Da La Repubblica del 10/06/2004
L´amaca
di Michele Serra
I dati Istat sulla criminalità (in aumento) smentiscono clamorosamente quelli del governo, che annuncia un consistente calo dei reati. Quando succedono queste cose, come direbbe il giovane Holden, io ci resto secco. Perché un conto sono le idee, per loro natura variabili dell´intelletto, un altro i dati della realtà, che dovrebbero essere l´unico, vero patrimonio comune di ogni discorso sensato. Per dirla con un esempio banale: se uno mi dice "Michele sei un pirla" devo fare i conti con un´opinione fortemente negativa sulla mia perspicacia, ma ho ampia facoltà di controbattere. Ma se uno mi dice "ho deciso che tu non ti chiami Michele, ma Beppe", non ho difesa. Perché una discussione che prende abbrivio dalla contraffazione della realtà non è una discussione. È pura violenza. Poiché l´Istat, fino a prova contraria, è un istituto di ricerca, tendo a dubitare dei dati trionfalistici del Viminale. E mi chiedo come difendersi da una propaganda elettorale che, evidentemente, ha deciso che Michele si chiama Beppe. Essendo la politica ridotta a pubblicità, perché non provare (prossima volta, ormai è tardi) a ricorrere al Giurì contro la pubblicità mendace? Uno yogurt che nei suoi spot falsifica i suoi ingredienti finisce davanti ai giudici. E un partito che falsifica i numeri?
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
di Stefano Porro su La Stampa del 29/12/2003
Gasparri: «Il duopolio? Resta com’è, anzi non esiste»
«Ora spero che le tv di Silvio rimangano in mani italiane. Ha fatto bene a vendere, la sinistra non lo vedrà col piattino»
«Ora spero che le tv di Silvio rimangano in mani italiane. Ha fatto bene a vendere, la sinistra non lo vedrà col piattino»
di Mario Ajello su Il Messaggero del 15/04/2005
di Elisabetta Povoledo su International Herald Tribune del 14/04/2005