Da Corriere della Sera del 12/09/2005

Anticipazione del «Washington Post» nell’anniversario dell’11 settembre. L’uso delle armi atomiche d

Gli Usa: il nucleare contro «i nuovi nemici»

Aggiornata la dottrina del «first strike» nella guerra preventiva. Minacce di Al Qaeda all’Europa

di Ennio Caretto

WASHINGTON - La guerra preventiva potrà anche essere nucleare. Lo dice il Pentagono che nel quarto anniversario della strage delle Torri Gemelle ha aggiornato la strategia del «first strike» o primo colpo atomico. Secondo la nuova dottrina, il Pentagono potrebbe sferrare attacchi nucleari preventivi contro chi si accingesse a colpire gli Usa o i loro alleati con armi di sterminio, o contro «un nemico» che anche soltanto le nascondesse nel proprio territorio. Il documento, messo a punto dal capo di stato maggiore delle forze armate, il generale Richard Myers, ma non ancora firmato dal ministro della Difesa Donald Rumsfeld, stabilisce che gli attacchi debbano essere autorizzati dal presidente.

Lo ha rivelato ieri il Washington Post , mentre l’America ricordava le vittime dell'11 settembre del 2001.

La decisione di usare l'atomica nella guerra preventiva, naturalmente in casi estremi, risale al dicembre del 2002, quando la Casa Bianca ammonì che avrebbe reagito «con forza schiacciante» ad attentati con armi di sterminio, e ha reso necessario la revisione della strategia del «first strike», che durante la Guerra Fredda fu diretta a prevenire un attacco nucleare sovietico ai Paesi Nato. La nuova «Dottrina delle operazioni nucleari congiunte», come è ufficialmente chiamata, va ben oltre: per la prima volta contempla anche la distruzione di «installazioni e bunker contenenti armi chimiche o batteriologice» in territorio nemico, e non soltanto atomiche come nel caso dell'Urss. E' un punto controverso: oltre che formazioni terroristiche quali Al Qaeda, espone Paesi quali l'Iran agli attacchi preventivi Usa.

Quando essi diverranno possibili è tuttavia incerto. Il Congresso ha rifiutato al Pentagono i fondi per due ricerche importanti: la prima su come distruggere armi batteriologiche e chimiche con l'atomica senza che gas e batteri invadano l'atmosfera, la seconda su come colpire i bunker a grandi profondità.

Per ottenere i finanziamenti, il Pentagono ammonisce adesso che «circa 30 nazioni e un numero rilevante di gruppi terroristici hanno un programma di sviluppo di armi di sterminio». Ricorda inoltre che gli Usa non rinunciarono mai al «primo colpo» e ammodernarono costantemente il deterrente: «Il nostro arsenale è datato e rischia di diventare inadeguato», ha insistito Rumsfeld. Al Congresso si profila una battaglia: l'amministrazione Bush si era impegnata a ridurre il ruolo dell'atomica, la nuova dottrina lo rafforza.

A implicito favore del Pentagono stanno le dichiarazioni rilasciate ieri sulla scia di Katrina dal governatore dello Stato di New York George Pataki e dai due inquirenti sulla strage di Manhattan, Thomas Kean e Lee Hamilton. Pataki ha ammesso che non esiste un piano di evacuazione della Grande mela (8 milioni di persone) e Kean e Hamilton hanno asserito che altri attentati «seminerebbero il caos». L'ex sindaco di New York Rudolph Giuliani ha acuito l'allarme definendo «straordinariamente vulnerabile» l'America. Voci in contrasto con l'umore della nazione, che ha ricordato la tragedia in modo pacato. Le tv sono rimaste concentrate su New Orleans, e hanno trasmesso solo immagini da Ground Zero e dalla Casa Bianca, dove Bush era in preghiera, mentre a Washington «La marcia della libertà» organizzata dal Pentagono ha sollevato critiche per i suoi riferimenti alla guerra dell'Iraq.

In un comunicato su Internet nuove minacce della sezione di Al Qaeda per il Nord Europa: «Dopo Londra, colpiremo ancora».

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