Da Punto Informatico del 27/04/2004
Originale su http://punto-informatico.it/p.asp?i=47954

USA: il P2P cresce ancora

Non sono bastate le crociate legali contro gli utenti del peer-to-peer che scambiano materiali protetti. Uno studio autorevole conferma quello che sta emergendo ormai da tempo: la condivisione via internet torna ad aumentare

Roma - Il numero di utenti internet negli Stati Uniti che dichiara di scaricare musica o condividere musica via internet è aumentato in questi mesi nonostante rimanga ancora al di sotto dei picchi che si registrarono nel momento di maggiore diffusione dei vari Napster, Gnutella ed Emule.

Ad affermarlo, con un rapporto di 13 pagine che certo picchia pesantemente sulle strategie delle major della musica, sono gli esperti dell'autorevole osservatorio Pew Internet & American Life Project, da anni centro di raccolta e analisi dei comportamenti degli americani in rete. Poiché negli Stati Uniti l'aggressione legale contro gli utenti del P2P è partita con largo anticipo sugli altri paesi, come quelli europei, i dati registrati da Pew come "reazione" all'iniziativa giudiziaria vengono seguiti con grande interesse da mezzo mondo.

Pew, i cui numeri ricordano risultati di altre recenti analisi, avverte che "la campagna dell'industria musicale contro coloro che scaricano o scambiano musica in rete ha avuto un impatto di rilievo su diversi fronti ma il numero di americani che scarica e condivide musica è aumentato".

Stando alle rilevazioni condotte su un campione di 1.371 utenti americani, tra il 3 febbraio e il primo marzo di quest'anno, il 14 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver scaricato musica in passato ma di non farlo più da tempo. Si tratta di risposte che vengono considerate rappresentative di almeno 17 milioni di persone. "Ma - avvertono gli esperti - il numero di persone che dichiara di scaricare musica è aumentato dai 18 milioni stimati di novembre 2003 ai 23 milioni".

"Nei sondaggi più recenti - si legge nel rapporto Pew - abbiamo scoperto che il 18 per cento degli utenti internet dichiara di scaricare file musicali, un aumento modesto rispetto al 14 per cento registrato prima di Natale, ancora ben al di sotto di quel 29 per cento che fece tali dichiarazioni nella primavera del 2003".

Di interesse il fatto che un campione equivalente a 6 milioni di utenti ha dichiarato di aver smesso di usare il peer-to-peer dopo l'emergere sulla stampa delle denunce della RIAA contro chi scambia file. In particolare si sarebbero spaventati i giovani tra i 18 e i 29 anni, prevalentemente di sesso maschile che si connettono da casa e dispongono di banda larga.

Va detto, però, che sebbene influenti fino ad un certo punto, vista la disparità dei numeri in campo, le cifre complessive di Pew non fanno distinzione tra un uso legale e illegale del download o dello scambio di file. "A causa della natura delicata della materia - hanno spiegato gli studiosi - abbiamo utilizzato sostanzialmente domande neutrali e non specifiche nel chiedere delle proprie attività online". Il 17 per cento di chi scarica, comunque, ha dichiarato di usare sistemi come iTunes per l'acquisto di musica via internet.

E a questo va associato il fatto, affermano quelli di Pew, che le cause volute dalla RIAA spingono il 60 per cento degli utenti che mai hanno scaricato musica a non farlo nemmeno in futuro.

Pew, che dichiara di aver analizzato anche i dati tracciati da comScore Media Metrix sull'uso dei software di file sharing, ha spiegato che dinanzi ad un calo degli utenti di sistemi come Kazaa, nei mesi più recenti si è assistito ad una crescita degli utenti di altre piattaforme di condivisione, come eMule, iMesh o BitTorrent. Pew ha anche rilevato, comunque, che lo scambio di file per il 24 per cento degli utenti avviene via instant messaging piuttosto che via email, senza contare quel 20 per cento che scarica direttamente dal web, per esempio da siti di riviste musicali o dalle home page di band e artisti.

Da segnalare, infine, che il 38 per cento di quanti scaricano musica ha detto di farlo in misura minore a causa delle denunce RIAA, un dato ben superiore al 27 per cento registrato prima di Natale e che induce a ritenere diffusa tra gli utenti del P2P l'idea di un approccio più cauto al file sharing.

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