Da La Stampa del 20/05/2003

Da sabato sono stati cinque gli attacchi suicidi contro il governo di Gerusalemme

Altri due kamikaze insanguinano Israele: 3 morti

In Libano scontri fra i fedeli di Arafat e gli integralisti legati ad Al Qaeda

di Aldo Baquis

TEL AVIV - La polizia israeliana ha decretato lo stato di massima allerta in tutto il Paese dopo che ieri altri due kamikaze - uno di Hamas e uno della Jihad islamica - hanno perpetrato nuovi attacchi anti-israeliani. Da sabato - quando il premier Ariel Sharon aveva discusso la Road Map, o Tracciato di pace, con il suo omologo palestinese Abu Mazen - sono esplosi complessivamente in Israele e nei Territori cinque kamikaze islamici. I loro attentati hanno provocato la morte di 12 israeliani e il ferimento di centinaia. Hanno inoltre indotto Sharon a rinviare per il momento una delicata visita a Washington dal presidente George Bush. Nel frattempo i palestinesi di al Fatah sono impegnati in un brutale regolamento di conti nel Libano meridionale con i militanti di Osbat el-Nur, una formazione integralista legata al network di Al Qaeda. Nel campo profughi palestinese di Ein el Hilwe, alla periferia di Sidone, gli eventi sono precipitati sabato quando il leader di Osbat el-Nur, Abdullah Shreidi, è caduto in una imboscata tesagli dai militanti di al Fatah, ed è rimasto ferito in modo grave. Il rappresentante di Arafat in Libano, Sultan Abul Ainain, aveva annunciato allora che nei confronti del leader degli integralisti (che anelano a creare una mini-repubblica islamica nel Libano meridionale) era stata spiccata una condanna a morte. Ieri questi ultimi hanno ingaggiato battaglia e per tutta la giornata a Ein el Hilwe sono crepitate le armi automatiche. In serata si parlava di 8 morti (sei erano uomini di al Fatah) e di decine di feriti. Fra i nemici di Osbat el-Nur è stato menzionato il colonnello palestinese Munir Maqdah - un sostenitore delle Brigate dei martiri di al Aqsa attive in Cisgiordania - «il cui corpo dovrebbe essere dato in pasto ai cani», secondo gli islamici. Nelle stesse ore una studentessa universitaria palestinese di 19 anni, Hiba Azem Sai Daraghma, (come ha rivelato un comunicato di rivendicazione firmato da Jihad Islamica e dalle Brigate dei Martiri di al Aqsa) lasciava il suo villaggio cisgiordano di Tubas per dirigersi verso la vicina città israeliana di Afula. Qualcosa ha destato il sospetto fra le due guardie private (un ragazzo e una ragazza) dislocate all'ingresso del centro commerciale locale. Mentre la perquisivano, la giovane si è fatta esplodere, uccidendo sul colpo le guardie e un uomo di circa 50 anni. In precedenza a Gaza un palestinese di 19 anni, a bordo di una bicicletta, aveva cercato invano di uccidere tre soldati a bordo di una jeep. Per miracolo, questi hanno fiutato il pericolo e sono riusciti a scansarsi dalla terribile onda d'urto dell'integralista palestinese, che è rimasto dilaniato sul terreno. Durante una breve visita al Cairo il ministro palestinese Nabil Shaath ha ostentato, malgrado tutto, un certo ottimismo sostenendo che, se Israele accettasse senza riserve il Tracciato di pace, potrebbero allora riprendere al Cairo i colloqui inter-palestinesi per una sospensione prolungata degli attentati. Per gli integralisti di Hamas - che hanno lanciato questa ondata di attentati proprio per mandare a picco il governo di Abu Mazen e di Shaath - il progetto di una tregua con Israele ha il sapore di un tradimento della causa. A Gaza Hamas e la Jihad islamica dettano ormai legge, e non si lasciano impressionare da Abu Mazen. Se i servizi di sicurezza preventiva pensano a una repressione degli islamici - invocata a gran voce dal governo Sharon - sappiano, ha notato ieri un leader di Hamas, che i rapporti di forza non sono più quelli del 1996, quando appunto avvenne un tentativo del genere. «Da allora Hamas ha compiuto grandi progressi militari - ha rilevato lo sceicco Mahmud a-Zahar -. I nostri ingegneri confezionano con abilità ordigni che possono distruggere carri armati Merkava e razzi che raggiungono le città israeliane vicine a Gaza». Anche se gli attentati di questi giorni sono stati rivendicati da Hamas e dalla Jihad islamica, Israele vede comunque dietro di loro la regia del presidente palestinese in persona, Arafat. Espellerlo, ha ammesso il ministro della difesa Shaul Mofaz, sarebbe necessario, ma anche controproducente. Occorrerà dunque isolarlo di più, scoraggiando le visite di diplomatici al suo quartier generale. Chi dovesse visitarlo non sarà poi ricevuto da esponenti di governo israeliani. Secondo Arafat, però, non esiste alcun pericolo che i dirigenti europei lo boicottino. I membri del Quartetto, ha rilevato, sanno che lui stesso ha impedito di recente alcuni attentati. «L'ostacolo maggiore - a suo avviso - è rappresentato piuttosto da Sharon, che si ostina a non accettare senza riserve il Tracciato di pace».

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