Da La Repubblica del 11/05/2005
La Shoah nel cuore di Berlino Schroeder in lacrime al mausoleo
Inaugurato nel centro della capitale il monumento alle vittime di Hitler
Per i critici non spinge a chiedersi i motivi dello sterminio
I visitatori possono accedere all´area sia di giorno che di notte
Camminando nei sentieri tra i pilastri ci si sente isolati dalla città
di Andrea Tarquini
BERLINO - Il volto di Gerhard Schroeder appariva teso nello sforzo di trattenere il pianto, gli occhi del cancelliere che sa essere statista duro e deciso, capace di dire no a Bush e di porre condizioni all´Unione europea, erano lucidi di lacrime, mentre ascoltava i ricordi del genocidio compiuto dal suo popolo alla solenne cerimonia d´inaugurazione del Memoriale dell´Olocausto ieri nel cuore di Berlino. Quel cancelliere commosso e triste, davanti alle telecamere del mondo globale, è stato il volto simpatico, umano e rassicurante della nuova Germania. Aprendo ieri un nuovo luogo della Memoria a un passo dalla Porta di Brandeburgo e dalla Reichskanzlei dove Hitler ordinò lo sterminio degli ebrei d´Europa, Berlino è uscita vincente dalla grande settimana del ricordo, sessant´anni dopo la disfatta del nazismo.
«Guardate cosa stringo tra le mie dita: è il molare di un ebreo, quanto resta d´un essere umano. Lo trovai in un cumulo di sabbia mista a cenere vicino a un ex Lager nazista, mentre giravo un documentario tv sull´Olocausto. Ci venne allora l´idea che oggi qui vediamo realizzata: costruire un grande memoriale alle vittime della Shoah, qui nel cuore della capitale di noi discendenti degli assassini». Le parole di Lea Rosh, la giornalista berlinese che per prima propose di costruire il Memoriale, hanno scosso il cancelliere e il paese intero che seguiva la diretta tv della cerimonia. Silenzio, abiti scuri e occhi bassi univano le migliaia di persone alla celebrazione scandita da musiche di Mendelssohn, canti della guerra d´indipendenza israeliana e il Kaddish, la preghiera dei morti.
Duemilasettecentoundici steli di cemento grigio asimmetriche e di diversa altezza su uno spiazzo grande come quattro campi di calcio: quello inaugurato ieri a Berlino è il primo grande monumento costruito in Germania dopo la riunificazione, il secondo memoriale dell´Olocausto per importanza, dopo lo Yad Vashem in Israele.
«Siamo, doverosamente, l´unica nazione al mondo», ha detto il presidente del Parlamento, Wolfgang Thierse, «che ricorda la sua colpa più terribile nel cuore della sua capitale». «Io sono fiero di consegnare al popolo tedesco, alla sua Memoria, questo monumento», ha detto l´architetto americano Paul Eisenman.
Il memoriale, visto dall´alto, sembra mosso da onde, le onde dell´emozione.
Non accusa, non chiede castigo: invita a non dimenticare. È nel cuore vivo e pulsante di Berlino, ma se cammini tra le steli nel sentiero che scende sotto il manto stradale, ti senti isolato, anche acusticamente, dalla città. In un labirinto di cemento, quasi un destino-prigione senza salvezza.
Non sono mancate critiche. Per Paul Spiegel, il monumento «risparmia ogni discorso sui colpevoli. Non chiede "perché", non invita a interrogarsi sui motivi della Shoah». Ma è prevalsa l´emozione della Memoria. Il discorso più toccante lo ha tenuto Sabina van der Linden, nata Haberman. «Io sono la voce dei sei milioni di assassinati che questo memoriale celebra, io sono la voce dei pochi fortunati che sopravvissero, io sono l´unica superstite della mia famiglia».
«Avevo undici anni», ha raccntato, «quando vennero i nazisti nella mia piccola città natale. Da bambina vissi il crescendo del dolore: perché tutti erano diventati cattivi con me, perché i miei compagni di giochi non volevano più giocare con me, perché mi cacciarono dalla scuola? Poi ci deportarono. Mi strapparono a forza dalle braccia di mamma. Non la rividi mai più. Poi toccò a papà e a mio fratello».
