Da Corriere della Sera del 15/04/2004

L’Iran tenta la mediazione e manda inviati a Bagdad

La svolta dopo la richiesta degli Usa, contatti diretti anche con l’Italia. Frattini: Teheran sta mantenendo gli impegni

di Gianna Fregonara

ROMA - La notizia di Al Jazira , che annuncia l’esecuzione di uno degli italiani rapiti in Iraq, arriva come un macigno alle dieci di sera su una giornata segnata dalla trattativa e persino dal riavvicinamento storico tra Stati Uniti e Iran, nel tentativo di risolvere la crisi degli ostaggi nelle mani delle bande irachene. Era infatti da ieri mattina che una delegazione iraniana, inviata dal ministro degli Esteri di Teheran Kamal Kharrazi, stava trattando a Bagdad per il rilascio dei civili rapiti, una quarantina in tutto, da gruppi di terroristi e di ribelli iracheni: a guidarla è Hossein Sadeghi, direttore del ministero per gli Affari nel Golfo Persico, che avrebbe dovuto incontrare i vertici della Coalizione (l’inviato inglese Jeremy Greenstock) e le autorità religiose sciite irachene. Il governo iraniano si era offerto di mediare per gli ostaggi nell’ambito di una più ampia offensiva diplomatica per «riportare al più presto la normalità in Iraq e riconsegnare al popolo iracheno il governo del Paese». Ad annunciarlo è stato lo stesso Kharrazi, che ha spiegato come il suo governo stia lavorando su richiesta degli americani. Dopo il rapimento dei quattro italiani, anche il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva contattato Kharrazi per chiedere che la delegazione iraniana si occupasse degli ostaggi del nostro Paese. Le notizie di ieri sera hanno gelato le speranze: è lo stesso ministro degli Esteri ad ammettere che i quattro italiani erano probabilmente in mano a «banditi fuori controllo» e non alle brigate di Al-Sadr.


NEMICI - Resta di questa giornata il riavvicinamento, in parte ufficialmente negato, tra l’Iran - considerato uno dei Paesi dell’asse del male da Washington - e gli Stati Uniti a segnare comunque una svolta nella crisi irachena. Ha raccontato Kharrazi che i rapporti vanno avanti da qualche tempo grazie alla mediazione svizzera (sono gli svizzeri a curare gli interessi statunitensi a Teheran visto che tra i due Paesi non ci sono rapporti diplomatici dal 1980). Gli americani avrebbero mandato alcuni messaggi con una richiesta di aiuto e mediazione anche con il leader radicale sciita Al Sadr, ha raccontato il ministro degli Esteri iraniano. E le sue parole sono state in parte confermate da Washington che ha dato il benestare all’arrivo della delegazione in Iraq, spiegando però che si tratta di un intervento richiesto dagli inglesi al quale «ovviamente noi non opponiamo obiezioni», hanno commentato dal Dipartimento di Stato.


CONTATTI - La scelta collaborativa di Kharrazi rischia di non essere indolore per il governo iraniano. E non a caso il ministro degli Esteri precisa, proprio nel giorno in cui invia la delegazione, di «aver avuto sì alcuni contatti con gli americani» che però sono finiti perché «ci siamo accorti di non andare da nessuna parte». L’errore americano secondo Kharrazi sarebbe stato quello di non «coinvolgere le autorità religiose e i governi dei Paesi vicini, facendo affidamento soltanto sull’uso della forza». L’ayatollah Khamenei, massima autorità religiosa iraniana, ha invece fatto un appello all’unità tra sunniti e sciiti perché restino uniti come «coraggiosa nazione irachena contro le forze di occupazione», accusando gli Stati Uniti e la Gran Bretagna di commettere «brutali e incredibili crimini per il solo scopo di proteggere i loro interessi politici ed economici».


OSTAGGI - Quanto ai quattro ostaggi italiani, Frattini ieri pomeriggio, prima dell’arrivo del flash di Al Jazira , aveva confermato che «l’Italia e il governo faranno tutto il possibile per arrivare in tempi brevi al loro rilascio»: di tutto significa linea dura con i rapitori, ma trattative a tutto campo con autorità religiose e politiche. E fino a ieri sera sembrava che la linea della trattativa con le autorità religiose e della mediazione iraniana potesse funzionare. Parlando del ruolo dell’Iran, Frattini, durante il suo intervento alla Camera, aveva dato anche atto alle autorità di Teheran di avere mantenuto gli impegni: «Khatami e Kharrazi hanno mantenuto quanto detto telefonicamente: "Contribuiremo a spegnere l’incendio"». Ma, come si è capito in serata, la mediazione iraniana è stata impossibile.

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