Da Corriere della Sera del 30/08/2005

Milano, scelta da bloccare

A scuola sui banchi dell’odio

di Magdi Allam

All'ombra delle moschee d'Italia, 611 secondo l'ultima relazione semestrale del Cesis (Comitato esecutivo servizi informazione e sicurezza), si stanno radicando altrettante madrase, scuole islamiche. Frequentate da decine di migliaia di immigrati che vengono indottrinati a versioni integraliste ed estremiste dell’islam.

Da parte di predicatori-docenti fai da te, senza un'abilitazione valida o anche solo un titolo di studio certificato e riconosciuto dal nostro Stato. Sfornando una generazione di giovani comunque afflitti dalla schizofrenia identitaria, lacerati tra il loro vissuto italiano percepito in modo critico e la loro fedeltà a un'ideologia islamica manichea. Finendo per diventare restii od ostili a un'autentica integrazione, maturando un humus culturale improntato alla diffidenza e all'odio nei confronti della nostra civiltà. Tutto ciò si svolge in un contesto intriso di tacita tolleranza, ignoranza, indifferenza e ignavia.

Il caso più emblematico e sconcertante è quello della scuola islamica legata alla moschea di via Quaranta a Milano, sospettata e indagata per aver ospitato personaggi di spicco del terrorismo islamico.

Una scuola elementare e media a tempo pieno, che oggi vanta circa cinquecento iscritti e che da oltre dieci anni opera nel più assoluto arbitrio, senza alcuna autorizzazione né da parte dell'Italia né da parte dell'Egitto a cui fanno riferimento i testi scolastici adottati.

Testi in arabo conditi dal credo estremista di predicatori-docenti che, come è stato documentato dal nostro giornale il 16 luglio 2004, inneggiano alla «morte che sconfigge i piaceri terreni», accreditano l'immagine di una comunità islamica monolitica assediata e in guerra con gli infedeli e gli apostati.

Il caso di questa scuola islamica è esploso dopo che i genitori di decine di studenti dal futuro compromesso, non conoscendo l'italiano e vivendo in una sorta di ghetto confessionale auto-imposto, chiesero di poter essere integrati nel liceo statale «Agnesi», a condizione che fossero messi in aule separate, togliendo il crocifisso dal muro, con docenti musulmani per l'insegnamento dell'arabo e della religione da affiancare ai docenti italiani.

Per fortuna intervenne il ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, a bocciare un progetto, avallato dal preside dell'«Agnesi», che avrebbe legalizzato il doppio binario scolastico per i musulmani nel nome di una fantomatica specificità dell'islam. Ebbene oggi, con l'apparente benestare dell'Assessore comunale all’Educazione, Bruno Simini, si sta tentando una soluzione radicale ancora peggiore, ovvero la legalizzazione della scuola islamica di via Quaranta trasformandola in una scuola parificata e quindi riconosciuta dallo Stato.

Ebbene dovremmo cominciare a far applicare la legge. Un'istituzione fuorilegge si chiude e basta. I ragazzi emarginati e disadattati per colpa dei predicatori-docenti che si servono delle scuole per promuovere il disegno di una entità teocratica in seno allo Stato di diritto, possono e debbono essere recuperati. Ma in seno alle scuole pubbliche italiane. «Noi abbiamo constatato come sia possibile recuperare questi ragazzi insegnando loro l'italiano e le altre materie curriculari nel giro di tre o quattro anni», sostiene Claudia Rocchetti, preside dell'Istituto comprensivo di via Ravenna a Milano, contraria sia alle classi-ghetto sia alla parificazione della scuola islamica di via Quaranta.

La soluzione di questo caso determinerà la sorte delle centinaia di madrase che fioriscono nel nostro Paese. La gran parte attive nel fine settimana con corsi di arabo e di religione, affidati a predicatori islamici che talvolta arrivano appositamente dai Paesi arabi.

Se lo Stato si piegherà all'arbitrio degli integralisti e degli estremisti sulla questione cruciale delle scuole islamiche e delle moschee, favorirà la diffusione di una patologia disgregatrice del sistema di valori fondanti della nostra società e indebolirà la sicurezza nazionale.

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