Ore di diretta tv e documentari su tutte le reti hanno raccontato a tutto il paese la cerimonia, e i crimini più orrendi. Mostrando le immagini dei bimbi di cinque anni impiccati o sezionati vivi per gli «esperimenti medici». Da domani, il memoriale della Shoah sarà aperto giorno e notte, qui nel cuore di Berlino.
«Guardate cosa stringo tra le mie dita: è il molare di un ebreo, quanto resta d´un essere umano. Lo trovai in un cumulo di sabbia mista a cenere vicino a un ex Lager nazista, mentre giravo un documentario tv sull´Olocausto. Ci venne allora l´idea che oggi qui vediamo realizzata: costruire un grande memoriale alle vittime della Shoah, qui nel cuore della capitale di noi discendenti degli assassini». Le parole di Lea Rosh, la giornalista berlinese che per prima propose di costruire il Memoriale, hanno scosso il cancelliere e il paese intero che seguiva la diretta tv della cerimonia. Silenzio, abiti scuri e occhi bassi univano le migliaia di persone alla celebrazione scandita da musiche di Mendelssohn, canti della guerra d´indipendenza israeliana e il Kaddish, la preghiera dei morti.
Duemilasettecentoundici steli di cemento grigio asimmetriche e di diversa altezza su uno spiazzo grande come quattro campi di calcio: quello inaugurato ieri a Berlino è il primo grande monumento costruito in Germania dopo la riunificazione, il secondo memoriale dell´Olocausto per importanza, dopo lo Yad Vashem in Israele.
«Siamo, doverosamente, l´unica nazione al mondo», ha detto il presidente del Parlamento, Wolfgang Thierse, «che ricorda la sua colpa più terribile nel cuore della sua capitale». «Io sono fiero di consegnare al popolo tedesco, alla sua Memoria, questo monumento», ha detto l´architetto americano Paul Eisenman.
Il memoriale, visto dall´alto, sembra mosso da onde, le onde dell´emozione.
Non accusa, non chiede castigo: invita a non dimenticare. È nel cuore vivo e pulsante di Berlino, ma se cammini tra le steli nel sentiero che scende sotto il manto stradale, ti senti isolato, anche acusticamente, dalla città. In un labirinto di cemento, quasi un destino-prigione senza salvezza.
Non sono mancate critiche. Per Paul Spiegel, il monumento «risparmia ogni discorso sui colpevoli. Non chiede "perché", non invita a interrogarsi sui motivi della Shoah». Ma è prevalsa l´emozione della Memoria. Il discorso più toccante lo ha tenuto Sabina van der Linden, nata Haberman. «Io sono la voce dei sei milioni di assassinati che questo memoriale celebra, io sono la voce dei pochi fortunati che sopravvissero, io sono l´unica superstite della mia famiglia».
«Avevo undici anni», ha raccntato, «quando vennero i nazisti nella mia piccola città natale. Da bambina vissi il crescendo del dolore: perché tutti erano diventati cattivi con me, perché i miei compagni di giochi non volevano più giocare con me, perché mi cacciarono dalla scuola? Poi ci deportarono. Mi strapparono a forza dalle braccia di mamma. Non la rividi mai più. Poi toccò a papà e a mio fratello».
Ore di diretta tv e documentari su tutte le reti hanno raccontato a tutto il paese la cerimonia, e i crimini più orrendi. Mostrando le immagini dei bimbi di cinque anni impiccati o sezionati vivi per gli «esperimenti medici». Da domani, il memoriale della Shoah sarà aperto giorno e notte, qui nel cuore di Berlino.
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
su Ha'aretz del 14/12/2005
Duro attacco della moglie del Cancelliere alla sfidante della Cdu: in palio il decisivo elettorato femminile
Germania, Doris contro Angela
La Schroeder: "Donne non votate la Merkel, non è madre"
Germania, Doris contro Angela
La Schroeder: "Donne non votate la Merkel, non è madre"
di Andrea Tarquini su La Repubblica del 01/09/2005
Grave tensione tra Europa e ayatollah. "Abbiamo diritto all'energia atomica". Schroeder: "L'Occidente unito contro la bomba"
"Nucleare, sanzioni contro l'Iran"
Avvertimento dell'Ue, ma Teheran va avanti: "Apriremo le centrali"
"Nucleare, sanzioni contro l'Iran"
Avvertimento dell'Ue, ma Teheran va avanti: "Apriremo le centrali"
di Alberto Mattone su La Repubblica del 03/08/2005