Da La Repubblica - Il Venerdì del 08/08/2003

I due Paesi si sfidano. Obiettivo: essere la seconda nazione a conquistare il nostro satellite. In palio c'è il prestigio internazionale. Ma anche qualcosa di più concreto: elio e idrogeno

Houston avete un problema: India e Cina vogliono la Luna

di Gaia Giuliani

Come si combattono le guerre nel 21° secolo? Dipende. Se in ballo ci sono due superpotenze in cerca di un riconoscimento definitivo a livello internazionale, si va a frugare nel passato, facendo tesoro dei precedenti. Il campo di battaglia per Usa e Urss fu quello della corsa agli armamenti ma anche quello dello spazio, culminato con l'atterraggio dell'Apollo 11 sulla Luna. Per India e Cina, divise da una rivalità storica che affonda le sue radici nella guerra del '62 e che insieme contano più di due miliardi di abitanti, la strada sembra essere fuori dall'orbita terrestre.

«La competizione tra queste due supernazioni continua da sempre: quando nel '98 l'India fece esplodere una bomba nucleare nel poligono di Pokharan, dimostrando a tutto il mondo le sue potenzialità belliche, la Cina rispose aiutando il Pakistan (che da anni è in guerra con l'india sulla questione del Kashmir), ad acquisire la stessa tecnologia», spiega Bruce Sterling, uno degli scrittori di punta della fantascienza americana, nonché firma di una tagliente rubrica di politica internazionale sul mensile americano Wired, bibbia della tecnologia. «Oggi che i cinesi si sono resi conto che il Pakistan è un sacco vuoto, hanno deciso di abbandonarlo, spostando il conflitto a molte migliaia di chilometri dalla Terra. Sia l'India che la Cina infatti hanno in programma una serie di missioni che avranno come meta la Luna», continua Sterling. «Dietro c'è la stessa ragione per cui negli anni '60 gli Stati Uniti dirottarono i fondi destinati ai programmi assistenziali alle missioni Apollo: il prestigio internazionale. La corsa allo spazio è l'alternativa sexy a un possibile conflitto nucleare: se scoppiasse, sarebbero destinate a scomparire. Così invece una delle due emergerà come superpotenza. Sono convinto che stiamo per assistere all'inizio di quella che non esiterei a definire una nuova Guerra fredda».

L'india ha intenzione di sbarcare sulla Luna entro il 2008, mentre la Cina ha in programma di farlo nei prossimi due o tre anni. Ma perché questi due Paesi vogliono la Luna? Se nel '69 Armstrong piantava orgoglioso la bandiera americana sulla Luna, tre anni dopo era già tutto finito. Tanto che l'ultimo equipaggio americano sbarcato sul satellite pose una targa sulla quale venne inciso: «Qui l'uomo completò la sua esplorazione sulla Luna nel dicembre 1972». In realtà la faccenda è tutt'altro che chiusa: con il lancio del Lunar Prospector nel gennaio del '98, la Nasa riuscì a rilevare una ingente presenza di idrogeno ai poli del satellite. E se, come sembra plausibile, questo idrogeno fosse solidificato in ghiaccio, significherebbe che sulla Luna c'è l'acqua.

Le rilevazioni suggeriscono infatti che ci potrebbero essere più di duecento milioni di tonnellate di cristalli di ghiaccio imprigionati a mezzo metro sotto la superficie. Se così fosse, si starebbe aprendo una nuova era nella conquista dello spazio. Le molecole d'acqua possono essere spezzate e da esse possono essere ricavati idrogeno e ossigeno. Che si potrebbero usare sia come carburante che per rendere l'aria respirabile (ammortizzando anche i costi: per inviare un chilo di acqua sulla Luna ci vogliono circa 20 mila dollari). Ma non basta.

Gli scienziati hanno anche stimato che sulla Luna si troverebbero più di un milione di tonnellate di elio 3, un isotopo del l'elio che, usato nella sua forma gassosa, è un ottimo carburante «pulito». in grado di soddisfare i bisogni energetici della Terra per qualche migliaio di anni. Robert S. Walter, presidente della Commission of the future of the U.S. Aerospace Industre, in un articolo pubblicato a maggio sul Washington Times, scriveva: «La Cina non solo ha intenzione di sbarcare presto sulla Luna, diventando così il secondo paese del mondo ad aver raggiunto lo scopo, ma anche di realizzare delle basi permanente sul satellite. Quando sono andato a Star City (Zvjodnijy Gorodok, alla periferia di Mosca, è la città dello spazio voluta da Kruscev, dove ora gli astronauti di tutto il mondo si preparano per le missioni nel cosmo, ndr), ho notato un gruppo di astronauti cinesi. Si esercitavano nello stabile dell'Eva (extra-vehicular activity), realizzato per simulare l'attività in un ambiente spaziale».

All'inizio di giugno i media cinesi hanno confermato la notizia. Dal canto suo Atala Bihari Vajpayee (il primo ministro indiano) ha recentemente affermato che il suo paese «ha compiuto dei progressi significativi nella ricerca scientifica, e presto il sogno di inviare un uomo sulla Luna sarà una realtà. Seguito a ruota da Krishnaswamy Kasturirangan, presidente dell'Irso (l'agenzia spaziale indiana), che si è detto convinto che queste missioni elettrizzeranno la nazione, mostrando al mondo «che l'India può portare a termine complesse missioni spaziali».

Insomma, sul prestigio internazionale non si discute, e anche l'Esa (l'Agenzia spaziale europea. ha deciso di non restare indietro: per agosto è fissato il lancio di Smart-1, la prima sonda europea che atterrerà sulla Luna per monitorarne ai raggi x la superficie e sperimentare un nuovo sistema di propulsione basato sull'energia solare (sulla Luna un giorno di luce dura in media quindici dei nostri). Mentre dal Giappone partirà nel gennaio dell'anno prossimo la sonda Lunar-A, che si occuperà di studiare l'origine e l'evoluzione del satellite.

La gara è iniziata, anche se le più agguerrite restano India e Cina. A dispetto del recente accordo sul Tibet che l'India ha riconosciuto come territorio cinese: «Il New York Times ha parlato di disgelo tra le due nazioni, ma secondo me è una sciocchezza», dice Sterling. «Non è un mistero: se il primo ministro indiano Vajpayee ha firmato l'accordo sul Tibet, è perché è vicino alla fine del suo mandato. Vuole usare il capitale di potere politico che ha accumulato per entrare nella storia. Non è un uomo di pace, ma un nazionalista hindu molto dogmatico. Mi aspetto anzi che la corsa alla Luna si intensificherà. L'industria aerospaziale americana è in cattivissime acque, e l'India ha strettissimi legami militari e commerciali con gli Usa. Chissà, magari sperano di diventare un partner importante nelle prossime missioni spaziali americane...».

In contemporanea, la Cina si sta avvalendo della tecnologia russa: la navetta Shenzou che partirà a ottobre per un primo viaggio perlustrativo nell'orbita terrestre è una versione modificata della vecchia Soyuz sovietica. Che la nuova Guerra fredda preconizzata da Sterling celi in realtà un revival di quella tra Usa e Urss? «No, perché sia la Cina che l'India, anche se rivali, hanno la ferma intenzione di bloccare lo strapotere tecnologico americano: tutte e due erano contrarie alla guerra in Iraq e desiderose di affermare il proprio primato in Asia e sugli Usa», risponde Sterling. Insomma: se guerra ci sarà, sarà roba di un altro pianeta.

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