Da Corriere della Sera del 12/01/2005

Il dibattito sull’eutanasia si è ravvivato in Spagna con la soluzione di un mistero

di Mino Vignolo

MADRID - Il dibattito sull’eutanasia si è ravvivato in Spagna con la soluzione di un mistero. Una donna di 44 anni ha ammesso di avere aiutato a morire, il 12 gennaio 1998, con una dose letale di cianuro il suo amico Ramon Sampedro, un uomo paralizzato dal collo in giù in seguito ad un tuffo mal calcolato, e che per tre decenni aveva vissuto, immobile, in un letto gridando ai quattro venti la propria volontà di darsi la morte. Sulle sue sofferenze e sul diritto all’eutanasia in casi disperati come il suo, Sampedro, uomo dal carattere di ferro occultato dietro una leggera ironia, aveva dettato un libro, Lettere dall’inferno , diventato un bestseller. La sua morte ha ispirato l’ottimo film Mare dentro di Alejandro Amenabar, pluripremiato, candidato al Golden Globe per la migliore pellicola in lingua straniera e in gara per l’Oscar. L’attore Javier Bardem, che ha impersonato in modo eccezionale Sampedro, ha vinto lo scorso anno il premio di miglior attore protagonista alla Mostra del Cinema di Venezia.

Quella di Ramon Sampedro, dunque, è una vicenda straconosciuta in Spagna che, grazie al film, ha varcato ora i confini nazionali. Ma per anni la storia del paraplegico che rivendicava l’eutanasia con decisione e passione, aveva diviso la società spagnola. Fino a ieri rimaneva però il mistero sull’identità di chi aveva aiutato Ramon a morire. Ramona Maneiro, 44 anni, amica innamorata e fedele nell’ultimo scorcio di vita di Sampedro, ha confessato in un programma della tv privata Telecinco, controllata da Mediaset, di avere versato il cianuro in un bicchiere pieno di acqua e di avere poi avvicinato il bicchiere alla bocca dell’amico che, grazie ad una cannuccia, ha bevuto il contenuto. «Non sono una samaritana né Madre Teresa di Calcutta. L’ho fatto solo per amore, Ramon sarà sempre nel mio cuore», ha detto la donna, che ha atteso la prescrizione del reato prima di confessare. Per il reato di «cooperazione al suicidio» il codice penale spagnolo prevede pene fino a 5 anni di carcere. La prescrizione avviene dopo 5 anni dall’archiviazione o dopo 3 nel caso il magistrato ritenga che la persona defunta abbia espresso in forma chiara la propria volontà di morire. Il giudice ha archiviato il caso per mancanza di prove nel novembre 1999 e quindi, anche nell’ipotesi più grave, il reato è prescritto dal novembre 2004.

Sono mancate le prove schiaccianti ma Ramona è stata, fin dal primo momento, la sospettata numero uno, anche se in tribunale arrivarono le firme di 10.000 persone che si incolpavano della morte. Sul bicchiere usato da Sampedro non c’erano impronte digitali e in un video l’uomo rivendicava la sua totale responsabilità nell’atto. Ora quei sospetti hanno trovato fondamento nella pubblica confessione.

Ramona Maneiro ha dichiarato di avere voluto liberarsi da un peso «per dividerlo con tutti al fine di far cessare le speculazioni». «Io ero le sue mani - ha affermato -, le mani delle quali aveva bisogno. Facevo quello che mi ordinava». La donna ha ricordato, con visibile pena, che il suo amico non ebbe «la morte ideale di cui tanto parlava» e che soffrì nei suoi ultimi momenti di vita. Dopo avere preparato la miscela di cianuro ed acqua ed averla messa a disposizione di Sampedro, rimase nella stanza. Il morituro volle che il suo suicidio fosse ripreso da un videoregistratore come sua estrema testimonianza in favore della morte degna e per scagionare i suoi amici. Nelle immagini non si vedeva la persona che gli porgeva il bicchiere col veleno, né si capiva se vi era qualcuno nella stanza. Ora sappiamo che dietro la telecamera vi era Ramona, invitata dall’uomo a non baciarlo sulle labbra dopo avere bevuto il cianuro. «Io ero lì e ci guardavamo. Pensavo che chiudendo gli occhi si sarebbe dolcemente addormentato e lo pensava anche lui. Ma non fu così. Non so chi gli aveva consigliato quel metodo di morire. Ad un certo punto non sono riuscita a sopportare la vista di quelle sofferenze e sono andata nel bagno vicino. Mi hanno detto che si udivano gemiti mentre io continuavo a ripetere "Arrivederci, amore"».

Le rivelazioni di Ramona Maneiro hanno agitato nuovamente le acque del dibattito sull’eutanasia che aveva già conquistato le prime pagine dei giornali all’epoca dell’uscita del film di Amenabar, alla cui «prima» avevano assistito il capo del governo Zapatero ed alcuni ministri. Una presenza notata dagli avversari dell’eutanasia che temono la sua depenalizzazione. Il governo socialista assicura che le disposizioni del codice penale non saranno cambiate, almeno a breve. Elena Salgado, ministro della Sanità, ha detto ieri che «il governo ha più volte ribadito che non intende regolamentare l’eutanasia» e che la Chiesa cattolica «crea falsi allarmi». Il partito socialista nel suo programma elettorale si era impegnato a «promuovere la creazione di una commissione parlamentare che, sul diritto all’eutanasia e ad una morte degna, dibatta gli aspetti relativi ad una depenalizzazione». Sono queste le parole che hanno suscitato l’inquietudine dei vescovi spagnoli.

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