Da Il Messaggero del 22/10/2004
L’INCHIESTA DI GENOVA
Tre sul registro degli indagati
di Rita Di Giovacchino
ROMA - La prima ad aprire l’inchiesta sui quattro body-guard rapiti in Iraq è stata la procura di Genova. A giustificare l’attenzione della magistratura, oltre all’uccisione del genovese Fabrizio Quattrocchi, fu il sospetto che a partire dal dicembre 2003 si fosse attivata una vera e propria attività di reclutamento da parte della Dts, società di sicurezza operante a Bagdad, nei confronti di body-guard appartenenti alla Ibsa genovese. Il reclutatore, come poi si accertò, era Paolo Simeone, anche lui genovese, ex lagunare e collaboratore di Intersos. E agli atti dell’inchiesta ci sono numerose e-mail da lui inviate a Davide Giordano, detto Davidone, amico di Quattrocchi, dove si fa riferimento a una stretta collaborazione con la Cia. Dopo l’uccisione di Quattrocchi, buona parte degli atti è passata alla procura di Roma, ma a Genova si è continuato a indagare sulla stessa ipotesi di reato contestata dal gip di Bari, ovvero l’”arruolamento non autorizzato al servizio di Stato estero”, che trasforma i quattro body-guard in mercenari, inseriti in azioni di fiancheggiamento delle attività militari della coalizione anglo-americana. Sul registro degli indagati, a quanto se ne sa, per ora ci sono soltanto tre nomi: Giordano, Simeone e la sua compagna, Valeria Castellani, responsabile amministrativa della società.
Ma soltanto Giordano è stato interrogato, Simeone ha preferito mettere a verbale davanti alla Digos di Roma. La Castellani non è mai comparsa di fronte agli inquirenti, ma in una recente intervista ha raccontato la sua esperienza di volontaria a Bassora, nelle fila di ”Un ponte per...” (la stessa organizzazione di Simona Pari e Simona Torretta). Ma dice anche: «Sento il dovere di combattere il terrorismo, se fosse stato possibile farlo con il volontariato non avrei imbracciato il mitra. Ora lavoro per una società americana grazie all’arruolamento presso il Dipartimento Usa». Un’affermazione che sembra confermare l’ipotesi della procura. A Genova si è anche indagato, non si sa con quale esito, sulle anomalie del sequestro, annunciato una settimana prima che si realizzasse, quando un reporter della Reuters disse di aver visto quattro italiani nelle mani di iracheni armati.
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