Da Gazzetta del Mezzogiorno del 10/01/2006
Originale su http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_PROV_01...
Uranio impoverito - Nuovi casi nel Barese
Falco Accame, presidente Ana-Vafaf, denuncia: è morto di tumore un altro reduce (un carabiniere di Bari) e un giovane militare di Barletta è malato di linfoma di Hodgkin
di Marisa Ingrosso
BARI - Un altro reduce morto di cancro, un barese, e un altro malato di linfoma di Hodgkin, un barlettano. Sullo sfondo, il dubbio che la causa scatenante sia stata una contaminazione da «uranio impoverito», il metallo pesante usato nei dardi esplosi durante la guerra nei Balcani. A denunciarlo è Falco Accame, presidente dell’Associazione nazionale italiana assistenza vittime arruolate nelle forze armate e famiglie dei caduti (Ana-Vafaf).
«L’ultimo caso di morte da possibile contaminazione da uranio impoverito – scrive Accame in una nota diffusa alla stampa – risale al 2 ottobre 2005, si tratta di un carabiniere, G.B. di Bari, che ha operato a Sarajevo nel 1995 ed è stato colpito da tumore al polmone rivelatosi nell’agosto 2005 (come in altri casi dopo un periodo di latenza di circa 10 anni)».
Giovanissimo il reduce malato, un bersagliere che ha soltanto 25 anni. «L’ultima notizia di malattia – spiega il presidente dell’Ana-Vafaf – riguarda il Caporal Maggiore S.L.M. di Barletta, colpito da linfoma di Hodgkin, sclero modulare. Il giovane ha svolto servizio in Macedonia e in Kosovo nel 1999». Stando alle informazioni acquisite la diagnosi al militare - aiuto armiere del 18° Reggimento Bersaglieri di Cosenza - è stata effettuata presso il Policlinico di Bari. Ciò che colpisce è che - pur non avendo mai provato un nesso causale tra malattie e uranio - proprio l'eccessivo numero di linfomi di Hodgkin fu segnalato nelle relazione conclusiva dei lavori della Commissione presieduta dal prof. Franco Mandelli (creata nel dicembre del 2000). Molto amareggiato il commento di Falco Accame che, raggiunto telefonicamente, invia un appello «a tutti i reduci perché segnalino immediatamente al loro Comando l’insorgenza di eventuali malattie e ai Comandi affinché inoltrino tempestivamente le segnalazioni alla Difesa». «Si deve ancora una volta notare che questi casi di morte e malattia – commenta Accame – non vengono resi noti dall’autorità militare. Del resto, però, la Difesa non può conoscerli tutti anche perché c’è qualche giovane che non vuol far sapere perché ha paura di perdere il posto. E’ da ritenersi quindi che il fenomeno della pericolosità dell’uranio impoverito sia in realtà ben più ampio di quanto si ritiene».
Secondo Accame, con questi due nuovi casi, il tragico elenco delle morti presumibilmente addebitabili al metallo radiotossico «sale a 46 reduci, mentre i malati potrebbero superare i 200».
«L’ultimo caso di morte da possibile contaminazione da uranio impoverito – scrive Accame in una nota diffusa alla stampa – risale al 2 ottobre 2005, si tratta di un carabiniere, G.B. di Bari, che ha operato a Sarajevo nel 1995 ed è stato colpito da tumore al polmone rivelatosi nell’agosto 2005 (come in altri casi dopo un periodo di latenza di circa 10 anni)».
Giovanissimo il reduce malato, un bersagliere che ha soltanto 25 anni. «L’ultima notizia di malattia – spiega il presidente dell’Ana-Vafaf – riguarda il Caporal Maggiore S.L.M. di Barletta, colpito da linfoma di Hodgkin, sclero modulare. Il giovane ha svolto servizio in Macedonia e in Kosovo nel 1999». Stando alle informazioni acquisite la diagnosi al militare - aiuto armiere del 18° Reggimento Bersaglieri di Cosenza - è stata effettuata presso il Policlinico di Bari. Ciò che colpisce è che - pur non avendo mai provato un nesso causale tra malattie e uranio - proprio l'eccessivo numero di linfomi di Hodgkin fu segnalato nelle relazione conclusiva dei lavori della Commissione presieduta dal prof. Franco Mandelli (creata nel dicembre del 2000). Molto amareggiato il commento di Falco Accame che, raggiunto telefonicamente, invia un appello «a tutti i reduci perché segnalino immediatamente al loro Comando l’insorgenza di eventuali malattie e ai Comandi affinché inoltrino tempestivamente le segnalazioni alla Difesa». «Si deve ancora una volta notare che questi casi di morte e malattia – commenta Accame – non vengono resi noti dall’autorità militare. Del resto, però, la Difesa non può conoscerli tutti anche perché c’è qualche giovane che non vuol far sapere perché ha paura di perdere il posto. E’ da ritenersi quindi che il fenomeno della pericolosità dell’uranio impoverito sia in realtà ben più ampio di quanto si ritiene».
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