Da La Repubblica del 11/11/2005
Originale su http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/esteri/nigergate/nigercia/nige...

In tre documenti la tesi che l'Iraq stesse trattando il nucleare. In ogni lettera palesi contraffazioni, ma non permisero verifiche

Nigergate, l'inganno alla Cia. Così il Sismi "ripulì" il falso dossier

di Carlo Bonini, Giuseppe D'Avanzo

IL SISMI conosce il dossier fasullissimo dell'uranio nigerino, fabbricato "a privato scopo di lucro" da tre tipacci a libro paga della Ditta (Rocco Martino, Antonio Nucera, la Signora dell'ambasciata). E' al corrente di quali informazioni contiene. Le "ripulisce" dalle imperfezioni e assurdità dei documenti che le sostengono. Non affida il dossier alla Cia, ma un "field officer" dell'Agenzia di stanza a Roma è messo nelle condizioni di averne visione. L'agente americano prende qualche appunto e ne viene fuori un primo rapporto per Washington. Quando la notizia (falsa) che Saddam si sta organizzando per ottenere una bomba atomica agita (o rallegra) l'intelligence americana, il Sismi di Nicolò Pollari invia un altro rapporto a conferma del primo con la trascrizione dell'accordo Niger/Iraq garantendo "l'affidabilità della fonte (la Signora)". Con un terzo cable annuncia, infine, che "500 tonnellate di uranio già sono state spedite in Iraq". Nel Nigergate non è successo altro che questo. Il governo e il direttore del Sismi si ostinano a sostenere che Roma non ha mai trasmesso alcun documento a Washington. Ammettono di aver "condiviso" informazioni con l'alleato, e il punto è proprio questo: quali informazioni ha condiviso l'Italia con gli Stati Uniti? Si può documentare che la nostra intelligence, con il placet del governo, offre agli Stati Uniti informazioni che sa truccate e tanto false da rendere necessario nasconderne qualcuna, correggerne altre con qualche "magia" ordinaria per un servizio segreto.

Non è poi così macchinoso far apparire vero, o sufficientemente vero, ciò che è decisamente fasullo. Come dicono le barbefinte, "la disinformazione si fa con cose vere e cose false". E' la massima che guida la mano furba dell'intelligence italiana quando confeziona, un mese dopo l'Attacco alle Torri, l'intruglio di false informazioni sull'acquisto di 500 tonnellate di uranio in Niger da parte dei messaggeri di Saddam Hussein. Il pasticcio "cucinato" dagli italiani è un'operazione elementare. Per degli spioni, deve essere alquanto agevole spostare una firma - una sola firma - da un documento ad un altro. L'italian job (la truffa), come la chiamano gli americani, o il gioco delle tre carte (o dei tre documenti), come andrebbe meglio definito, è sotto gli occhi di tutti. Più o meno come "la lettera trafugata" di Edgar Allan Poe. Il direttore del Sismi ammette - lo ha fatto anche dinanzi al Parlamento - che il 18 ottobre 2001 trasmette "notizie" all'intelligence americana confermando l'"affidabilità di una fonte chiamata la Signora", che già in passato ha consegnato "un buon prodotto" raccolto nell'ambasciata del Niger a Roma, in via Antonio Baiamonti 10.

Nicolò Pollari, il direttore del Sismi, non dice quali notizie sta garantendo (accreditando la Signora) all'alleato americano. Per saperne qualcosa in più, bisogna sfogliare un Rapporto del Senato degli Stati Uniti, il Report on the U. S. Intelligence Community's Prewar Intelligence Assessments on Iraq. A pagina 36, si legge: "Il primo riferimento a un possibile accordo di vendita tra Niger e Iraq è sottoposto all'attenzione dell'intelligence americana il 15 ottobre del 2001. Il Direttorato delle Operazioni diffonde un rapporto di intelligence proveniente (omissis) dal servizio di un governo estero il quale informa che il Niger ha pianificato la spedizione di diverse tonnellate di uranio in Iraq. Il rapporto sostiene che l'accordo tra i due Paesi è stato al centro di negoziati che risalgono agli inizi del 1999 e sono stati approvati dalla Corte del Niger nel tardo 2000. Stando al cable, il presidente nigerino Mamadou Tandja ha dato il suo nullaosta e comunicato la decisione al Presidente Saddam Hussein. Il rapporto indica inoltre che, nell'ottobre 2000, il ministro nigerino per gli affari esteri Nassirou Sabo ha informato uno dei suoi ambasciatori in Europa che il Niger ha concluso un accordo per rifornire l'Iraq di diverse tonnellate di uranio (omissis)".

