Da Corriere della Sera del 09/12/2004
IMI-SIR / I magistrati: «Azioni donate per non risarcire la corruzione»
Lugano, sequestrata la banca dei Rovelli
di Paolo Biondani
MONZA - Sotto sequestro giudiziario la banca svizzera dei Rovelli. Il primo contraccolpo economico dei processi milanesi di «toghe sporche» riguarda la Banca commerciale di Lugano (Bcl): il tribunale civile di Monza ha bloccato il 100 per cento delle azioni di questo istituto di credito, oggi intestato a tre figli dell’industriale romano Nino Rovelli, morto nel ’90. Il «sequestro conservativo» è stato ottenuto dalla banca italiana Imi-San Paolo, che già lo scorso anno si era vista assegnare dai giudici di Milano un risarcimento-record di 516 milioni di euro. Un diritto riconosciuto dalla stessa sentenza penale che il 29 aprile 2003 ha condannato in primo grado per corruzione giudiziaria, tra gli altri, la vedova Primarosa e il figlio Felice di Nino Rovelli, insieme con l’avvocato e deputato Cesare Previti. Tutti imputati (in appello dal 7 gennaio) di aver «comprato» il giudice romano, Vittorio Metta, che nel ’90 aveva obbligato appunto l’Imi a versare alla società Sir dei Rovelli 980 miliardi di lire: gli stessi soldi ora da restituire con gli interessi.
Il «sequestro cautelare civile» della Bcl è motivato dalla scoperta che la vedova Rovelli nel 2001, cioè mentre era già sotto processo a Milano per corruzione, ha fatto una «donazione di diritto svizzero» regalando il 100 per cento delle azioni «ai figli Oscar, Anna Rita e Angela Ursula». L’Imi-San Paolo, con gli avvocati Benessia, Cavallone e Cirillo, ha contestato quel trasferimento gratuito di proprietà, sostenendo che era «finalizzato soltanto a eludere il risarcimento». E il tribunale civile di Monza ha accolto la richiesta (respingendo anche il successivo «reclamo» dei Rovelli) sottolineando, nella motivazione, che la vedova ha cercato di «sottrarre al creditore una parte consistente del proprio patrimonio» con quella donazione eseguita «durante il processo penale» e «in favore dei soli tre figli non coimputati».
Il «sequestro cautelare civile» della Bcl è motivato dalla scoperta che la vedova Rovelli nel 2001, cioè mentre era già sotto processo a Milano per corruzione, ha fatto una «donazione di diritto svizzero» regalando il 100 per cento delle azioni «ai figli Oscar, Anna Rita e Angela Ursula». L’Imi-San Paolo, con gli avvocati Benessia, Cavallone e Cirillo, ha contestato quel trasferimento gratuito di proprietà, sostenendo che era «finalizzato soltanto a eludere il risarcimento». E il tribunale civile di Monza ha accolto la richiesta (respingendo anche il successivo «reclamo» dei Rovelli) sottolineando, nella motivazione, che la vedova ha cercato di «sottrarre al creditore una parte consistente del proprio patrimonio» con quella donazione eseguita «durante il processo penale» e «in favore dei soli tre figli non coimputati».
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