Da La Repubblica del 31/12/2004
Originale su http://www.repubblica.it/2004/l/sezioni/esteri/sri7/rai31/rai31.html

Oltre duemila stranieri morti solo a Phuket ma i conti non tornano. E non è la prima volta

Quei soccorsi ritardati per le bugie del governo Thai

di Raimondo Bultrini

PHUKET - "Riteniamo che l'ottanta per cento delle persone che risultano scomparse siamo morte". Con questa dichiarazione forse poco diplomatica ma realistica, il primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra ha reso l'idea di ciò che aspetta il mondo al prossimo risveglio da questo brutto incubo che sembra non avere fine.

Le cifre sono agghiaccianti: 6121 scomparsi calcolati dalle diverse ambasciate di circa 30 paesi, 3689 morti accertati fino a questo momento di cui - secondo uno sconvolgente e inedito dato fornito dal governatore della provincia più colpita di Phang Nga, Anuwat Maytheevibulwut - 2027 sarebbero stranieri e solo 1662 thai. A voler seguire la logica numerica del primo ministro, risulterebbero alla fine oltre 7000 morti. Ma ci si può fidare di queste valutazioni? E soprattutto, il governo thailandese dice la verita'?

Anche in questa tragedia, come accade spesso per calamità di gran lunga inferiori che hanno afflitto il pianeta, c'è stata una sottovalutazione iniziale.

Tutti ricordano l'iniziale cifra di 200 morti calcolati in tutta la Thailandia del Sud sulla base dei primi ritrovamenti. Ma è possibile accettare la totale buonafede di un paese che ha costantemente sottovalutato altre tragedie di diversa natura ma dalle possibili catastrofiche conseguenze?

L'esempio più recente è quello dell'influenza dei polli, che nell'ultimo anno ha provocato ufficialmente la morte di una quarantina di thai. E' stato ormai accertato che per almeno due mesi nell'inverno scorso il governo ha volutamente negato la presenza del virus H5N1 per paura delle conseguenze sull'economia (la Thailandia è tra i piu grossi esportatori di pollo e una delle mete turistiche più ambite) e sulla stabilità politica del paese (lo stesso aveva fatto un anno prima la Cina con la Sars), con il risultato che molte persone, specialmente bambini, si sono ammalate in tutto il paese per aver avuto contatti diretti con animali morti apparentemente di semplice influenza.

Quando tutto il mondo scoprì questa ennesima bugia istituzionale, il premier Thaksin minacciò i suoi ministri di licenziamento se non avessero "eliminato l'epidemia entro un mese". L'ultimatum è scaduto da due mesi e sui giornali non si è parlato più dell'influenza aviaria se non per riferire dei timori dell'Organizzazione mondiale della sanità di una pandemia globale capace di minacciare la vita di milioni di esseri umani in tutto il mondo con la mutazione del ceppo virale.

I ministri sono ancora al loro posto, ma molti si chiedono se l'epidemia sia stata davvero eliminata. E, soprattutto, se un'epidemia che dimostra di tornare più e più volte a colpire, possa in assoluto svanire per ordine di un governo.

Questo paradosso può essere direttamente collegato all'ultima ben più immane tragedia che ha colpito la Thailandia e il mondo. Se infatti le autorità avessero subito fatto capire ciò che non dev'essere sfuggito certo ai suoi governatori e kanman, i capivillaggio, forse gli altri paesi avrebbero potuto inviare prima team di soccorso e mezzi di recupero delle vittime e, almeno in parte, evitare il rischio della prossima catastrofe che sembra profilarsi all'orizzonte.

Nelle radio thailandesi questa mattina si sono succeduti decine e decine di appelli dalle province più remote, quasi del tutto ignorate dai media internazionali e dagli stessi mezzi di informazione thai. Un cittadino di Ranong, dove i resort a cinque stelle sono molti di meno di quelli delle stracitate spiagge di Khao Lak e Patong, ha chiesto al governo perché i soccorsi sono giunti tanto tardi e in misura tanto irrilevante da aver costretto gli abitanti a lavorare con le mani nude giorno e notte per recuperare cadaveri e impedire infezioni.

A sua giustificazione il governo può certamente sostenere che l'entità della tragedia è stata cosi immane che nessun governo, nemmeno quello col più efficiente sistema di protezione civile del mondo, avrebbe potuto fare nulla per alleviare radicalmente le conseguenze per la popolazione. Ma l'episodio dell'ormai tristemente celebre resort Sofitel Laguna Magica di Khao Lak con i suoi duemila turisti e thai in parte ancora schiacciati sotto le macerie e i detriti creati dall'onda è significativo di ciò che poteva essere fatto e non è stato fatto.

Solo la scoperta di un reporter della radio francese Europe 1 dopo due giorni e mezzo di silenzio delle autorità ha infatti rivelato al mondo la storia di questa tomba a cinque stelle che avrebbe potuto illuminare, da sola, la reale portata della incomparabile tragedia in corso.

Non è dunque retorica stavolta sostenere che poteva essere fatto qualcosa di più e meglio, molto meglio, pur nei limiti di un governo di un paese in via di sviluppo che, come Sri Lanka, l'Indonesia, l'India, deve fare i conti ogni giorno con un budget limitato e una tecnologia insufficiente a proteggere i propri cittadini e ospiti preziosi per le rispettive economie nazionali come sono i turisti.

Non è dunque senza una certa necessaria diffidenza che la comunità internazionale dovrebbe valutare l'ultimo impressionante dato fornito dal governatore di Phang Nga che parla di un maggior numero di vittime straniere rispetto a quelle thai. Tra un paio di mesi infatti si terranno le elezioni politiche nazionali nelle quali il partito del premier Thaksin conta di riottenere la stragrande maggioranza assoluta nonostante una diminizione del 16 per cento del Prodotto nazionale lordo e un aumento del 70 pe cento del valore delle azioni della gigantesca holding della sua famiglia da quando nel 2000 il premier ha vinto la competizione elettorale con un partito chiamato "i thai amano i thai".

Bisognerà vedere ora quali saranno però le conseguenze della rabbia degli abitanti delle province più remote, dove i turisti sono una esigua minoranza solo perché le grandi multinazionali alberghiere non hanno richiesto le licenze per cementificare coste vergini con mostruosi o eleganti resort a cinque stelle elargite a suon di euro e dollari pagati al governo nazionale e a quelli locali.

Tenuti all'oscuro da mass media nazionali solitamente imbavagliati dalla censura del partito unico "i thai amano i thai", gli abitanti della Terra dei sorrisi potrebbero ancora credere nel governo di un tycoon (proprietario di tv, giornali, reti satellitari, catene di supermercati ecc) che ha promesso al popolo di far diventare tutti ricchi come lui.

Ma le vere favole dovrebbero essere tutte come quella raccontata dalla nonna all'intelligente direttore dell'Holiday Inn di Phuket, che gli rivelò attraverso una fiaba il terribile segreto dell'Oceano. "Quando il mare mostra i suoi tesori - disse la donna al nipotino che il 26 dicembre ha salvato cosi tutti gli ospiti del suo albergo - non restare imbambolato a guardarli. Scappa, scappa più lontano che puoi". Cosi ha fatto il manager dell'Holiday Inn. E cosi avrebbero potuto anche fare governi e protezioni civili degni di questo nome.

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