Da Corriere della Sera del 21/10/2003

Irruzione alla Diaz e false molotov. La controinchiesta dei poliziotti

La difesa dei funzionari sotto accusa: la Procura si è mossa a senso unico

di Giovanni Bianconi

ROMA - Il reato prende una forma concreta il 4 luglio 2002, a pagina 60 del verbale d’interrogatorio del testimone Burgio Michele, assistente di polizia, uno dei tanti uomini in divisa presenti alla scuola Diaz di Genova la sera del 21 luglio 2001. Siamo ancora alle prime pagine del romanzo sulla perquisizione notturna sfociata nella violenza e nella calunnia ai danni dei ragazzi che dormivano in quella scuola, nell’epilogo del drammatico G8 di due anni fa; un romanzo composto di migliaia di pagine di atti giudiziari, che ancora non è arrivato alla parola fine. Il reato consiste nella fabbricazione di una prova falsa da accollare ai no-global, e prende forma quando Burgio racconta ai pm di Genova che «a un certo punto mi arriva una telefonata del dottor Troiani che mi dice che tutto era a posto... e di portare le... le due... la cosa che c’era in macchina, di portargliela lì».


LA CONTROINCHIESTA - La «cosa» sono le due bottiglie molotov addebitate ai 93 ragazzi presenti nella Diaz, che invece uscirono dalla macchina a bordo della quale Burgio era arrivato col suo capopattuglia Troiani e una terza persona. Due bottiglie che sono il fulcro dell’inchiesta sui poliziotti coinvolti in quella sanguinosa e calunniosa perquisizione, nonché del processo che i pm genovesi si apprestano a chiedere contro gli indagati, dai più alti in grado in giù: dagli attuali vice-direttori dell’Antiterrorismo Luperi e Gratteri, passando per l’ex-capo della Digos genovese Mortola, per il vicedirettore del Sevizio centrale operativo Caldarozzi e via di seguito. Nei prossimi giorni gli indagati presenteranno istanze per chiedere agli inquirenti la raccolta di nuove prove ed elementi. Qualcuno domanderà di essere interrogato, altri hanno annunciato la richiesta di spostamento del processo ad altra sede, altri ancora illustreranno le conclusioni delle loro indagini difensive. Una sorta di controichiesta, che mette insieme diverse contestazioni mosse al modo in cui i magistrati di Genova hanno condotto l’indagine e che costituirà l’ossatura delle difese all’interno del processo, se e quando si farà.


TESTIMONE O INDAGATO? - Il primo punto riguarda proprio il reato di falso e calunnia legato alle due bottiglie. Burgio svela il proprio ruolo il 4 luglio, e il giorno 9 il suo superiore Troiani da testimone diventa indagato, proprio per la versione fornita dall’autista. Con l’avvocato al fianco, Troiani dà risposte confuse e contraddittorie, e il 10 tocca di nuovo a Burgio, che rimane testimone. Strano, rilevano oggi i poliziotti finiti sotto accusa per questa vicenda, visto che l’autista può già apparire come un «concorrente» nel reato. E ancor più strano il 9 novembre 2002, quando Burgio, dopo aver confermato la telefonata con Troiani, racconta di essere entrato nel cortile della Diaz con le due bottiglie nascoste sotto il giubbotto, di aver chiesto in giro dov’era Troiani e poi di avergliele consegnate. Perché nascondere le molotov, se non si pensa di fare qualcosa di illecito? Il 10 aprile 2003 Burgio viene interrogato per la quarta volta, ancora come persona informata sui fatti; solo dopo viene indagato, e da allora si rifiuterà di rispondere alle domande. La mancata iscrizione di Burgio nel registro degli indagati per quasi un anno è un aspetto formale che però - nella ricostruzione dei dirigenti inquisiti - diventa sostanziale poiché denota una tendenza dei pm a indagare in una sola direzione: arrivare comunque alla responsabilità dei più alti in grado, piuttosto che accertare la verità, qualunque essa sia. Per propria ammissione Burgio e Troiani sono i protagonisti principali del reato, si contraddicono tra loro e con se stessi addirittura all’interno dello stesso verbale. Ma da quegli interrogatori i pm non sono usciti con la soluzione del «giallo». Né avrebbero fatto ciò che quei contraddittori e confusi verbali potevano consigliare: i due poliziotti non vengono messi a confronto, per tentare di capire chi mente e chi no, o se mentono tutti e due e perché; il «terzo uomo» dell’auto da dove sono state scaricate le molotov non è stato identificato; due ispettori che invece sono stati identificati, e che avrebbero potuto fornire indicazioni sul percorso delle bottiglie nella scuola, non sono stati ascoltati. Eppure queste versioni potevano risultare utili per sciogliere l’enigma delle molotov fasulle.


