Da Famiglia cristiana del 13/07/2003

La strage di Tushina contro i progetti di Putin

Senza tregua

Dopo aver fatto approvare una nuova costituzione, il Cremlino stava per annunciare elezioni politiche per la Cecenia. una pacificazione che non piace ai terroristi.

di Fulvio Scaglione

Alla vigilia delle scadenze politiche importanti, la guerriglia cecena regolarmente colpisce Mosca, il cuore dell'Impero. Era stato così nel 1999, con le bombe che fecero crollare palazzi abitati da centinaia di civili, alla vigilia delle presidenziali che avrebbero incoronato Putin; è così anche oggi, con le donne kamikaze di Tushino, mentre il presidente si trova a mezza strada tra l'approvazione della nuova Costituzione della Cecenia e l'annuncio di elezioni politiche che dovrebbero tenersi in autunno per consacrare (questa, almeno, l'intenzione di Putin) il muftì Akhmad Kadyrov alla guida della Repubblica, autonoma di nome ma di fatto legata, anzi legatissima a Mosca.
Detto questo, bisogna ammettere che quel poco di comprensibile che c'era nella guerra decennale tra Russia e Cecenia è sfumato in un crescendo di orrore e crudeltà, che rende ormai quasi impossibile un'analisi anche solo politica dei fatti. Da quando le truppe di Mosca sono tornate in Cecenia (ottobre 1999), molte cose sono cambiate.
La guerriglia indipendentista, da laica che era al tempo di Dzhokar Dudaev, ha preso venature islamistiche; da militarista che era, con bande organizzate ed efficienti come piccoli eserciti, si è sempre più affidata al terrorismo (la strage di Tushino ha nascosto il fatto che, in due giorni, sono morti quattro soldati russi in diversi attentati in Cecenia); da maschilista che era, con i vari capibanda come Basaev, Jandarbiev, Celaev, ha finito com mobilitare sempre più le donne, ragazze soprattutto. Una questione tattica, certo: la Cecenia è occupata dai russi, muoversi per le bande armate è diventato sempre più difficile, le donne danno meno nell'occhio degli uomini. Ma anche strategica: in forte difficoltà dal punto di vista militare, i capi ceceni hanno cercato (o sono stati costretti ad accettare...) aiuto altrove, nei circuiti del terrorismo islaniico, dei quali hanno poi voluto (o dovuto...) imitare le tecniche e, in parte, anche le giustificazioni ideologiche e religiose. Qui però finisce ciò che si sa, e il resto è una lunga serie di punti interrogativi. Chi aiuta e, in un certo senso, plagia i guerriglieri ceceni? Chi li appoggia? Chi li nasconde nel Caucaso?
Attribuire il tutto al solito Osama Bin Laden sa ormai di barzelletta. Perché, per esempio, le bande armate cecene trovano sempre rifugio, in caso di bisogno, sui monti della Georgia di Shevardnadze, Paese fortemente legato agli Usa per motivi economici (i terminali petroliferi) e strategici (la Georgia ha addirittura chiesto di entrare nella Nato)? Perché nessuno riesce a smentire i frequenti contatti di uno dei capi storici della guerriglia, Shamil Basaev, con il Pakistan che ha di recente ricevuto aiuti per tre miliardi di dollari dagli Usa (per la metà in forniture militari) quale premio per aver rinnegato il regime dei talebani?

IL PUGNO DI FERRO MILITARE
Una sola cosa è certa. Il pugno di ferro militare deciso da Putin nel 1999 ha pagato in modo relativo. Una delle due ragazze che si sono fatte saltare a Tushino aveva 20 anni, tre delle terroriste uccise nel teatro Dubrovka erano incinte.
Tutte, comunque, venivano da famiglie che un tempo erano normali e poi sono state deciinate dalla guerra e dalla guerriglia, come migliaia di altre famiglie cecene. L'ondata militare che il Cremlino ha riversato sulla Cecenia, e le numerose degenerazioni (rastrellamenti, campi di concentramento, arresti indiscriminati, interrogatori "pesanti", molti dicono anche esecuzioni sommarie) della successiva occupazione hanno schiacciato sulle posizioni degli estremisti anche i dan e le fasce della popolazione che ambivano solo a una maggiore autonomia da Mosca.
Il Cremlino se n'era forse reso conto e stava cercando una faticosa, e parziale, cessione di poteri ad autorità autoctone, come Kadyrov. L'attentato di Tushino mira con evidenza a questo processo, per danneggiarlo e se possibile fermarlo. Per quanto sembri crudele, dobbiamo anche onestamente ammettere che queste donne-kamikaze ricordano anche al mondo che la Cecenia esiste. Fatto di cui il mondo si dimenticherebbe volentieri.

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