Da La Nuova Ecologia del 04/06/2004
Originale su http://www.lanuovaecologia.it/speciale/no_war/3348.php
Il Tribunale ha condannato il ministero della Difesa
Sarà risarcita la famiglia Melone
È morto dopo una malattia contratta in una serie di missioni all'estero. E la colpa è del materiale radioattivo utilizzato nei teatri di guerra. Riconosciuto per la prima volta il «danno biologico». Ora lo Stato dovrà versare 500.000 euro
di Fabio Dessì
È morto dopo una lunga malattia contratta in una serie di missioni all'estero. E la colpa è dell'uranio impoverito utilizzato nei teatri di guerra. Questa la conclusione del Tribunale civile di Roma che per la prima volta ha riconosciuto, oltre alla causa di servizio, anche il danno biologico e ha condannato il ministero della Difesa al risarcimento
alla famiglia Melone di 500.000 euro. Soddisfatta la moglie per aver mantenuto la promessa fatta: portare a termine quella battaglia legale avviata quattro anni fa dal maresciallo dell'Aeronautica di 40 anni, originario di Caserta, Stefano Melone.
Prima in Albania, poi in Somalia, Bosnia e Libano come pilota elicotterista dei “Cavalieri dell'Aria” di Viterbo. Al ritorno dall'ultima missione in Kosovo, nel 1999, gli era stata diagnosticata una rara forma di leucemia che nel giro di due anni lo avrebbe portato alla morte. La causa, secondo i medici, l'esposizione a sostanze radioattive e cancerogene. In Kosovo, Melone aveva lavorato alla manutenzione di armi, maneggiando sostanze tossiche come benzene, amianto, cloruro di vinile. Per questa ragione aveva deciso di avviare la sua battaglia legale, convinto che fosse da ricercare lì la causa dei suoi mali. Ma col passare dei mesi gli era venuto il sospetto che la responsabilità potesse essere delle armi all'uranio impoverito utilizzate in Bosnia.
Ora il ministero della Difesa dovrà versare a titolo di risarcimento 500.000 euro. Un primo passo, probabilmente, per fare giustizia anche nei confronti dei parenti delle altre 26 vittime e degli oltre 260 malati. Per Edouard Ballaman, deputatato della Lega Nord, «sarà interessante capire se per far valere le loro ragioni dovranno fare ricorso ai Tribunali o se il ministero deciderà finalmente di fare chiarezza su tutta la vicenda stanziando il giusto per tutti i militari che ne hanno diritto». Per l’onerovole Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, «qualunque sia il titolo esecutivo della sentenza è importante sottolineare che il Tribunale ha individuato un nesso tra la malattia riportata da Stefano Melone e le missioni militari che ha svolto all'estero».
alla famiglia Melone di 500.000 euro. Soddisfatta la moglie per aver mantenuto la promessa fatta: portare a termine quella battaglia legale avviata quattro anni fa dal maresciallo dell'Aeronautica di 40 anni, originario di Caserta, Stefano Melone.
Prima in Albania, poi in Somalia, Bosnia e Libano come pilota elicotterista dei “Cavalieri dell'Aria” di Viterbo. Al ritorno dall'ultima missione in Kosovo, nel 1999, gli era stata diagnosticata una rara forma di leucemia che nel giro di due anni lo avrebbe portato alla morte. La causa, secondo i medici, l'esposizione a sostanze radioattive e cancerogene. In Kosovo, Melone aveva lavorato alla manutenzione di armi, maneggiando sostanze tossiche come benzene, amianto, cloruro di vinile. Per questa ragione aveva deciso di avviare la sua battaglia legale, convinto che fosse da ricercare lì la causa dei suoi mali. Ma col passare dei mesi gli era venuto il sospetto che la responsabilità potesse essere delle armi all'uranio impoverito utilizzate in Bosnia.
Ora il ministero della Difesa dovrà versare a titolo di risarcimento 500.000 euro. Un primo passo, probabilmente, per fare giustizia anche nei confronti dei parenti delle altre 26 vittime e degli oltre 260 malati. Per Edouard Ballaman, deputatato della Lega Nord, «sarà interessante capire se per far valere le loro ragioni dovranno fare ricorso ai Tribunali o se il ministero deciderà finalmente di fare chiarezza su tutta la vicenda stanziando il giusto per tutti i militari che ne hanno diritto». Per l’onerovole Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, «qualunque sia il titolo esecutivo della sentenza è importante sottolineare che il Tribunale ha individuato un nesso tra la malattia riportata da Stefano Melone e le missioni militari che ha svolto all'estero».
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