Da L'Espresso del 25/11/2005
Originale su http://www.espressonline.it/eol/free/jsp/detail.jsp?m1s=null&m2s=a...

Ribelliamoci al petrolio

La bolletta energetica rischia di spingerci in una crisi globale. Ma l'Europa ha elaborato una direttiva per abbattere i consumi. Facendo risparmiare le famiglie in attesa di una società a idrogeno

di Jeremy Rifkin

Serpeggia il panico. Con il prezzo del greggio volato a più di 60 dollari al barile sui mercati mondiali e a fronte della previsione che ben presto lo vedremo arrivare a 80, 90, addirittura 100 e più dollari al barile, mentre le riserve mondiali si vanno assottigliando, politici e imprenditori sono in allarme. Già si segnalano le prime proteste pubbliche per gli aumenti, con manifestazioni nelle strade di diversi Paesi. La grande economia globale inizia a rallentare e ovunque si parla di una nuova, forte recessione mondiale a lungo termine: tra gli economisti c'è chi prospetta una depressione globale che potrebbe durare decenni.

Stiamo bruscamente aprendo gli occhi sulla realtà che tutto il pianeta va a petrolio. Siamo la civiltà del petrolio. Coltiviamo ciò di cui ci cibiamo con l'aiuto di fertilizzanti e pesticidi petrolchimici. La plastica, i prodotti farmaceutici, l'abbigliamento sono in massima parte derivati del petrolio. I trasporti, l'energia, il calore, l'elettricità, l'illuminazione, tutto dipende dal petrolio. Il presidente Clinton coniò il detto: "È l'economia, stupido!". Ora iniziamo a capire che l'economia in gran parte deriva ed è mossa dal petrolio. In altre parole: "È il petrolio, stupido!".

Mentre i nostri leader si arrovellano e diffondono insulsi comunicati stampa sulla crisi petrolifera in atto, i consumatori in tutto il mondo subiscono l'impatto dei prezzi astronomici della benzina e del gasolio da riscaldamento. Di riflesso tutti gli altri beni e servizi iniziano a costare sempre di più. E, sfortunatamente, la crisi petrolifera non è destinata a finire. Ormai è parte costante della nostra vita e della nostra epoca e così sarà fino a che non riusciremo (se mai ci riusciremo) a liberarci dal petrolio e dai combustibili fossili. Nel mondo esistono dei politici miopi che prospettano il passaggio a centrali elettriche alimentate a carbone: sostengono che il prezzo più contenuto di questo combustibile contribuirebbe ad alleggerire l'onere a carico dei consumatori e delle imprese colpite dal caro-petrolio. Può essere. Ma i danni supereranno i vantaggi. E finirà per costarci molto di più, in termini di impegno delle famiglie, delle comunità e dei governi a lottare contro la perdita devastante di vite umane e beni a seguito delle aumentate emissioni di CO2 e del riscaldamento globale. Le recenti alluvioni in Europa, le devastanti conseguenze degli uragani Katrina e Rita sulla costa statunitense del Golfo del Messico, le inondazioni in Centro America della scorsa settimana: catastrofi che preconizzano il conto che dovremo affrontare per le emissioni di CO2 nell'atmosfera derivanti dalle centrali a carbone.

Altri invitano a costruire una nuova generazione di impianti nucleari per affrontare la crisi petrolifera. Ma la mole degli investimenti necessari per un singolo complesso rendono proibitiva una simile impresa. Inoltre gli scienziati non sanno ancora come trasportare e depositare in sicurezza le scorie nucleari, che restano un pericolo sempre presente per migliaia di anni a venire. Non è questo l'unico rischio. Le centrali nucleari sparse sul territorio sono un 'soft target' nel mirino del terrorismo internazionale che cerca azioni sempre più clamorose. Che fare, allora? In questo marasma la Commissione europea ha recentemente pubblicato in sordina un piccolo 'Libro Verde', di 46 pagine, che espone una dettagliata guida alla sopravvivenza: una roadmap di ciò che ogni singolo individuo, famiglia comunità e paese può immediatamente iniziare a fare per attutire l'impatto dell'aumento del costo del petrolio. Si chiama semplicemente 'The Green Paper on Energy Efficiency'. In base al rapporto, gli stati membri dell'Unione europea potrebbero da soli ridurre almeno del 20 per cento del loro consumo energetico con un risparmio netto di 60 miliardi di euro all'anno, attuando rigidi programmi di conservazione dell'energia, nelle case, negli edifici commerciali, nelle fabbriche e nei trasporti. Avviso ai consumatori: lo studio della Commissione Ue afferma che la media delle famiglie europee potrebbe risparmiare fino a mille euro l'anno attraverso sistemi e stili di vita mirati alla riduzione dello spreco di energia, compensando così gran parte dell'aumento del prezzo del petrolio. Gli americani potrebbero risparmiare anche di più.

