Da La Repubblica del 06/10/2004
Pronto il decreto del ministro Alemanno. Ma finora il governo non è mai riuscito a trovare un´intesa sul tema
Giro di vite sui campi biotech
Regole severe contro il rischio contaminazione. E chi inquina pagherà
di Antonio Cianciullo
ROMA - Misure rigorose per evitare la contaminazione transgenica dei campi tradizionali e biologici. Rispetto della normativa regionale, in maggioranza contraria agli ogm. Protezione della purezza dei semi. E, soprattutto, piena responsabilità di chi usa piante transgeniche: in caso di danni sarà chiamato a risponderne. Sono questi i paletti fissati dal ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno nel decreto sulla coesistenza tra colture ogm e colture tradizionali che sarà discusso venerdì al Consiglio dei ministri.
Il ministro ha anticipato i punti essenziali del provvedimento intervenendo a un convegno a Palazzo Rospigliosi, sede della Coldiretti, in cui sono stati sintetizzati i risultati finora raggiunti dal progetto triennale di indagine sugli ogm organizzato dall´Istituto nazionale per la ricerca sugli alimenti e la nutrizione (1.900 studi raccolti in una banca dati). «L´Italia, in ambito europeo, ha il massimo numero di piante selvatiche affini a quelle coltivate e quindi la contaminazione con le specie selvatiche è altamente probabile», ha ricordato Alessandro Pignatti, ordinario di ecologia alla Sapienza di Roma. «L´impatto ambientale derivante da un utilizzo poco accorto delle biotecnologie in agricoltura potrebbe arrecare all´ecosistema danni senza precedenti», ha aggiunto Riccardo Guarino, botanico dell´università di Cagliari.
Dopo le relazioni scientifiche, ha preso la parola Alemanno spiegando che i pilastri del nuovo decreto saranno «la responsabilità del produttore, le verifiche del rischio di contaminazione, il recepimento delle normative regionali preesistenti, con attività regolatoria e verifiche» perché «fino a quando quest´opera non sarà completata, non vogliamo che l´utilizzo degli ogm porti a una contaminazione diffusa». In sostanza il ministro ha proposto un patto con il mondo agricolo: risorse per la ricerca pubblica, sperimentazione anche in campo aperto da regolamentare assieme al ministero dell´Ambiente, ma difesa rigorosa della sicurezza del made in Italy gastronomico.
L´annuncio di Alemanno ha suscitato reazioni contrapposte anche nelle associazioni agricole. Mentre la Confagricoltura si è dichiarata stupita per un decreto legge «non concertato», la Confederazione italiana agricoltori ha espresso pieno appoggio al ministro e ha chiesto una sospensione temporanea della commercializzazione delle varietà ogm. Anche la Coldiretti si è schierata con Alemanno ricordando che già 1.112 Comuni e 12 Regioni si sono dichiarati ogm free e affermando che «per il biotech in Italia non c´è spazio né nei campi né sulle tavole».
Il decreto sulla normativa di coesistenza non ha comunque di fronte un cammino in discesa. E´ la terza volta che il ministro delle Politiche agricole annuncia il varo di un provvedimento per la tutela delle coltivazioni convenzionali e biologiche dal rischio ogm, ma finora il governo non è riuscito a trovare la coesione necessaria ad affrontare il tema.
Ora però la pressione sta salendo perché, dopo l´iscrizione al registro europeo delle sementi di 17 varietà di mais ogm, già la prossima stagione di semina potrebbe presentare problemi per le filiere biologiche e convenzionali. «Se venerdì prossimo il governo non approverà il decreto legge sugli ogm chiameremo le organizzazioni agricole, ambientaliste e dei consumatori alla mobilitazione generale per la salvaguardia della qualità e della sicurezza del sistema agroalimentare del Paese», ha annunciato la senatrice verde Loredana De Petris. A favore della mobilitazione si sono già dichiarate le associazioni ambientaliste: da Greenpeace alla Legambiente, dal Wwf ai Vas.
Il ministro ha anticipato i punti essenziali del provvedimento intervenendo a un convegno a Palazzo Rospigliosi, sede della Coldiretti, in cui sono stati sintetizzati i risultati finora raggiunti dal progetto triennale di indagine sugli ogm organizzato dall´Istituto nazionale per la ricerca sugli alimenti e la nutrizione (1.900 studi raccolti in una banca dati). «L´Italia, in ambito europeo, ha il massimo numero di piante selvatiche affini a quelle coltivate e quindi la contaminazione con le specie selvatiche è altamente probabile», ha ricordato Alessandro Pignatti, ordinario di ecologia alla Sapienza di Roma. «L´impatto ambientale derivante da un utilizzo poco accorto delle biotecnologie in agricoltura potrebbe arrecare all´ecosistema danni senza precedenti», ha aggiunto Riccardo Guarino, botanico dell´università di Cagliari.
Dopo le relazioni scientifiche, ha preso la parola Alemanno spiegando che i pilastri del nuovo decreto saranno «la responsabilità del produttore, le verifiche del rischio di contaminazione, il recepimento delle normative regionali preesistenti, con attività regolatoria e verifiche» perché «fino a quando quest´opera non sarà completata, non vogliamo che l´utilizzo degli ogm porti a una contaminazione diffusa». In sostanza il ministro ha proposto un patto con il mondo agricolo: risorse per la ricerca pubblica, sperimentazione anche in campo aperto da regolamentare assieme al ministero dell´Ambiente, ma difesa rigorosa della sicurezza del made in Italy gastronomico.
L´annuncio di Alemanno ha suscitato reazioni contrapposte anche nelle associazioni agricole. Mentre la Confagricoltura si è dichiarata stupita per un decreto legge «non concertato», la Confederazione italiana agricoltori ha espresso pieno appoggio al ministro e ha chiesto una sospensione temporanea della commercializzazione delle varietà ogm. Anche la Coldiretti si è schierata con Alemanno ricordando che già 1.112 Comuni e 12 Regioni si sono dichiarati ogm free e affermando che «per il biotech in Italia non c´è spazio né nei campi né sulle tavole».
Il decreto sulla normativa di coesistenza non ha comunque di fronte un cammino in discesa. E´ la terza volta che il ministro delle Politiche agricole annuncia il varo di un provvedimento per la tutela delle coltivazioni convenzionali e biologiche dal rischio ogm, ma finora il governo non è riuscito a trovare la coesione necessaria ad affrontare il tema.
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