Da Corriere della Sera del 06/10/2003
Riunione d’urgenza all’Onu Bush chiede «moderazione»
Annan preoccupato: «Evitiamo di allargare i conflitti»
di Ennio Caretto
WASHINGTON - Mentre il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunisce d’urgenza a New York su richiesta della Siria che chiede la condanna dell’attacco israeliano, è un coro di inviti dal mondo intero a tutte le parti in causa in Medio Oriente a mostrare la massima moderazione. Ma fra gli Stati Uniti e gli altri Paesi c’è una netta differenza: l’America è l’unica a non accusare apertamente o velatamente Israele di violazione del diritto internazionale e a denunciare invece la Siria per aver sponsorizzato il terrorismo. Esprimendo per telefono al premier israeliano Sharon le condoglianze per l’orrenda strage di Haifa, il presidente Bush, spiega un portavoce, «ha concordato con lui sulla necessità di continuare a combattere i terroristi e di evitare un innalzamento delle tensioni nella regione in questo momento». Come a dire: purché Sharon non espella anche Arafat.
Il Consiglio di Sicurezza si riunisce a porte chiuse dopo che il segretario generale dell’Onu Kofi Annan ha «fortemente deplorato» il bombardamento ed «espresso la preoccupazione che possa allargare la gamma dei conflitti mediorientali». Il ricorso siriano è furente, ma non è minaccioso. Lamenta «la morte di civili, un’aggressione che sfida i trattati internazionali, e può produrre effetti difficili da controllare», invoca «misure che facciano da deterrente a una politica di provocazione», ma esclude una rappresaglia armata, perché «la Siria non è in grado di controbilanciare» Israele. La risposta dello Stato ebraico è dura. La Siria è un regime dispotico, che ospita il terrorismo palestinese, dice l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite Dan Gillerman, che poi abbandonerà l’aula per rispetto della festa dello Yom Kippur prima. «La Jihad islamica è un’organizzazione con lo scopo di distruggere Israele», per questo il raid è stato «un’operazione difensiva». Si riunisce anche la Lega araba. Il segretario Amr Moussa accusa Sharon di «terrorismo di Stato e intenti aggressivi verso territori arabi».
Ma nonostante le dure prese di posizione europee, all’Onu si profila un veto americano (quasi a proteggersi le spalle, la Superpotenza fa sapere di essere stata avvertita del raid da Israele con alcune ore di ritardo). La Francia protesta per «la violazione della sovranità» della Siria, e ricorda che «la lotta al terrorismo a cui partecipiamo deve svolgersi nel rispetto delle norme internazionali». Idem il Regno Unito. Il presidente della Commissione dell’Ue Romano Prodi ammonisce che «l’esilio di Arafat sarebbe un enorme errore». C’è una sorpresa. L’Iran non si pronuncia, ma invita l’America ad «adottare un approccio pragmatico» e a «prender atto della nostra influenza sulla regione». Se lo facesse, «potrebbe risolvere i suoi problemi». E’ un’offerta di mediazione?
Il Consiglio di Sicurezza si riunisce a porte chiuse dopo che il segretario generale dell’Onu Kofi Annan ha «fortemente deplorato» il bombardamento ed «espresso la preoccupazione che possa allargare la gamma dei conflitti mediorientali». Il ricorso siriano è furente, ma non è minaccioso. Lamenta «la morte di civili, un’aggressione che sfida i trattati internazionali, e può produrre effetti difficili da controllare», invoca «misure che facciano da deterrente a una politica di provocazione», ma esclude una rappresaglia armata, perché «la Siria non è in grado di controbilanciare» Israele. La risposta dello Stato ebraico è dura. La Siria è un regime dispotico, che ospita il terrorismo palestinese, dice l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite Dan Gillerman, che poi abbandonerà l’aula per rispetto della festa dello Yom Kippur prima. «La Jihad islamica è un’organizzazione con lo scopo di distruggere Israele», per questo il raid è stato «un’operazione difensiva». Si riunisce anche la Lega araba. Il segretario Amr Moussa accusa Sharon di «terrorismo di Stato e intenti aggressivi verso territori arabi».
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