Da Punto Informatico del 20/02/2006
Originale su http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=57945
Google: Washington vuole davvero la nostra fine?
Perentori i legali del motore di ricerca: se consegnassimo i nostri dati al Dipartimento di Giustizia perderemmo la fiducia dei navigatori. BigG si sente sotto minaccia e teme la cecità dell'amministrazione americana
di Tommaso Lombardi
San Jose (USA) - Google non ha alcuna intenzione di cedere senza combattere i dati dei propri utenti, reclamati dal Dipartimento di Giustizia. Nei giorni scorsi il colosso di Mountain View è stato protagonista di una difesa a tutto campo delle proprie libertà come motore di ricerca, e del rapporto fiduciario con i propri utenti.
"Se continuassero ad incalzarci con ingiunzioni e richieste per ottenere l'archivio delle ricerche effettuate sul motore di ricerca", ipotizzano i legali di Google, "la nostra azienda dovrebbe incassare un durissimo colpo ed i nostri utenti potrebbero perdere fiducia nei nostri confronti". Le autorità federali hanno già convocato i rappresentanti di Google per un'udienza in tribunale, fissata per il prossimo 13 marzo.
Gli attivisti di ACLU, impegnati sul fronte delle libertà civili, denunciano l'atteggiamento del governo statunitense: "Finora non si sono degnati di motivare o giustificare le richieste nei confronti di moltissimi motori di ricerca", fanno sapere i portavoce dell'associazione. "Google si è giustamente opposto alle richieste del governo", aggiungono, "perché immotivate ed apparentemente senza ragione".
L'obiettivo apparente del Dipartimento di Giustizia è la riesumazione del controverso Child Online Protection Act, un insieme di norme per ridurre la proliferazione di siti web con contenuti osceni. Una legge già considerata incostituzionale da parte della Corte Suprema.
A differenza di Yahoo! e Microsoft, Google collaborerà col governo americano solo se costretto da ulteriori provvedimenti - come ad esempio un mandato di perquisizione. La difesa della privacy degli utenti, stando ai rappresentanti del colosso californiano, è centrale per il futuro del brand più noto della rete.
Una posizione corroborata da prospettive anzitutto economiche: "Se gli utenti iniziassero a pensare che le loro ricerche effettuate su Google fossero a disposizione delle autorità", continuano i rappresentanti legali, "smetterebbero certamente di usare i nostri strumenti". Nell'occhio di un ciclone di polemiche, a partire dall'accusa di collaborare col regime cinese, Google ha già subito un pesante contraccolpo sui mercati azionari statunitensi.
Non solo: la reputazione di good company, che Brin e Page hanno sempre voluto associare alla propria creatura, sembra drammaticamente a repentaglio. "Ci teniamo alla privacy degli utenti perché vogliamo essere seri", si legge in un altro rapporto consegnato ai giudici, "pertanto dobbiamo garantire l'anonimato e la sicurezza di chiunque riponga la sua fiducia nelle nostre mani".
"Se continuassero ad incalzarci con ingiunzioni e richieste per ottenere l'archivio delle ricerche effettuate sul motore di ricerca", ipotizzano i legali di Google, "la nostra azienda dovrebbe incassare un durissimo colpo ed i nostri utenti potrebbero perdere fiducia nei nostri confronti". Le autorità federali hanno già convocato i rappresentanti di Google per un'udienza in tribunale, fissata per il prossimo 13 marzo.
Gli attivisti di ACLU, impegnati sul fronte delle libertà civili, denunciano l'atteggiamento del governo statunitense: "Finora non si sono degnati di motivare o giustificare le richieste nei confronti di moltissimi motori di ricerca", fanno sapere i portavoce dell'associazione. "Google si è giustamente opposto alle richieste del governo", aggiungono, "perché immotivate ed apparentemente senza ragione".
L'obiettivo apparente del Dipartimento di Giustizia è la riesumazione del controverso Child Online Protection Act, un insieme di norme per ridurre la proliferazione di siti web con contenuti osceni. Una legge già considerata incostituzionale da parte della Corte Suprema.
A differenza di Yahoo! e Microsoft, Google collaborerà col governo americano solo se costretto da ulteriori provvedimenti - come ad esempio un mandato di perquisizione. La difesa della privacy degli utenti, stando ai rappresentanti del colosso californiano, è centrale per il futuro del brand più noto della rete.
Una posizione corroborata da prospettive anzitutto economiche: "Se gli utenti iniziassero a pensare che le loro ricerche effettuate su Google fossero a disposizione delle autorità", continuano i rappresentanti legali, "smetterebbero certamente di usare i nostri strumenti". Nell'occhio di un ciclone di polemiche, a partire dall'accusa di collaborare col regime cinese, Google ha già subito un pesante contraccolpo sui mercati azionari statunitensi.
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