Da La Repubblica del 06/10/2004

Clandestini, alt ai voli per la Libia

Il Viminale: il racket ha bloccato gli arrivi, da noi messaggio forte

Telefonata Berlusconi-Gheddafi. Per il governo "emergenza finita", Tripoli avrebbe difficoltà con gli emigranti
Decisione dopo le accuse all´Italia per le espulsioni di massa. An rinuncia al reato di immigrazione non autorizzata

di Claudia Fusani

ROMA - Dopo tre giorni di voli continui, una ventina, ieri la pista dell´aeroporto di Lampedusa non ha visto la processione di uomini costretti a salire sugli aerei con destinazione Tripoli e altri scali nel deserto libico al confine con Egitto e Algeria. Il ponte-aereo è stato sospeso. Il Viminale insiste nel dire che «il piano dei trasferimenti dei clandestini sbarcati in Italia prosegue secondo gli accordi con il governo di Tripoli» e che «sarà modulato in base alle necessità». Ma qualcosa è cambiato. Soprattutto, ammettono al Viminale, «siamo riusciti a dare quel messaggio forte e netto al racket dell´immigrazione clandestina che da 48 ore è stato costretto a fermare la partenza delle imbarcazioni». Era questa la cosa che premeva di più. C´erano precise informazioni di polizia che parlavano di decine e decine di imbarcazioni di fortuna in partenza per l´Italia. E proprio nelle settimane prima della ratifica della fine dell´embargo alla Libia.

Ieri è stata un´altra giornata difficile negli uffici del Dipartimento dell´Immigrazione. Il premier Berlusconi e il colonnello Gheddafi si sono sentiti al telefono lunedì sera: i ringraziamenti per la collaborazione delle autorità libiche e un veloce punto sulla situazione. I viaggi del racket sembrano essersi fermati. Ma in Italia continua a montare la polemica con l´opposizione che accusa Pisanu di «comportamenti illegali» e di «gravi violazioni del diritto umanitario internazionale». E anche da Bruxelles sono arrivati rimproveri e accuse. Così ieri il Viminale ha deciso lo stop dei voli. Ufficialmente perché «l´emergenza è finita», al racket «sembra essere arrivato il segnale forte e chiaro» e ora è possibile «modulare i rimpatri in base alle necessità». Ufficiosamente i motivi sono altri. «La Libia - si spiega - è in difficoltà, più di mille persone in tre giorni, non riesce più ad accogliere e a smistare i clandestini che devono essere rimpatriati nei paesi di provenienza». E poi un segnale di rallentamento doveva essere dato anche all´opposizione in Italia e a Bruxelles. Ma il Viminale ribadisce di aver rispettato la legge e le norme internazionali. «Non abbiamo fatto espulsioni di massa ma respingimenti alla frontiera così come previsto anche dalla legge Turco-Napolitano». I clandestini sono stati identificati - soprattutto marocchini, egiziani e algerini - rifocillati e respinti là da dove sono arrivati: la Libia, come hanno certificato la rotta delle imbarcazioni. Chi, invece, aggiunge il Viminale, «ha la possibilità di fare richieste d´asilo, come gli etiopi e gli eritrei, è stato portato nei Centri di accoglienza». Sono 250, finora, su 2300 arrivi dall´11 di settembre.

Intanto ieri al Senato la Cdl ha presentato un emendamento al decreto legge di attuazione della Bossi-Fini che prevede la costruzione di Centri di accoglienza all´estero, nei paesi di transito dei flussi dei clandestini. E An ha rinunciato al reato di immigrazione clandestina. Venerdì il ministro dell´Interno Giuseppe Pisanu riferirà a Montecitorio per dimostrare che il ponte-aereo ha rispettato uomini e leggi.

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