Il 'Libro Verde' della Ue è colmo di dettagliate informazioni su come rivedere ogni aspetto della nostra vita per ottenere una maggior efficienza energetica. Le proposte includono: incentivi all'acquisto di auto eco-efficienti, riduzione del limite di velocità nazionale a 90 chilometri l'ora, modificare l'edilizia abitativa e commerciale installando ad esempio speciali finestre isolanti e controfinestre, utilizzando lampadine elettriche a lunga durata, immettere nuovi software negli elettrodomestici per consumare meno.

La società moderna sperpera energia in tutti i modi: lo spreco è onnipresente. La rete elettrica, sottolinea lo studio Ue, perde il 10 per cento dell'energia prodotta: la tecnologia nei sistemi di trasmissione e distribuzione non è stata aggiornata, mancano impianti e software specializzati per contenere la dispersione. Ma i governi non dovranno affrontare solo questioni tecniche. C'è il nodo dei finanziamenti per innescare questo circuito virtuoso. Servono stanziamenti pubblici, eco-tasse, incentivi fiscali, iniziative che coinvolgano industrie, amministrazioni locali e singoli proprietari di immobili. L'elenco delle proposte prosegue. I governi dovranno attuare tutta una serie di strategie, incluse ecotasse, finanziamenti pubblici, incentivi economici e partenariato con industrie, comunità e proprietari di immobili. Un grande sforzo per traghettare il Continente verso una società realmente eco-efficiente.

Se è vero che il governo, l'industria e i consumatori dovranno anticipare denaro per introdurre i sistemi in grado di contenere gli sprechi, è anche vero che l'investimento darà impulso all'economia, creando milioni di nuovi posti di lavoro: un milione nella sola Europa, tutti qualificati. Inoltre i risparmi derivanti da una migliore efficienza energetica creeranno una disponibilità maggiore di risorse da investire nello sviluppo economico sostenibile.

Migliorare l'efficienza energetica è solo il primo passo. Dobbiamo anche avviare serie iniziative per liberare la società dalla dipendenza dal petrolio e abituarla all'uso dell'energia rinnovabile, derivata dal vento, dal sole, geotermica, idrica e di biomassa, fino all'obiettivo finale di un'economia verde all'idrogeno: è l'unica strada se intendiamo evitare una catastrofe economica e le devastazioni prodotte dal riscaldamento globale.

Come sostenere i costi di un nuovo regime energetico a idrogeno e delle relative infrastrutture? Dovrebbe essere preso seriamente in considerazione il varo di norme di 'tax-shifting'. Simili schemi fiscali sono utilizzati con successo da più di un decennio, soprattutto in Europa, per creare un approccio più sostenibile allo sviluppo economico. L'idea è di tassare tutto ciò che peggiora l'ambiente sovvenzionando invece le attività economiche positive.

La riforma fiscale ambientale (Rfa), come spesso viene definita, è stata intrapresa da un certo numero di paesi, tra cui la Svezia, la Danimarca, l'Olanda, il Regno Unito, la Finlandia, la Norvegia. La Germania, che è tra i sostenitori più entusiasti del 'tax shifting' ha introdotto gradualmente maggiori imposte sulla benzina, sul gasolio da riscaldamento e sull'energia elettrica utilizzando il gettito derivante per ridurre le imposte sul reddito da lavoro dipendente. La tassazione della benzina ha dato come risultato una diminuzione del 5 per cento dell'uso di combustibile per veicoli a motore nel 2001 rispetto al 1999 e a un incremento del 25 per cento della condivisione delle auto.

