Da La Repubblica del 13/09/2004

L´accordo sui pattugliamenti congiunti non è mai stato operativo. Intanto i negrieri cambiano base

Gheddafi e il patto con Berlusconi "Ma finora nessuno l´ha rispettato"

Gli ultimi "carichi" di uomini non hanno precedenti e non sono passati inosservati sull´altra sponda del Mediterraneo

di Attilio Bolzoni

E´ ancora il mare dei negrieri. Sono sempre loro i padroni di quel Mediterraneo che sta tra l´Africa e Lampedusa, mare solcato dai soliti barconi fradici e carichi di disperazione, quelli che salpano dalle baie intorno ad Al Zuwarah e approdano dietro l´isola dei Conigli. E´ sempre il mare dei trafficanti di uomini. Nonostante cene e alleanze consumate meno di tre settimane fa sotto una tenda nel deserto della Sirte, nonostante il «patto» tra Silvio Berlusconi e il colonnello Gheddafi. Arrivano sempre, da questa parte. Quasi mille in quarantotto ore. Qualcosa non sta funzionando nell´intesa tra l´Italia e la Libia. Qualcosa probabilmente è «saltato» in quell´accordo che avrebbe dovuto fermare i grandi sbarchi. E´ sempre invasione. Cento in più o cento in meno, ma a fine estate la conta è uguale a quella del 2001 e del 2002 e del 2003: sono tra 12 e i 13 mila i clandestini che in questi ultimi otto mesi hanno toccato l´Europa che sta più a sud: Lampedusa.

Patto siglato il 3 di luglio dell´anno scorso e perfezionato tra l´11 e il 25 agosto di quest´anno, patto che prevede sostanzialmente «pattugliamenti congiunti» in cielo, per mare e a terra, aerei in ricognizione, motovedette di guardia davanti alle coste, jeep in perlustrazione tra le dune del primo deserto libico. Così bisognava frenare l´ondata di arrivi e mettere fuori gioco i negrieri. Ma così non è stato. «L´accordo non è diventato ancora operativo, non c´è stato il tempo per inviare i mezzi promessi dall´altra parte del Mediterraneo, non c´è stato insomma il tempo per mettere in pratica ciò che era stato deciso nella Sirte tra i due governi», fa sapere uno degli investigatori italiani che da anni è sulla frontiera siciliana. Sarà come sarà ma i «viaggi» degli ultimi due giorni sono stati senza precedenti, due «carichi» - uno giunto a Lampedusa e l´altro intercettato dai guardacosta tunisini - che non potevano passare inosservati. Tutti e due partiti sempre da lì, sempre dalla città dei mercanti di schiavi che si chiama Al Zuwarah.

Eppure le cose sembravano mettersi al meglio, un anno fa. Quando si fecero i primi passi per quell´accordo «anti sbarchi» e quando a Tripoli si insediò una piccola task force di italiani, obiettivo collaborare con la polizia locale. E´ l´»Unità operativa nazionale», un pool di investigatori che lavora fianco a fianco con i libici per stanare i negrieri, per riversare informazioni preziose alle Questure di Siracusa, Ragusa e soprattutto Agrigento, per monitorare giorno dopo giorno i flussi migratori clandestini. E´ andata bene per quasi sei mesi. Insieme, italiani e libici, hanno anche incastrato alcune bande di trafficanti, prima fra tutte quella che gestiva le «traversate» dei neri provenienti dall´Africa orientale, una cosca capeggiata da Madame Gennet, una giovane eritrea che era diventata ricchissima in un paio di anni vendendo «viaggi» per l´Europa. Sembrava più sicuro il mare tra la Libia e la Sicilia. E sembravano in difficoltà i negrieri di Al Zuwarah, l braccati per la prima volta dai poliziotti di Tripoli. Tanto in difficoltà che il traffico di uomini - secondo fonti della nostra intelligence - stava già trasferendo le sue basi dalla Libia a Malta, stava tornando in mano ai clan di La Valletta che nei primi Anni Novanta spadroneggiavano nel Mediterraneo. I negrieri si spostano. Dal Pireo ai porti tunisini di Kelibia e Sfax, da Malta ad Al Zuwarah. Si spostano quando sentono la pressione, quando i controlli sono duri, quando la polizia del Paese dove operano non chiude tutti e due gli occhi. E´ andata così anche in Libia. Fino a qualche settimana fa. Fino a quella cena sotto la tenda dove Moammar Gheddafi aveva promesso che l´isola di Lampedusa non sarebbe stata più invasa.

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