Da Corriere della Sera del 22/03/2004

La Sinistra e i Quotidiani

E per i giornali-fratelli a Roma non è successo niente

di Gian Antonio Stella

Compagni birichini: non sta bene buttare bottiglie di vetro. Il manifesto è severo, con chi ha scatenato la contestazione contro Piero Fassino e gli studenti della sinistra giovanile, anziani, iscritti di lungo corso bombardati con «lanci di uova, lattine accartocciate, aste di bandiera, bottiglie di plastica e anche, sconsideratamente, di vetro». Ed è tutta lì, la chiave di lettura di quanto è accaduto sabato, nelle cronache dei giornali della sinistra più accesa. In quell'avverbio: «sconsideratamente». Che pare bacchettare solo l’esagerazione di chi poteva limitarsi a cannoneggiare «uova, lattine accartocciate, aste di bandiera, bottiglie di plastica» contro i compagni di strada con i quali si punta a rovesciare la destra e governare il Paese. Sono da collezione, le cronache «antagoniste» di ieri. Al pari dei giornali successivi alla catastrofe delle presidenziali francesi che avevano visto Lionel Jospin escluso dal ballottaggio grazie alla sinistra spezzettata in mille coriandoli ultrà esaltati come trionfatori. La «Lutte Ouvrière » di Arlette Laguiller, esultava Liberazione , non solo aveva preso il 6%, ma facendo onore al suo nome «arrivava a picchi del 10-15% tra il voto operaio». Una «vittoria storica» (testuale) perfino superiore a quella della Lega comunista rivoluzionaria che dando «voce ai senza voce e agli anonimi» aveva preso il 4,3%. Cioè quasi la metà, i due partiti insieme, di Jean Marie Le Pen. Rastrellando nella classe operaia e tra i ceti più popolari ed emarginati un terzo, secondo Libération , di quanto aveva preso da solo il nazionalista xenofobo.

Certo, non è stato bello impedire al leader diessino di marciare, scrive Liberazione in un pezzetto a due colonne a pagina 5. Ma insomma, pure lui... Resoconto ironico: «Cercasi Fassino disperatamente. Arriva o non arriva? Arriva, arriva. All’ora del thè. Invece dei pasticcini si prende qualche fischio e qualche insulto. E anche la solidarietà di Sandro Bondi, la voce (del padrone) di Forza Italia. Un abbraccio sincero. Infatti subito dopo il centrodestra unito per la guerra se la prende con il Tg3 , colpevole di aver nascosto "i violenti scontri di piazza". La verità - certificata dal questore di Roma - è che non è successo quasi niente. Qualche spintone, qualche frase in libertà. Appunto. Tutto molto brutto, parafrasando Bruno Pizzul. Ma è una goccia nel mare».

Capiamoci: meritarseli se li meritava, i fischi e gli insulti, «quando però il nemico diventa lui e lui solo, come se i ds riformisti non avessero alzato la scheda insieme a Fassino, non va bene per niente». Titolo indimenticabile: «Ds in cerca di pace. Senza se e senza ma». E la notizia dell’«agguato squadrista» denunciato dal Botteghino e scelto come apertura su tutti i giornali? È nell’occhiello: «Contestato Fassino, ma non è la notizia del giorno». Infatti in prima pagina finisce nella quinta e ultima riga del sommario. Molto british, grazie.

E poi, uffa, questa insistenza sulle contestazioni! La manifestazione di giovedì in Campidoglio, quella che voleva imitare la marcia unitaria di Madrid in cui Zapatero era al fianco di Aznar, quella sì è stata «una provocazione», scrive l’amabile giornale diretto da Sandro Curzi. Così come «l’incredibile voto parlamentare escogitato dalla lista unica dell’Ulivo». Di questo ha fatto le spese, il segretario della Quercia: «Una piccola contestazione l’ha investito, tanto da far urlare alla "provocazione squadrista" il vertice dei Ds. In realtà è stato tutto il corteo a rappresentare, nei fatti, una pubblica smentita della politica di Fassino e Rutelli (anch’egli arrivato in piazza ma alla larga dalla gente e solo a uso e consumo delle telecamere)».

