Da La Repubblica del 26/09/2004

L´Italia taglia i fondi per l´Aids

Troppe spese in Iraq: sospesi i contributi al Fondo globale per la lotta all´Hiv

Organismo sotto egida Onu, acclamato da Berlusconi al G8 di Genova nel 2001
Roma ha bloccato i finanziamenti promessi per il 2004, spesi per altri capitoli
È un caso unico fra i paesi donatori. La prossima scadenza è a fine settembre

di Francesca Caferri

ROMA - I soldi per la lotta all´Aids non ci sono: e non solo perché l´economia non brilla e lo Stato taglia le spese dove può. Ma soprattutto perché i fondi destinati sono in parte già stati spesi per altri «impegni inderogabili assunti nel corso dell´anno», primo fra tutti la missione in Iraq. Si riassume così la vicenda del mancato finanziamento 2004 da parte dell´Italia al Fondo globale per la lotta all´Aids e alla Tubercolosi, organismo che gestisce e coordina sotto le insegne delle Nazioni Unite la lotta mondiale contro l´Aids e che proprio dall´Italia e dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi fu fortemente voluto e istituito nel G8 del 2001 a Genova.

Proprio al Fondo, che di quel vertice fu considerato dalla presidenza italiana il massimo successo, Roma sta facendo mancare il suo sostegno, nonostante l´impegno ribadito di fronte al mondo nel G8 dello scorso anno ad Evian, in Francia. E in un momento in cui sull´impegno italiano nel mondo la Farnesina sta giocando la partita per ottenere un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell´Onu.

La vicenda ha radici lontane: nel 2001 l´Italia, insieme agli altri membri del G8 e ad altri paesi che hanno successivamente aderito, si è impegnata a versare il proprio contributo - pari a 100 milioni di dollari annui - nelle casse del Fondo Globale, che li avrebbe poi destinati ai paesi dove la lotta contro l´Aids è più difficile. L´impegno è stato rispettato con puntualità nel 2002 e nel 2003: non nel 2004. Alla prima scadenza - 31 luglio - Roma è stata l´unico fra i paesi donatori a non versare la propria quota: e si avvia verso un triste bis alla seconda scadenza, quella del 30 settembre, considerata fondamentale a Ginevra. È in base ai soldi arrivati a quella data infatti che gli Stati Uniti versano il proprio contributo, che non può superare 1/3 del totale versato dagli altri paesi. Se non ci saranno i 100 milioni italiani dunque il totale sarà più basso e più basso il contributo americano: un danno ulteriore stimato in 40 milioni di dollari.

A impedire il pagamento è stato il disegno di legge sull´assestamento del Bilancio dello Stato in discussione alla Camera. In pratica, dovendo far quadrare i conti, il ministro del Tesoro Domenico Siniscalco ha tagliato tre capitoli di spesa del ministero degli Esteri per un totale di 250 milioni di euro. Nel primo - il 2180 - erano compresi i 100 milioni di dollari del Global fund: gli altri due contenevano invece i finanziamenti per gli organismi multilaterali - Nazioni Unite in primis - e per le organizzazioni non governative.

Il taglio ha generato una vera e propria sollevazione. Sollecitati da politici, responsabili di ong e tecnici i ministri competenti, Sirchia per la Salute e Frattini per gli Esteri, si sono impegnati a fare pressioni su Siniscalco perché i fondi fossero ripristinati. Interrogato giovedì in commissione Esteri della Camera da un gruppo di parlamentari guidati da Valdo Spini e Laura Cima, il ministero degli Esteri, per bocca del sottosegretario Mantica, si è impegnato a far di tutto per la «revisione di queste misure» ma ha anche fatto presente la difficoltà del compito, dato che «altri impegni inderogabili assunti nel corso dell´anno, tra i quali i contributi all´assistenza umanitaria in Iraq e per la lotta alla poliomielite, sono stati fatti gravare sugli stessi fondi». Come dire, i soldi sono già stati spesi, dovremmo provare a trovarne altri.

Impegno che il governo sta provando a mantenere: giovedì in commissione bilancio della Camera sono stati presentati alcuni emendamenti volti proprio a liberare soldi per la lotta all´Aids. Ma in parte questi emendamenti sono già stati dichiarati inammissibili, e quelli ammissibili, qualora fossero approvati, sposterebbero solo due milioni di euro, una cifra del tutto insufficiente.

Se poi, in extremis, il governo si muovesse con un provvedimento autonomo e Roma riuscisse a saldare il debito entro dicembre - in modo da non risultare insolvente per il 2004 - resterebbe il danno dovuto alla perdita dei soldi americani. Comunque vada insomma, per colpa del ritardo italiano la lotta all´Aids potrà contare nel 2004 su una cifra compresa fra i 40 e i 140 milioni di dollari in meno. Per capire gli effetti "reali" di ciò, basta un calcolo: la terapia anti-retrovirale annuale per un malato di Aids nei paesi in via di sviluppo costa fra i 250 e i 600 dollari. Far mancare milioni di dollari significa condannare a morte migliaia di persone.

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