Da La Repubblica del 21/03/2006
Originale su http://www.repubblica.it/2005/l/sezioni/cronaca/ndrangheta2/5indagini/...
Costituito un gruppo speciale di investigatori. Sette operazioni per individuare la rete che ha insanguinato la Calabria da maggio
Omicidio Fortugno, i cinque mesi della task force anti-'ndrangheta
Fondamentale la scoperta di una pistola dello stesso calibro di quella usata per l'omicidio dell'esponente della Margherita

In parallelo all'attività del gruppo di investigatori, sono stati inviati sul luogo dell'omicidio Nuclei dei Reparti Prevenzione Crimine, con manzioni di controllo del territorio anche a sostegno dell'azione investigativa. Il sistema così realizzato, coordinato dal questore Vincenzo Speranza di Reggio Calabria, ha permesso di realizzare importanti risultati contro le cosche della 'ndrangheta.
Le operazioni più significative per arrivare all'identificazione dei killer di Fortugno sono state sette. Tutto è partito da un intervento del 15 novembre dell'anno scorso, un mese dopo l'omicidio del vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, quando vennero arrestati a Locri quattro presunti affiliati alla cosca Cordì. Antonio Dessì, di 23 anni, Domenico Novella (29), Bruno Piccolo (27), ed Alessio Scali (21) sono considerati elementi di spicco della cosca e furono fermati tutti il 14 novembre a Locri, ad eccezione di Novella, bloccato a Roma, dove si trovava per motivi che gli investigatori stanno accertando.
Il punto di connessione con l'indagine sull'omicidio di Francesco Fortugno consisteva nel fatto che tra le armi di cui i quattro arrestati avrebbero avuto la disponibilità, secondo quanto risulta dall'intercettazione dei loro dialoghi in una casa di Locri in cui erano soliti incontrarsi, c' è anche una pistola calibro 9, dello stesso tipo di quella utilizzata dal killer di Fortugno.
Nei dialoghi tra i quattro, intercettati dagli investigatori, i presunti affiliati alla cosca Cordì avrebbero fatto riferimento alla disponibilità di armi anche da guerra che avrebbero dovuto essere utilizzate in agguati contro esponenti del gruppo avversario.
Il 29 novembre 2005, sono stati arrestati, in provincia di Cuneo, due pregiudicati di Africo, in flagranza di reato per detenzione illegale di armi e munizioni. Sono ritenuti coinvolti, tra l'altro, nell'omicidio di Antonio Giorgi, di 21 anni, avvenuto il 31 ottobre 2005 ad Africo.
Il 19 dicembre 2005, a Roma, è stato arrestato il latitante reggino Riccardo Gattuso, di 35 anni, pluripregiudicato, esponente di rilievo della cosca mafiosa Commisso, operante a Siderno, proveniente dal Canada, dove si era rifugiato.
Il 20 dicembre 2005, a Locri, sono stati eseguiti sei provvedimenti restrittivi, emessi dall'autorità giudiziaria competente, nei confronti di altrettanti indagati affiliati alla cosca Cataldo, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, finalizzata alla commissione di estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti, ed altri gravi reati.
Il 26 dicembre, a Locri, è stato tratto in arresto anche Francesco Cataldo, destinatario dello stesso provvedimento restrittivo, capo dell'omonima cosca che da anni si contrappone al gruppo dei Cordì.
Il 16 gennaio, a Siderno, è stato arrestato il latitante Domenico D'Agostino, di 57 anni, ricercato da oltre sei anni, per associazione di tipo mafioso e traffico internazionale di sostanze stupefacenti. D'Agostino, capo dell'omonima cosca operante a Canolo e Sant'Ilario, è anche indagato per l'omicidio dell'imprenditore Domenico Gullaci, ucciso con un ordigno collocato sotto l'automobile.
Il 19 gennaio, a Milano, Reggio Calabria e altre città, sono stati eseguiti 52 provvedimenti restrittivi nei confronti di soggetti, molti dei quali appartenenti alla cosca calabrese Pesce-Bellocco, per rispondere a diverso titolo di associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti ed altri gravi delitti.
Il 10 febbraio, a Locri, Siderno e Roma, sono state eseguite 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dall'autorità giudiziaria reggina, nei confronti di altrettanti esponenti del cartello criminale D'Agostino, operante nei territori di Canolo e Sant'Ilario dello Ionio, per rispondere a vario titolo di associazione finalizzata al traffico di armi e di sostanze stupefacenti, nonché di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
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