Da La Repubblica del 12/09/2004

Il fronte delle moschee

di Renzo Guolo

SOTTO i tremendi colpi di maglio jihadisti, muta rapidamente anche la scena dell´Islam italiano. Costretto a fare i conti con il proprio "album di famiglia". La "guerra in nome di Dio" ha infatti assunto in questi giorni il devastante volto di Beslan, quello martoriato, e sadicamente mandato in Rete, di Baldoni, o quello minacciato delle due giovani donne italiane rapite. Difficile da digerire. Persino tra coloro che giustificano il "martirio suicida difensivo" in Iraq o in Palestina.

Così a favore della liberazione di Simona Pari e Simona Torretta s´è mobilitato, oltre che l´Islam moderato, anche "l´Islam delle moschee". L´Ucoii, insieme alle donne velate dell´Admi, ha manifestato contro il terrorismo in un giorno simbolo come l´11 settembre.

La mobilitazione musulmana è una novità rilevante. Anche quella dell´Ucoii, organizzazione islamista neotradizionalista. La sua leadership e molti dei suoi militanti si riconoscono nell´islam dei Fratelli musulmani, di cui Hamas è la costola palestinese. In passato l´Ucoii aveva già condannato altri atti terroristici; ma le sue ascendenze politiche e i sottili distinguo, in particolare sugli attentati di Hamas, avevano sempre attirato su quelle prese di posizione quantomeno l´accusa di ambiguità. Nei suoi ultimi comunicati la condanna del terrorismo appare più netta. Anche se la radicale critica alla guerra, alla politica americana, israeliana o russa, non viene meno. Mobilitandosi a favore degli ostaggi italiani, anche l´islam neotradizionalista assume un profilo più marcatamente nazionale. Imitando il suo "confratello" dell´Uoif, protagonista in Francia della mobilitazione a favore di Malbrunot e Chesnot. Mobilitazione che, nella circostanza, ha dato un carattere "repubblicano" a un Islam transalpino che pure rimane fortemente critico nei confronti della laicità francese.

"L´Islam delle moschee" porta con sé una dote pesante. In Italia frequenta i luoghi di culto meno del dieci per cento dei musulmani. Ma questi sono controllati in gran parte dall´Ucoii. E coloro che li frequentano sono stranieri: mediorientali, africani, balcanici, asiatici. Una presa di posizione senza ambiguità contro il terrorismo da parte dell´Ucoii sarebbe importante. Perché permetterebbe d´orientare soggetti che, nell´attuale clima di scontro internazionale, rischiano di scivolare nella spirale del terrorismo.

Ma, paradossalmente, l´emergere di un Islam neotradizionalista dal possibile profilo nazionale scombussola il progetto di nazionalizzazione dell´islam italiano. Nei giorni scorsi ha avuto grande eco il "Manifesto contro il terrorismo", firmato da numerose personalità di fede islamica in Italia. Oltre a ribadire la condivisione dei valori costituzionali, chiedevano alle istituzioni un sostegno nella battaglia in corso nella comunità islamica. Battaglia che ha come obiettivo non tanto soggetti marginali come Adel Smith, ma la marginalizzazione del più radicato "Islam delle moschee". Accusato di essere il "cavallo di Troia" degli islamisti, di utilizzare i luoghi di culto per l´indottrinamento; e, soprattutto, di stendere il silenzio su arruolamenti di combattenti e aspiranti terroristi suicidi che avverrebbero tra le loro mura. Lo scambio politico proposto nel "Manifesto" è palese: l´istituzionalizzazione di un islam italiano che faccia da diga al fondamentalismo, in cambio di un´intesa con lo Stato che consegni la rappresentanza dell´Islam ai "moderati". Il ministro Pisanu offre da tempo una sponda ai moderati, oltre che minacciare la mano dura nei confronti delle aree grigie di contiguità con il terrorismo. Anche le sue affermazioni di ieri vanno in questa direzione. In particolare quella sulla formazione degli imam, figure chiave nella comunità musulmana. Pisanu ha indicato la strada della loro "nazionalizzazione", affermando che dovranno parlare italiano e dare garanzia sul rispetto della nostra identità nazionale e del nostro ordinamento giuridico-politico. Un´indicazione che prelude alla formazione statale delle guide dei musulmani ma che necessita della firma di un´intesa. E che funge da sbarramento nei confronti dell´Islam "straniero".

Riemerge così il problema non trascurabile della questione della rappresentanza. Tra i moderati che hanno firmato l´appello contro il terrorismo vi sono infatti esponenti dell´"Islam degli stati" della moschea di Roma, singole personalità, esponenti di quella "minoranza della minoranza" rappresentata dalla comunità sciita in Italia. In larga maggioranza si tratta di convertiti, decisi a vivere in Italia da musulmani italiani. Il loro limite è nello scarso radicamento. Ma è possibile istituzionalizzare l´Islam italiano senza la componente neotradizionalista? Meglio una rassicurante rappresentanza senza rappresentatività o un´ambigua rappresentatività reale almeno nelle leadership? Coloro che si riconoscono nel "Manifesto" ritengono che solo consegnando loro la rappresentanza si toglierà forza agli islamisti. Ma proprio l´esclusione dell´Islam neotradizionalista, di fatto senza precedenti in Europa, potrebbe alimentare una conflittualità destinata a palesare la debolezza della rappresentanza moderata. Qualora il rifiuto dell´Ucoii al jihadismo fosse davvero senza riserve potrebbe poi venire meno un importante argine al terrorismo. Comunque vada in questi drammatici giorni, l´Islam in Italia è già un protagonista politico con cui fare i conti.

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