LE FONTI DI PROVA - Il risultato, nella ricostruzione dei dirigenti e funzionari indagati, è che l’atto d’accusa dei pm resta indeterminato e «collettivo», dando per scontati fatti che scontati non sono, e senza indicare le fonti di prova che accusano personalmente questo o quel poliziotto. Chi e quando, ad esempio, avrebbe ricevuto da Luperi e Gratteri (che erano presenti alla Diaz, ma non sono ufficiali di polizia giudiziaria e dunque non hanno firmato i verbali di sequestro) l’ordine, o il suggerimento, o comunque l’«induzione» a scrivere negli atti che le bottiglie erano state trovate «al piano terra dell’istituto, vicino all’ingresso, in luogo visibile e accessibile a tutti, così attribuendone la disponibilità e il possesso indistintamente a tutti gli occupanti dell’edificio», come accusano i magistrati? Come mai si dà per assodata l’insussistenza del reato di associazione per delinquere contestato ai 93 no-global della Diaz, quando a due anni dai fatti la stessa Procura di Genova ha ancora aperto un fascicolo per quell’ipotesi? Chi autorizza a sancire la falsità della molto presunta coltellata sferrata da non si sa chi all’agente del Reparto mobile Nucera (rilevata dalla perizia di parte affidata al Ris dei carabinieri) quando il perito del giudice, il professor Carlo Torre, al termine dell’incidente probatorio conclude che «esiste compatibilità tra quanto descritto e recitato da Nucera il 7 ottobre 2002 e quanto obiettivato nel corso di questa perizia»? In sostanza, la controinchiesta dei poliziotti addebita ai magistrati di voler far apparire tutti colpevoli, nell’impossibilità di attribuire singole responsabilità individuali; più o meno lo stesso comportamento che i magistrati contestano ai poliziotti per il dopo-perquisizione alla Diaz, aver costruito prove false per giustificare i pestaggi dei no-global e gli inconcludenti risultati dell’irruzione. Pestaggi che ci sono stati, e gravi, così come inconcludenti sono apparsi gli esiti di quell’azione. La Procura di Genova ritiene di aver ricostruito la trama che ha portato alle false accuse, ma la battaglia legale di chi contesta quelle conclusioni è appena cominciata. Battaglia per distinguere le diverse posizioni, giacché gli errori, le violenze e i reati commessi nella drammatica notte del 21 luglio 2001 sono fatti oggettivi. E nessuno può negare che siano accaduti.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Alcuni degli accusati si difendono: abusi commessi da altri. I Verdi e Rifondazione: sospendeteli dagli incarichi
"G8, processo per 28 poliziotti"
Caso Diaz, la richiesta dei pm. "Un´operazione illegale"
di Massimo Calandri su La Repubblica del 28/09/2004
Genova, l´udienza contro 29 poliziotti accusati dell´assalto
Diaz, il pm presenta un video "Così gli agenti hanno mentito"
di Massimo Calandri su La Repubblica del 24/09/2004
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0