Sappiamo che quel "paese straniero" è l'Italia. Sappiamo dunque che Roma accredita quattro notizie: gli accordi Niger/Iraq risalgono al 1999 (1); sono stati approvati dalla Corte del Niger nel 2000 (2); hanno avuto il via libera del presidente Mamadou Tandja che ne ha scritto a Saddam (3); il ministro degli Esteri, Nassirou Sabo, ne ha informato un ambasciatore in Europa (4).

Sappiamo qualcos'altro. Sappiamo da dove vengono le informazioni che il Sismi trasmette a Washington perché conosciamo, da ventotto mesi (vedi Repubblica, 16 luglio 2003), quali sono i documenti "preparati" da un collaboratore del Sismi, Rocco Martino; da un colonnello del Sismi, Antonio Nucera; dalla Signora, fonte del Sismi nell'ambasciata di via Baiamonti. I tre pasticcioni, come Totò, Peppino e la malafemmina, confezionano il pacco di documenti farlocchi che vendono, prima dell'11 settembre 2001, ai francesi della Dgse. Vediamo di quali documenti si tratta.

C'è un documento autentico. E' un telex del 1 febbraio 1999 (n° 003/99/ABNI/Rome). L'ambasciatore Adamou Chékou scrive al ministero degli Esteri di Niamey (è la capitale del Niger): "Ho l'onore di portare a conoscenza che l'ambasciata irachena presso la Santa Sede, mi informa che Sua Eccellenza Wissam Al Zahawie, ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, effettuerà una missione ufficiale nel nostro Paese in qualità di rappresentante di Saddam Hussein, presidente della Repubblica Irachena. Sua eccellenza Zahawie arriverà a Niamey venerdì 5 febbraio 1999 attorno alle 18,25 con il volo Air France n° 730 proveniente da Parigi".

Intorno al telex autentico, i tre vendifumo assemblano il carteggio truccato:

- una lettera datata 30 luglio 1999 dal ministero degli Affari esteri all'ambasciatore di Roma firmata da Nassirou Sabo;

- una lettera indirizzata a "Monsieur Le President" (Saddam Hussein) dal presidente della Repubblica del Niger, datata 27 luglio 2000 in cui si ufficializza l'accordo per la fornitura all'Iraq di 500 tonnellate di uranio all'anno;

- una seconda lettera, 10 ottobre 2000, del ministro degli Esteri Allele Dihadj Habibou all'ambasciatore del Niger a Roma, "oggetto: il protocollo d'accordo Niger/Iraq relativo alla fornitura di uranio" con un allegato di due pagine dal titolo "Accord" in cui si dà conto dell'approvazione della Cour d'Etat "conformemente all'articolo 20 dell'ordinanza 74-13 del 5 luglio 2000".

L'inganno lo si potrebbe svelare con un distratto colpo d'occhio tanto il dossier è posticcio. La lettera del 30 giugno 1999, firmata da Nassirou Sabo che non è ancora ministro degli Esteri, fa riferimento ad accordi raggiunti a Niamey un anno dopo, il 29 giugno 2000.

La lettera di Mamadou Tandja, il presidente nigerino, a Saddam del 27 luglio 2000 fa riferimento alla Costituzione del 1966 e il Niger ne ha conosciute altre quattro e quella in vigore nel 2000 è stata approvata nel 1999.

Infine, la lettera del 10 ottobre 2000 all'ambasciatore a Roma, a proposito del "protocol d'accord", è siglata da Allele Dihadj Habibou che non è più ministro degli Esteri e della Cooperazione dal 1989.

La corrispondenza immaginaria raccoglie le quattro notizie che Pollari invia poi agli Stati Uniti. Non c'è altra intelligence raccolta dagli italiani. Le "notizie", per dir così, sono quelle costruite a tavolino dai tre vendifumo. La confezione che hanno preparato è tuttavia impresentabile. Va elaborata, se la si vuole rendere credibile. Ecco che cosa accade, dunque, quando si mettono all'opera non più Totò, Peppino e la malafemmina, ma alti ufficiali del servizio. Scompare la lettera del 30 luglio 1999. Insuperabile l'incongruo riferimento a un accordo del 29 giugno 2000. Per la lettera di Mamadou Tandja a Saddam ci si affida allo stellone. Troppo essenziale per la "favola" e poi davvero tutti sanno che la Costituzione del 1966 non è più in vigore? Il telex del 1999 non è un problema. E' autentico. C'è un altro caso con la lettera di Allele Dihadj Habibou.

All'attenzione degli uffici di alcuni senatori democratici sono state "girate" in questi giorni le osservazioni di un piccolo blog radicale (www.theleftcoaster.com): "Perché il rapporto del Senato attribuisce la lettera di Allele Dihadj Habibou a Nassirou Sabo? Chi disinforma chi?".