Scusate: ma le parole «assassino» e «assassini» urlate dai disobbedienti durante la «piccola contestazione» e rimbalzate grazie ai telegiornali nelle case di tutti gli italiani? Zero. Zero carbonella.

Come non c’è traccia, a scorrere l’organo di Rifondazione comunista, degli slogan e degli striscioni più difficili da digerire non solo per la destra ma anche per una moderna sinistra europea. Vabbè, d’accordo, domani c’è da fare un governo insieme ma che differenza ci sarà mai tra urlare «ebete» o «assassino»? Stesso titolo («È primavera»), stesse fotografie di folla allegra e stessi buchi sul manifesto . Da non perdere l’attacco dell’articolo dedicato a Fassino («Cacciati in malomodo da quattro scalmanati, ma già esclusi da tutti gli altri») ma soprattutto la pensosa considerazione: «Era prevedibile che il contorsionista vertice Ds non reggesse lo stress dell’incomunicabilità con l’intransigente popolo pacifista, che finisse per auto-isolarsi. Così è stato».

Algido il fondo di Valentino Parlato: «Il fatto che il segretario della Quercia abbia dovuto abbandonare il corteo, dopo aver voluto una fallita manifestazione miopemente pensata come bipartisan, non lo si può spiegare con le immancabili scontate accuse di squadrismo, sulle quali ora forse avrebbe anche il consenso di Fini». Non un dubbio su quanto sia stato catastrofico, per l’immagine di un movimento, lasciare che si compisse ciò che era stato annunciato e minacciato. Non un dubbio su quanto sarebbe stato importante fare rimuovere, come viene giustamente invocato allo stadio contro le manifestazioni più indecenti di razzismo, certi striscioni quale quello che inneggiava alla «resistenza irachena» colpevole tra l’altro della strage di Nassiriya. Non un dubbio sull’obbligo che ha un movimento pacifista di fare abbassare cartelli come quello sventolato proprio sotto il palco al Circo Massimo che diceva: «I morti occidentali? Chi la fa l’aspetti». Non un dubbio sull’opportunità di zittire certi slogan inaccettabili strillati a pieni polmoni.

Perfino l’Unità , che pure dovrebbe essere il giornale più vicino al segretario e al gruppo dirigente Ds, non solo sdrammatizza l’episodio collocandolo a pagina 6, ma nell’ampia pagina dedicata alla giornata sul suo sito internet riporta 44 fotografie, compresi cani avvolti nella bandiera arcobaleno e militanti che issano cartelli con scritto «io agli amici di Bush ci piscio sopra», senza che ce ne sia una che mostra quel contestatissimo striscione sulla resistenza irachena. Per non parlare della collezione di slogan, scritti e verbali. Ce ne sono raccontati 68 (anche poetici o spiritosi tipo «Solo aironi nel cielo di Maremma» o «Meno tritolo più barolo») ma non uno di quelli più indigesti. Ciliegina sull’amara torta, una paginata a fumetti di Staino che ironizza sulla solitudine di Piero il «ruscone», che dopo aver tentato inutilmente di fare una foto di gruppo con tutta la sinistra si ritrova solo solo con Luciana Sbarbati: «Facciamocela noi, la foto. Poi gli altri casomai ci si incollano sopra».

Tempi duri, per la coalizione di sinistra chiamata a dimostrare non solo di poter vincere le elezioni ma anche di poter poi governare insieme.

Tempi durissimi. A proposito: come mai così scarsi i cartelli o gli striscioni contro Al Quaeda o Bin Laden? Se lo chiede, a modo suo, anche il manifesto : «Domanda cretina: ma oltre che contro la guerra questi due milioni di persone saranno anche contro il terrorismo? Le domande cretine non meritano risposta». Ah, ecco. Grazie.

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