a Calabra, in Nigeria, continua ad essere un elemento destabilizzante per la politica di entrambi i paesi. Charles Taylor è stato protagonista degli ultimi tragici anni di storia dell’Africa occidentale, contribuendo allo scoppio della guerra civile in Liberia nel 1989 contro i governativi di Samuel Doe e destabilizzando la vicina Sierra Leone tramite l’appoggio dato ai ribelli del Fronte unito rivoluzionario (Ruf) di Foday Sankoh, noti per le atrocità commesse.
Nato nel 1948 a Monrovia da padre afro-americano e madre liberiana studia in America. Torna in Liberia nel 1980, dopo che Master Sergeant Samuel Doe attraverso un colpo di stato si era impossessato del paese. Ottiene un incarico nell’amministrazione pubblica che gli permette di controllare e intervenire sul budget del paese. Accusato nel 1983 dal presidente Doe di essersi accaparrato indebitamente di circa un milione di dollari, torna negli Usa, dove venne arrestato. Detenuto in Massachusetts evade e si rifugia in Costa d’Avorio. Nel paese allora governato da Felix Houphouet-Boigny inizia a tessere preziose relazioni con il leader libico Gheddafi e con il presidente del Burkina Faso, Blaise Comparè, dai quali pare abbia ottenuto finanziamenti per scatenare la guerra civile nel suo paese.
La violenta protesta contro il governo di Doe ha inizio nel 1989, quando il Fronte nazionale patriottico della Liberia, guidato da Charles Taylor dà il via alle violenze nel paese, torturando il presidente fino alla morte nel 1990. La guerriglia prosegue per sette anni. A nulla servono i tentativi di mediazione della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale. Nel 1997, quando la guerra civile ha già ucciso almeno 200.000 persone, Charles Taylor diventa presidente della Liberia in seguito ad elezioni definite libere dagli osservatori internazionali. Il paese è ormai piegato dalla guerriglia e il popolo decide di mettersi nelle mani del ‘signore della guerra’ più potente sperando che cessino le ostilità. Intanto Taylor continua a destabilizzare l’Africa occidentale appoggiando fin dal 1992 i ribelli del Fronte rivoluzionario unito (Ruf) in Sierra Leone. Nel 2001 l’Onu impone l’embargo alla Liberia per l’illecito rifornimento di armi al Ruf in cambio di diamanti. Intanto a Monrovia le proteste antigovernative riesplodono con forza e il ‘signore dei diamanti’ l’11 agosto 2003 si vede costretto a dare le dimissioni e partire per l’esilio in Nigeria.
Ora inizierà un processo fondamentale per curare le ferite della memoria di paesi per anni devastati dalle guerre civili finanziate da quelli che sono stati chiamati i “diamanti del sangue”.
Nato nel 1948 a Monrovia da padre afro-americano e madre liberiana studia in America. Torna in Liberia nel 1980, dopo che Master Sergeant Samuel Doe attraverso un colpo di stato si era impossessato del paese. Ottiene un incarico nell’amministrazione pubblica che gli permette di controllare e intervenire sul budget del paese. Accusato nel 1983 dal presidente Doe di essersi accaparrato indebitamente di circa un milione di dollari, torna negli Usa, dove venne arrestato. Detenuto in Massachusetts evade e si rifugia in Costa d’Avorio. Nel paese allora governato da Felix Houphouet-Boigny inizia a tessere preziose relazioni con il leader libico Gheddafi e con il presidente del Burkina Faso, Blaise Comparè, dai quali pare abbia ottenuto finanziamenti per scatenare la guerra civile nel suo paese.
La violenta protesta contro il governo di Doe ha inizio nel 1989, quando il Fronte nazionale patriottico della Liberia, guidato da Charles Taylor dà il via alle violenze nel paese, torturando il presidente fino alla morte nel 1990. La guerriglia prosegue per sette anni. A nulla servono i tentativi di mediazione della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale. Nel 1997, quando la guerra civile ha già ucciso almeno 200.000 persone, Charles Taylor diventa presidente della Liberia in seguito ad elezioni definite libere dagli osservatori internazionali. Il paese è ormai piegato dalla guerriglia e il popolo decide di mettersi nelle mani del ‘signore della guerra’ più potente sperando che cessino le ostilità. Intanto Taylor continua a destabilizzare l’Africa occidentale appoggiando fin dal 1992 i ribelli del Fronte rivoluzionario unito (Ruf) in Sierra Leone. Nel 2001 l’Onu impone l’embargo alla Liberia per l’illecito rifornimento di armi al Ruf in cambio di diamanti. Intanto a Monrovia le proteste antigovernative riesplodono con forza e il ‘signore dei diamanti’ l’11 agosto 2003 si vede costretto a dare le dimissioni e partire per l’esilio in Nigeria.
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