Abbiamo visto che Habibou non è ministro da più d'un decennio. Qui basta un ritocco. Si può trasferire la firma di Sabo (sulla lettera del 30 luglio 1999) al messaggio del 10 ottobre 2000 perché, appunto, Nassirou Sabo è ministro degli Esteri dal 2000 al 2001. Ora, il dossier è pronto e tuttavia occorre maneggiarlo con discrezione. E' troppo avventuroso consegnarlo nelle mani della Cia. Se scoprono la manipolazione delle firme? Che cosa si fa allora? Ecco la trovata del Sismi, nella testimonianza di George Thielmann, raccolta poco dopo aver lasciato la direzione dell'Ufficio per gli Affari Strategici, Militari e di Proliferazione delle armi di distruzione di massa del State Department's Bureau of Intelligence and Research (INR), l'intelligence del Dipartimento di Stato: "Il field officer della Cia di stanza in Italia informa Langley di aver avuto visione (ma di non averne potuto fare copia), grazie alla collaborazione del servizio di intelligence militare italiano, di alcune carte che documentano il tentativo dell'Iraq di acquistare, all'inizio del 2001, oltre 500 tonnellate di uranio puro dal Niger". E' il report del 15 ottobre del 2001. L'agente "sul campo" della Cia copia in fretta le notizie che legge nel dossier che gli viene soltanto mostrato: il telex del 1999; la Corte del Niger; la lettera di Mamadou Tandja a Saddam Hussein. Annota che la lettera 10 ottobre 2000 è firmata da Nassirou Sabo (la firma di Allele Dihadj Habibou è stata sostituita con mossa accorta). Quando il cable arriva a Langley, al Direttorato delle Operazioni saltano sulla sedia. Hanno in mano quel che cercano, "la pistola fumante"? Cia, Dia, Dipartimento dell'Energia giudicano "plausibili" quelle informazioni che l'INR ritiene, al contrario, "altamente sospette". Per sgombrare i dubbi residui, Langley chiede subito a Roma "ulteriori chiarimenti". Pollari, come ha raccontato al Messaggero, risponde a stretto giro il 18 ottobre "con una lettera di una pagina e mezza". Spiega che "le notizie arrivano da una fonte affidabile, la Signora". Non ne rivela l'identità, ma racconta che "in passato la Signora ha fornito al Sismi codici crittografici e registri di protocollo dell'ambasciata". Quindi, quei documenti possono essere buoni. Quello stesso giorno, il 18 ottobre 2001, la Cia redige una rapporto completo (Senior Intelligence Executive brief, "Iraq, Nuclear-Related Procurement Efforts"). Si legge nel rapporto (e nella relazione del Senato): "Secondo quanto riferisce un servizio segreto straniero, il Niger, all'inizio di quest'anno, ha pianificato la spedizione di diverse tonnellate di uranio all'Iraq in virtù di un accordo concluso lo scorso anno. Iraq e Niger hanno negoziato l'affare a partire dal 1999, ma, secondo il servizio straniero, la Corte del Niger ha approvato l'accordo solo quest'anno... La quantità di uranio negoziata è tale, una volta arricchita, da produrre almeno una bomba atomica". Come si vede, le notizie (false) sono sempre quelle estratte dal "fascicolo" di Totò, Peppino e la malafemmina. Con una tragica differenza. La documentazione bugiarda, nata per truffare i francesi, corretta qui e lì dalle sapienti mani degli ufficiali del Sismi è utile per annunciare addirittura il pericolo concreto che Saddam possa fabbricarsi un ordigno nucleare.

Che cosa sa Pollari del pasticcio e dei pasticcioni che sono all'origine del falso? E' vero, ha accreditato la Signora, ma (anche se è stato n.2 del Cesis) è al Sismi da pochi giorni. Può averlo fatto in buona fede. Può essere stato gabbato da qualche furbastro che gli è accanto. E' tuttavia impensabile che, nelle settimane successive, non abbia personalmente verificato una storia che brucia come una colata di acciaio fuso. E' abituato a farlo. "Io non mi fido di nessuno qui dentro", è il suo tormentone. Controlla di persona soprattutto quando, come è ovvio, la Cia chiede di più agli italiani. Quale sia stata la consapevolezza di Pollari per il primo cable, il registro del direttore del Sismi non muta nel secondo e terzo rapporto che la nostra intelligence invia in Virginia. Le informazioni sono sempre e ancora quelle. Qualche dettaglio in più. Nessuna fonte in più. La loro origine e il loro orizzonte, mai denunciato agli alleati, è sempre nelle fanfaluche messe insieme da Totò, Peppino e la malafemmina. Si legge nel rapporto del Senato degli Stati Uniti: "Il 5 febbraio 2002, il Direttorato delle Operazioni della Cia dissemina un secondo rapporto che ancora una volta cita come fonte un "servizio segreto estero". Sebbene non identificata, questa fonte è anche del servizio estero. Questa volta, si rintracciano maggiori dettagli, nonché quella che viene definita la "trascrizione" del testo dell'accordo tra Niger e Iraq. (omissis) I governi di Niger e Iraq hanno siglato un accordo il 5 e 6 luglio del 2000. Il rapporto indica 500 tonnellate annue (omissis)". I dettagli e la sostanza del secondo rapporto del Sismi impressiona molto gli analisti della Cia e della Dia. In particolare, un analista ascoltato dal Senato, osserva come non vi fosse memoria di "rapporti altrettanto dettagliati su simili transazioni di uranio". L'INR continua a dubitare. Chiede "se la fonte di queste informazioni possa essere sottoposta alla macchina della verità". Un analista della Cia chiede conto dell'origine delle informazioni al Direttorato delle Operazioni e gli viene detto che si tratta di "fonte molto attendibile". Con la garanzia di Forte Braschi, la Signora di via Antonio Baiamonti 10 riscuote sempre maggior successo. Come il dossier "ripulito" degli strafalcioni dal Sismi. Il "pacco" può continuare la sua marcia trionfale.

