Da La Nuova Ecologia del 10/02/2006
Originale su http://www.lanuovaecologia.it/scienza/biotech/5351.php

Ogm, verdetto contrario a volontà comune

di Rita Salimbeni

Si levano unanimi le reazioni politiche, ambientali e di categoria, contro la sentenza di arbitrato del Wto che condanna la moratoria europea sul biotech. L'Europa rassicura: «Le norme restano»

Il Wto condanna la moratoria europea sugli Ogm, ma l’Europa non si sposta. «La decisione è di interesse storico ma non altererà il sistema di normative all'interno delle quali la Ue ha preso le sue decisioni sugli Ogm». Lo ha affermato il portavoce al Commercio, Peter Power, con una nota in cui la Commissione ricorda di non aver mai bandito Ogm sani ma, secondo le norme Ue, possono essere venduti sul mercato solo dopo un rigoroso esame dei rischi caso per caso. Un approccio, ha detto Power «pienamente in linea con gli standard internazionali».
Secondo il portavoce Ue inoltre la sfida della Wto sugli Ogm è «inutile e infondata. La questione è molto più complessa di quello che ritengono Usa, Canada e Argentina». Inoltre, aggiunge il portavoce, «contrariamente agli Usa, l'Ue resta uno dei maggiori importatori di Ogm e derivati».

La presa di posizione dell’organismo internazionale trova la critica dura anche del ministro dell’agricoltura, Gianni Alemanno: «Non vorremmo mai che questa sentenza costituisca un vero e proprio attentato alla sovranità legislativa dell’Unione Europea, ma la decisione del Wto è davvero grave e molto sbilanciata rispetto alle normative europee, che nel corso degli anni hanno mantenuto una linea di coerenza molto chiara, nel rispetto del principio di precauzione». E avanza un’altra ombra. «Temiamo che il vero obiettivo – prosegue il ministro – sia quello di colpire l’obbligo di etichettatura degli Ogm e i connessi regolamenti per la coesistenza, relativi alle sementi modificate».

Le stesse paure nutrite dagli ambientalisti. Secondo Geenpeace il Wto non deve essere usato per indebolire il Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza, in base al quale gli stati possono opporsi agli Ogm. «I giganti del biotech statunitensi non venderanno neppure un chicco di grano Ogm in più. - dichiara Federica Ferrario, responsabile della campagna Ogm di Greenpeace - Le esportazioni di mais modificato dagli Stati Uniti continueranno a subire perdite di 300 milioni di dollari all'anno, e ciò sarà di monito agli altri stati esportatori: l'Europa non vuole Ogm».

Da condannare per Legambiente sono proprio le motivazioni politiche che si nascondono dietro il ricorso Usa: «Sono tanti gli stati non europei che contrastano l’utilizzo degli Ogm in agricoltura – spiega il direttore generale di Legambiente, Francesco Ferrante - E l’impressione è che il gioco stia nel colpirne uno per educarne cento. Ecco perché vogliamo lanciare un appello agli altri paesi: chi intende difendere la propria sovranità alimentare non si faccia intimorire dall’arroganza statunitense. Quello che è successo non sorprende davvero, ma l’Europa non si deve piegare, deve essere forte nel proseguire il suo cammino per la difesa della qualità». Ne è convinto Francesco Ferrante, «Se infatti fino ad oggi l’Unione ha consentito solo l’importazione e la trasformazione e non la coltivazione è perché mancano sicurezze sul rischio di contaminazione. I Paesi devono avere il sacrosanto diritto istituire aree Ogm-free, poiché questa è la volontà della maggior parte dei cittadini europei».

«Questo è il giudizio più importante che le autorità Europee devono seguire nel confronto negoziale con gli Stati Uniti”, dicono le associazioni di categoria. «Occorre - sostiene la Coldiretti - rispettare la volontà della maggioranza dei cittadini europei ed essere fermi nel rispetto del principio di precauzione, per evitare di produrre danni irreparabili all'ambiente e alla salute, in attesa di risultati scientifici univoci».

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