Da Corriere della Sera del 09/05/2004

L’intelligence ordinò: «ammorbidite i detenuti»

Il rapporto Taguba indica responsabilità del Pentagono. Accuse alla Cia, nuove foto scuotono l’America

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Inorridita, l’America si chiede dove la porterà lo scandalo delle torture. Fino a che livello arrivano le responsabilità. Secondo la «France Press», che ha ottenuto una copia del rapporto segreto del generale Taguba sulle torture ad Abu Ghraib, la polizia militare del carcere ha ricevuto l’ordine da «agenti dell’intelligence militare» e di «altre agenzie governative» di cambiare le procedure e ammorbidire i detenuti per renderli «più cooperativi». E l’agenzia di stampa Ap rivela che l’anno scorso il Pentagono bloccò l’invio di un legale (il parlamentare repubblicano Steve Buyer) che avrebbe dovuto supervisionare i lavori della polizia militare.

Foto e testimonianze agghiaccianti si seguono a ritmo serrato, mentre la tv via cavo Msnbc ripete che «il peggio deve ancora venire» e parla di stupri, di sodomia, persino «atti impropri commessi su cadaveri». Il «New York Times» ricorda che alcuni riservisti inquisiti per le torture sono guardie carcerarie, e che nelle prigioni Usa «si registrano abusi fisici e sessuali simili a quelli dell’Iraq». Cita le sevizie di detenuti pestati, costretti a indossare mutandine femminili, incappucciati «perché non sputino sui secondini». Svela che il primo direttore a Abu Ghraib fu Lane McCotter, che nel '97 dovette dimettersi da capo delle carceri dello Utah dopo la morte di un detenuto in manette per 16 ore, nudo, a una sedia.

Tra le denunce di ieri, quelle della «Abc», descrivono l'omicidio a colpi di karate di un baatista, Nadem Sadin Hatab di 52 anni, sospettato del sequestro della soldatessa Usa Jessica Lynch. L'assassinio avviene lo scorso giugno a White Horse, la base presso Nassiriya poi passata sotto il controllo italiano. Il sergente Gary Pittman e il caporale William Scott Roy, spezzano un osso in gola e le costole alla vittima, che muore dopo alcune ore tra atroci sofferenze «nel suo sudore e le sue feci».

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