Da La Repubblica del 05/10/2004
Le prime operazioni scatterebbero già a gennaio. Oggi il sottosegretario americano Wolfowitz incontra il ministro della Difesa
"Polonia via dall´Iraq entro il 2005"
Annuncio da Varsavia, la quarta forza della coalizione prepara il ritiro
di Franco Papitto
BRUXELLES - Dal gennaio prossimo la Polonia avvierà il ritiro delle sue truppe dall´Iraq per completarlo alla fine del 2005. E´ quanto ha affermato a Parigi il presidente polacco, Aleksander Kwasniewski, che si trovava ieri nella capitale francese per incontrare Jacques Chirac. Kwasniewski ha detto che non è stata fissata una data precisa per il ritiro. Ma, ha ricordato, da gennaio l´Iraq conoscerà «una situazione nuova», con l´organizzazione di elezioni e il varo di «un governo legittimato dal voto popolare». «Per questa ragione», ha concluso il presidente polacco, «abbiamo deciso di parlare con gli iracheni, con i partner della coalizione e con gli Stati Uniti di una riduzione delle forze polacche a partire dal primo gennaio per terminare la nostra missione alla fine del 2005». In mattinata a Varsavia il ministro della Difesa, Jerzy Szmajdzinski, aveva indicato alla radio che «la data limite (per il ritiro) dovrebbe essere quella della scadenza della risoluzione 1546 del Consiglio di sicurezza dell´Onu», cioè dicembre dell´anno prossimo.
Via dall´Iraq, dunque, e al più presto possibile. Anche a costo di suscitare una crisi politica interna. In effetti ieri a Varsavia il ministro degli Esteri, Wlodzimierz Cimoszewicz, qualificava un «errore tecnico» l´annuncio del suo collega della Difesa mentre il portavoce del governo precisava che «non esiste nessuna decisione governativa» sul ritiro. La Polonia ha in Iraq 2.500 soldati e guida una forza multinazionale di 6.000 uomini. Ed è la quarta forza della coalizione dopo Usa, Gran Bretagna e Italia. Più del 70 per cento dei cittadini polacchi è contro la presenza delle truppe e solo il 7 per cento la approva senza riserve. L´anno prossimo sono in calendario le elezioni politiche mentre già il 15 ottobre prossimo il governo deve affrontare la prova di una mozione di sfiducia. Appuntamento molto difficile perché il partito socialista UP minaccia di ritirarsi dalla coalizione guidata da Marek Belka se non ci saranno impegni precisi sul ritiro dall´Iraq. Da qui le tentazioni di eliminare al più presto dal dibattito politico il problema iracheno. Anche se ci fosse un mandato dell´Onu la Polonia, secondo Szmajdzinski, «dovrebbe ridurre la sua partecipazione limitandola a qualche ufficiale di collegamento» perché «noi non abbiamo un esercito ricco come quello degli Stati Uniti o della Gran Bretagna. Le nostre possibilità sono limitate».
Le dichiarazioni che si moltiplicano su un possibile ritiro dall´Iraq dopo le prossime elezioni in quel paese - l´Italia, prima della Polonia, con il vicepremier Fini, e gli Stati Uniti con il segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld - acuiscono nella Nato la vigilanza polemica di quanti (Germania, Francia, Belgio, Spagna) vogliono evitare che la patata bollente irachena venga scaricata nelle mani dell´Alleanza. Per ora i comandi atlantici lavorano sull´ipotesi di una missione di istruttori che dovrebbero «formare» il nuovo esercito iracheno. Gli istruttori potrebbero essere 3.000, secondo quanto aveva indicato già a fine settembre il comandante supremo delle forze alleate in Europa, il generale americano James Jones.
Via dall´Iraq, dunque, e al più presto possibile. Anche a costo di suscitare una crisi politica interna. In effetti ieri a Varsavia il ministro degli Esteri, Wlodzimierz Cimoszewicz, qualificava un «errore tecnico» l´annuncio del suo collega della Difesa mentre il portavoce del governo precisava che «non esiste nessuna decisione governativa» sul ritiro. La Polonia ha in Iraq 2.500 soldati e guida una forza multinazionale di 6.000 uomini. Ed è la quarta forza della coalizione dopo Usa, Gran Bretagna e Italia. Più del 70 per cento dei cittadini polacchi è contro la presenza delle truppe e solo il 7 per cento la approva senza riserve. L´anno prossimo sono in calendario le elezioni politiche mentre già il 15 ottobre prossimo il governo deve affrontare la prova di una mozione di sfiducia. Appuntamento molto difficile perché il partito socialista UP minaccia di ritirarsi dalla coalizione guidata da Marek Belka se non ci saranno impegni precisi sul ritiro dall´Iraq. Da qui le tentazioni di eliminare al più presto dal dibattito politico il problema iracheno. Anche se ci fosse un mandato dell´Onu la Polonia, secondo Szmajdzinski, «dovrebbe ridurre la sua partecipazione limitandola a qualche ufficiale di collegamento» perché «noi non abbiamo un esercito ricco come quello degli Stati Uniti o della Gran Bretagna. Le nostre possibilità sono limitate».
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