Da Corriere della Sera del 21/09/2004

Libia, Ue pronta alla revoca dell’embargo

Domani Bruxelles decide: «Consensi sulla proposta italiana». E Bush toglie le ultime sanzioni

di Giuseppe Sarcina

BRUXELLES - La diplomazia italiana sta lavorando per portare a casa l’accordo dell’Unione Europea «per una deroga parziale all’embargo sulle armi» alla Libia. Domani i 25 rappresentanti della Ue esamineranno la proposta formulata la settimana scorsa dal governo di Roma. «Ho fatto sondaggi a largo raggio - osserva Rocco Cangelosi, ambasciatore a capo della rappresentanza italiana -. Ho riscontrato un consenso crescente. I grandi Paesi condividono il nostro approccio. Domani mi aspetto il via libera politico. Noi non siamo qui per promuovere azioni paramilitari, ma chiediamo ai partner europei di mettere la Libia nelle condizioni di collaborare nell’attività di contrasto dell’immigrazione clandestina, con azioni di prevenzione, di controllo, ma anche di soccorso, in modo da avvistare per tempo i barconi e ricondurli ai porti di partenza».

Il divieto di vendita di armi ed equipaggiamenti militari alla Libia fu adottato dall’Europa nel 1986, dopo gli attentati alla discoteca di Berlino (La Belle) e gli attacchi agli aeroporti di Vienna e Fiumicino. Il nuovo corso delle relazioni tra Gheddafi e i Paesi occidentali ha già indotto l’Onu ad abolire, l’anno scorso, le sanzioni commerciali applicate al governo libico, ritenuto responsabile dell’esplosione su un aereo americano («caso Lockerbie»). Proprio ieri il presidente George Bush ha ritirato ufficialmente le misure restrittive, già sospese nell’aprile scorso. Riprendono, quindi, in pieno gli scambi tra i due Paesi, a cominciare dall’importazione di petrolio libico, per finire ai voli di linea. Ora potrebbe essere il turno dell’Europa. Tra oggi e domani gli esperti metteranno a punto la lista degli «strumenti», cui togliere il lucchetto. Non ci sono mitragliette o granate, ma piuttosto scafi veloci da utilizzare come guardacoste, elicotteri, binocoli e visori notturni, radar e altre apparecchiature di avvistamento. La precisione dell’elenco è fondamentale per superare le resistenze dei Paesi nordici. Il governo svedese, in particolare, deve tenere conto dello scetticismo emerso nei dibattiti del proprio Parlamento: diverse forze politiche non sono convinte che il «nuovo Gheddafi» sia totalmente affidabile.

La posizione della Svezia è bilanciata dall’«aperturismo» della Gran Bretagna. Il premier Tony Blair vorrebbe, addirittura, l’abolizione pura e semplice dell’embargo, anche perché gli inglesi hanno già un accordo per addestrare alcuni reparti delle forze di sicurezza libiche. La soluzione della «deroga parziale» raccoglie, invece, il sostegno della fascia mediterranea: Portogallo, Spagna, Francia, Grecia. Tra i «nuovi Paesi» si sono dichiarati a favore la Polonia, la Slovenia e la Slovacchia. La Germania mostra ancora qualche indecisione. Berlino ha risolto il contenzioso con Tripoli il 3 settembre 2004, quando la «Fondazione Gheddafi» e i rappresentanti delle vittime della «La Belle» si sono accordati sul risarcimento. I fondi, però, non sono stati ancora versati e il governo tedesco, per una questione di principio, vorrebbe chiudere definitivamente la vicenda, prima di dare il via libera all’iniziativa italiana.

La decisione deve essere presa all’unanimità: basta il «no» di uno solo dei 25 «soci» dell’Unione per far saltare il piano di Roma. L’ambasciatore Cangelosi è fiducioso: «Noi proponiamo di fare qualcosa per contrastare l’immigrazione clandestina, un problema che tocca l’Italia, ma anche tutta l’Europa. Penso che alla fine prevarrà questa considerazione. Mi aspetto tempi brevi. Già domani l’"ok" politico dei rappresentanti degli altri Paesi, poi l’approvazione, in automatico, del Consiglio dei ministri, forse a ottobre». Anche la Commissione europea spinge per la cancellazione dell’embargo. Anzi, il presidente della Commissione, Romano Prodi, nei giorni scorsi ha rivendicato il ruolo di «pioniere» nella riapertura delle relazioni con Gheddafi. Prodi aveva aggiunto: «E’ chiaro che dobbiamo fare terminare il prima possibile il blocco dei commerci ed è altrettanto evidente che si possono concepire deroghe alla vendita di armi, cioè azioni pilotate sulla sicurezza».

Ieri, la portavoce del Commissario alle Relazioni esterne, Chris Patten, ha confermato che Bruxelles «vuole un’immediata revoca dell’embargo nei confronti della Libia», sollecitando l’Italia a «non prendere iniziative unilaterali, poiché non è questo il momento per rompere la posizione comune dei 25 Paesi». La Commissione, inoltre, «se ci fosse l’accordo», si impegnerebbe «a fare pressioni per inviare una missione tecnica esplorativa a Tripoli, per capire di che cosa ha bisogno il Paese per contrastare l’immigrazione clandestina».

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