Al momento l'eco-tax shifting costituisce solo circa il 3 per cento dei proventi fiscali mondiali, ma il potenziale è enorme. La tassazione dei combustibili fossili sarebbe in grado da sola di produrre un gettito di mille miliardi di dollari l'anno. La sospensione delle sovvenzioni a industrie inquinanti potrebbe produrre globalmente un gettito aggiuntivo di 500 miliardi di dollari l'anno. Il gettito potrebbe a sua volta essere investito nel passaggio ad energie rinnovabili e ad un futuro all'idrogeno. È interessante notare, dati alla mano, che le eco tasse, pur invise alle imprese, le costringono a eliminare inefficienze nell'ambito delle risorse, rendendole più competitive sui mercati mondiali. Esistono studi che dimostrano come numerosi paesi "a fronte di un maggior livello di ecotasse dispongono di industrie che primeggiano quanto a competitività internazionale".

Un gruppo parlamentare dell'Unione europea, costituito dai leader di tutti e cinque i maggiori partiti politici (il Partito popolare, i liberali, i socialisti, i Verdi e i partiti della sinistra) ha già fatto appello all'Ue e ai suoi Stati membri affinché diano avvio a un ambizioso programma di conservazione dell'energia. Chiedono che si apra al processo di transizione verso le energie rinnovabili nella prospettiva di costruire un'economia verde basata sull'idrogeno.

La fine dell'era del petrolio e il relativo spettro del cambiamento climatico globale rappresentano la sfida più pressante che la civiltà dovrà affrontare negli anni a venire. Mobilitare l'umanità con l'obiettivo di preservare le riserve residue di petrolio, ponendo simultaneamente le basi per una stagione all'insegna dell'energia rinnovabile e per un'economia basata sull'idrogeno, dovrebbe essere considerata la priorità assoluta della umanità. Ogni paese dovrebbe dichiarare uno "stato di emergenza nazionale" e darsi cinque anni di tempo per dare piena attuazione alle indicazioni contenute nel 'Libro Verde sull'Efficienza Energetica' della Commissione Ue. Non abbiamo tempo da perdere.


ROADMAP ECOSOSTENIBILE

Il titolo è accattivante: 'Fare di più con meno'. Una ricetta in vari punti per ridurre di un quinto i consumi energetici europei entro il 2020. E risparmiare tanti quattrini. Quanti? Fino a mille euro per famiglia. Il 'Libro Verde' elaborato dalla Commissione europea ha il pregio della concretezza: traccia la rotta di una metamorfosi da compiere a piccoli passi su tanti fronti, senza puntare su scoperte rivoluzionarie. L'idrogeno resta come prospettiva del futuro prossimo, mentre il presente è fatto di riduzione degli sprechi e miglioramento della rendita degli impianti. Per ottenere dei risultati concreti in tempi ridotti. Contando sul mercato e gli incentivi fiscali.

EDIFICI - Tra il 2006 e il 2020 si potranno risparmiare 40 mtoe, ossia l'equivalente energetico di 40 milioni di tonnellate di petrolio, soltanto con il miglioramento dei consumi negli edifici, sia le abitazioni che i luoghi di lavoro. C'è una direttiva europea che definisce le caratteristiche della 'casa verde' e prevede una certificazione per gli immobili di oltre 50 metri quadrati: infissi, termosifoni, soffitti, pareti. Metà dei risparmi potranno essere ottenuti tramite il miglioramento dell'illuminazione con l'uso di 'lampade intelligenti'. L'Ue stima che la trasformazione degli edifici creerà 250 mila posti di lavoro.

ELETTRODOMESTICI - Consumare meno e meglio. Un mix di cambiamento negli stili di vita e miglioramento negli apparati tecnologici. Nel mirino c'è soprattutto lo stand by degli apparati, la lucina rossa che comporta una spesa del 5-10 per cento del totale dei consumi di elettricità nelle abitazioni. E si conta su macchinari domestici sempre meno assetati di energia.

MEZZI PRIVATI - Nell'Unione europea automobili e moto private nel 2005 hanno bruciato 170 milioni di tonnellate di petrolio, il 10 per cento di tutti i consumi energetici. C'è il timore che limiti di velocità o di consumo imposti dall'Ue possano danneggiare il mercato dell'auto. Per questo si vuole stimolare le aziende, in modo che entro quattro anni si arrivi a macchine con un consumo di 5,8 litri di benzina (o 5,25 di gasolio) ogni 100 chilometri: significherebbe risparmiare un quarto del carburante rispetto al 1998. È chiaro che un ulteriore beneficio verrebbe dall'imposizione di limiti di velocità di 90-100 chilometri l'ora, ma la scelta spetta ai governi nazionali.