Il 12 febbraio 2002, la Dia (intelligence del Pentagono) redige un rapporto dal titolo Njiamey signed an agreement to sell 500 tons of uranium a year to Baghdad ("Njamey ha firmato un accordo per la vendita di 500 tonnellate di uranio l'anno a Bagdad"). Durante il briefing del mattino, lo legge il vicepresidente Dick Cheney. Ne chiede conto al funzionario della Cia. Per tutta risposta, il Direttorato Cia responsabile per l'ufficio "WINPAC" (Weapons Intelligence, Non-Proliferation and Arms Control) licenzia una nota a "limitata distribuzione" in cui si legge che "le informazioni su un presunto contratto tra Iraq e Niger provengono esclusivamente dal rapporto di un servizio straniero cui mancano dettagli cruciali, su cui si sta lavorando per corroborarne l'attendibilità". Torna in ballo il Sismi. Può confermare quei documenti? Ci sono altre evidenze? Sono stati fatti nuovi controlli? Pollari non cambia direzione. Forse "imbottigliato" dalle precedenti menzogne. Forse sotto la pressione del governo, che vuole accompagnare l'ansia dell'alleato di rovesciare Saddam. Forse per l'una e l'altra ragione. "Il 25 marzo 2002 - si legge nel rapporto del Senato degli Stati Uniti, a pagina 47 - il Direttorato Operazioni della Cia diffonde un terzo e ultimo rapporto proveniente dallo stesso servizio straniero in cui si specifica che le 500 tonnellate di uranio contemplate dall'accordo con il Niger sarebbero state spedite nel (omissis). Come nelle due precedenti occasioni, il servizio straniero non viene identificato. Il servizio straniero non fornisce al Direttorato delle Operazioni alcuna informazione sulla fonte delle proprie informazioni e resta dunque l'incertezza su come avesse raccolto le informazioni nei tre rapporti di intelligence". Chi può confessare all'amico americano che quelle notizie sono di Martino, Nucera e la Signora e per diventare "digeribili" sono state addirittura truccate trasferendo la firma di Nassirou Sabo da un documento a un altro?

Per Washington, dunque, la "verità" resta nelle informazioni di quei tre rapporti, accreditate da una fonte alleata (il Sismi) e di per sé plausibili soltanto dopo un'accorta "ripulitina" che trasforma il falso in storia coerente. Gli Stati Uniti ci cascano (o sono ansiosi di cascarci). Rapporto del Senato, pagina 47: "Le informazioni in questione non presentavano oggettive incoerenze né per ciò che concerne i nomi dei funzionari menzionati, né per le date delle transazioni accreditate nei tre rapporti. Dei sette nomi di persone menzionati nei rapporti, due erano ex alti funzionari effettivamente in carica al tempo dei fatti riferiti, cinque erano funzionari di più basso grado. Di questi cinque, due non ricoprivano effettivamente gli incarichi attribuiti all'epoca dei fatti. Tuttavia questi due nomi e le rispettive posizioni non appaiono tali da essere sufficientemente familiari agli analisti della nostra intelligence. Del resto, un ex analista dell'INR, appena rientrato dall'incarico di vice-capo missione nell'ambasciata Usa in Niger ha riferito al Comitato che non aveva personalmente notato alcuna incongruenza nei nomi dei funzionari menzionati. L'unico errore contenuto nei rapporti riguardava le date, lì dove viene detto che il 7 luglio 2000 è un mercoledì, mentre, al contrario, è un venerdì". Un mercoledì per un venerdì. Che volete che sia, per un "italian job"?

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