Da La Repubblica del 19/12/2004
A un anno dalla crisi l´ex numero uno di Collecchio torna in Procura a Parma in vista della chiusura dell´inchiesta
Tanzi riapre il capitolo banche "È loro la colpa del crac Parmalat"
Anche i pm pronti ad accusare gli istituti. L´ex patron: sto in piedi
Il giudice fallimentare riammette Citigroup e Bank of America nella lista dei creditori
di Luca Fazzo
PARMA - «Stia tranquillo. Non la processeremo da solo». A un anno esatto dal crollo del suo impero, Calisto Tanzi si ritrova faccia a faccia col suo accusatore. Vito Zincani, procuratore della Repubblica a Parma, convoca il Cavaliere di Collecchio per iniziare l´ultimo interrogatorio dell´inchiesta per bancarotta. Tanzi e Zincani non si vedono da sei mesi, da quell´interrogatorio in cui il magistrato mise sul tavolo la nuova accusa di violazione alla legge sul finanziamento dei partiti per i soldi passati sottobanco ai politici di sinistra, di centro e di destra. Ma ieri si torna a parlare del filone principale dell´indagine, quello che dovrà dare nome e cognome a tutti i responsabili del peggior disastro della storia industriale italiana.
L´inchiesta è prossima alla conclusione. Tanzi e i suoi difensori - Gian Piero Biancolella, Fabio Belloni e Filippo Sgubbi - hanno un timore: che la Procura di Parma voglia portare insieme al patron sul banco degli imputati solo i suoi familiari, i suoi manager e qualche complice esterno come i certificatori dei bilanci, e che rimangano invece fuori tiro quelle banche che secondo Tanzi portano buona parte delle colpe del crac. Il timore viene fatto presente a Zincani. Ed è Zincani a garantire: non è affatto detto che andrà così. A febbraio, quando l´indagine per bancarotta verrà formalmente chiusa, nell´elenco degli imputati potrebbero comparire già una parte consistente delle banche iscritte nei mesi scorsi nel registro degli indagati.
Tanzi arriva in Procura attorno alle dieci del mattino, insieme ai suoi legali. Ai cronisti che gli chiedono «come va?» risponde solo «siamo in piedi»: ma rispetto all´uomo smagrito e malfermo che aveva lasciato il carcere in aprile l´aspetto è decisamente migliorato. All´appuntamento con l´indagato numero uno si presentano, insieme al capo Zincani, anche i sostituti procuratori Antonella Ioffredi e Silvia Cavallaro. Molte domande, poche risposte: la Procura snocciola a Tanzi i punti chiave dell´indagine, la ricostruzione del dissesto a partire dalla fine degli anni Ottanta fino all´esplosione del dicembre 2003. Dentro ci sono lo sbarco in Borsa del titolo Parmalat, gli aumenti di capitale, i finanziamenti delle banche estere, gli investimenti, i bond piazzati sul mercato. Tanzi e i suoi difensori prendono nota di tutto, poi chiedono un´ampia fase di riflessione per rispondere. L´appuntamento è a gennaio. «Buon Natale a tutti», dice l´indagato salendo sulla Mercedes dell´avvocato Biancolella.
Il tribunale fallimentare di Parma intanto ha chiuso il suo lavoro sullo stato patrimoniale del gruppo quantificando in 20 miliardi circa i debiti e ammettendo sostanzialmente tutti i creditori al passivo. Il Commissario Bondi aveva chiesto di escludere le banche coinvolte in querelle giudiziarie ma i giudici hanno preferito non chiudere la porta a nessuno, senza entrare nel merito di queste vertenze. Proprio Calisto Tanzi, i figli e Fausto Tonna sono stati invece esclusi per aver espletato «senza diligenza» i loro incarichi.
La riammissione di molti crediti nel passivo ridisegna anche il potenziale azionariato di Parmalat una volta che l´azienda tornerà a quotarsi a Piazza Affari offrendo azioni in cambio della sua esposizione e delle sue obbligazioni. Tra i soci dovrebbero così, salvo sorprese legali, avere un ruolo importante Bank of America e Citigroup, citate da Bondi per 10 miliardi di danni per il loro ruolo nel carc di Collecchio e anche diverse banche italiane.
L´inchiesta è prossima alla conclusione. Tanzi e i suoi difensori - Gian Piero Biancolella, Fabio Belloni e Filippo Sgubbi - hanno un timore: che la Procura di Parma voglia portare insieme al patron sul banco degli imputati solo i suoi familiari, i suoi manager e qualche complice esterno come i certificatori dei bilanci, e che rimangano invece fuori tiro quelle banche che secondo Tanzi portano buona parte delle colpe del crac. Il timore viene fatto presente a Zincani. Ed è Zincani a garantire: non è affatto detto che andrà così. A febbraio, quando l´indagine per bancarotta verrà formalmente chiusa, nell´elenco degli imputati potrebbero comparire già una parte consistente delle banche iscritte nei mesi scorsi nel registro degli indagati.
Tanzi arriva in Procura attorno alle dieci del mattino, insieme ai suoi legali. Ai cronisti che gli chiedono «come va?» risponde solo «siamo in piedi»: ma rispetto all´uomo smagrito e malfermo che aveva lasciato il carcere in aprile l´aspetto è decisamente migliorato. All´appuntamento con l´indagato numero uno si presentano, insieme al capo Zincani, anche i sostituti procuratori Antonella Ioffredi e Silvia Cavallaro. Molte domande, poche risposte: la Procura snocciola a Tanzi i punti chiave dell´indagine, la ricostruzione del dissesto a partire dalla fine degli anni Ottanta fino all´esplosione del dicembre 2003. Dentro ci sono lo sbarco in Borsa del titolo Parmalat, gli aumenti di capitale, i finanziamenti delle banche estere, gli investimenti, i bond piazzati sul mercato. Tanzi e i suoi difensori prendono nota di tutto, poi chiedono un´ampia fase di riflessione per rispondere. L´appuntamento è a gennaio. «Buon Natale a tutti», dice l´indagato salendo sulla Mercedes dell´avvocato Biancolella.
Il tribunale fallimentare di Parma intanto ha chiuso il suo lavoro sullo stato patrimoniale del gruppo quantificando in 20 miliardi circa i debiti e ammettendo sostanzialmente tutti i creditori al passivo. Il Commissario Bondi aveva chiesto di escludere le banche coinvolte in querelle giudiziarie ma i giudici hanno preferito non chiudere la porta a nessuno, senza entrare nel merito di queste vertenze. Proprio Calisto Tanzi, i figli e Fausto Tonna sono stati invece esclusi per aver espletato «senza diligenza» i loro incarichi.
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