LA RETE ELETTRICA - Il trasporto dell'energia elettrica dalle centrali ai consumatori comporta uno spreco del 10 per cento, gran parte del quale dovuto alla pessima distribuzione. Una direttiva prevede incentivi per l'ammodernamento della rete e il miglioramento della distribuzione. Con obbligo di mettersi in regola, detassazione sugli utili legati ai risparmi. Un piano che dovrebbe conciliare esigenze energetiche e interessi delle aziende. Le aziende vengono anche spinte a offrire pacchetti di servizi (corrente elettrica, acqua calda, sistemi di illuminazione) e tariffe differenziate per zone e fasce orari: il tutto al fine di ridurre sprechi e stimolare un consumo più intelligente.

LE CENTRALI - I vecchi termogeneratori trasformano in corrente elettrica solo una quota compresa tra il 25 e il 60 per cento del combustibile. Invece che puntare su fonti rinnovabili ancora non perfezionate o impianti nucleari che richiedono investimenti colossali, l'Ue suggerisce di migliorare la qualità delle turbine. Il modello è quello delle Ccgt, le turbine a ciclo combinato d'ultima generazione: rottamare i vecchi sistemi, alcuni risalenti agli anni Cinquanta e rimpiazzarli con i nuovi Ccgt, senza dovere costruire gli impianti ex novo. Il costo della modernizzazione è comunque di miliardi di euro, per il quale bisognerà individuare strumenti di sostegno finanziario.

TELERISCALDAMENTO - Gran parte delle centrali elettriche spreca enormi quantità di calore: sistemi di teleriscaldamento possono portarlo nelle case o negli uffici.

INDUSTRIA - Le aziende hanno già sviluppato procedure per ridurre i consumi e di conseguenza i costi. Molto può essere ancora fatto, intervenendo su diverse componenti del processo produttivo. Il documento Ue cita le politiche intraprese da Gran Bretagna e Olanda, che contano di ridurre li sprechi entro il 2012.

TRASPORTO AEREO - Come risparmiare? Semplice: unificare il controllo dei voli in Europa, ottimizzando i tempi e annullando le attese in decollo e atterraggio. Il progetto Sesame prevede così di tagliare il consumo di combustibile dal 6 al 12 per cento, decongestionando i cieli europei. Si conta anche sui nuovi apparati di navigazione satellitare, disponibili con la nascente rete europea Galileo.

AUTO VERDI - Elettriche, a gas, ibride: come creare un mercato di automobili verdi in attesa della piena operatività di quelle a idrogeno? Tre le linee strategiche: incentivi fiscali per le auto ecologiche, obbligo di acquisto per le pubbliche amministrazioni, sbarramenti che riducano la presenza di vetture non ecologiche nei centri urbani.

PNEUMATICI - Si vince con le gomme migliori. Come in Formula Uno, anche la gara del risparmio punta su pneumatici innovativi. La Ue ritiene che tenendo d'occhio le gomme si possano ridurre del 4 per cento i consumi di carburante. In Europa infatti tra il 40 e il 70 per cento dei veicoli circola con almeno una ruota non gonfiata a dovere. L'Unione pensa a una campagna di sensibilizzazione come quella già lanciata in Francia e a incentivi per spingere i costruttori a dotare le vetture di appositi sensori che rivelino la pressione dei pneumatici.

LE INFRASTRUTTURE - Riorganizzare la viabilità per ridurre i consumi: strade preferenziali, circuiti predeterminati, centri di intermodalità. Il tutto magari sfruttando le informazioni che potranno essere distribuite sui navigatori satellitari delle auto, dei camion e degli autobus grazie al sistema Galileo.

I FONDI - L'arma è una politica fiscale tutta verde, ossia mirata a punire chi consuma (e inquina) per premiare chi risparmia. Occorre quindi dare priorità allo sviluppo di sistemi e strutture che migliorino l'efficienza energetica. E imposizioni fiscali sempre più pesanti su chi invece ostacola questa marcia. Sperando che sia il mercato a fare il resto.
Annotazioni − Traduzione di Rosalba Fruscalzo

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