Da Corriere della Sera del 08/04/2003
La paura della vendetta terroristica
di Ennio Caretto
«Se ami davvero tua moglie - ammonisce l’inserzione sul giornale - comprale la maschera antigas, non un vestito». «Siamo in stato di emergenza. Denunciate le attività sospette!», ordina lampeggiando il tabellone elettrico sul Grande raccordo anulare, invece di riferire del traffico. «Tenetevi in casa riserve d’acqua potabile e di viveri, e siate pronti a sigillare le porte e le finestre», consiglia il ministero della Sicurezza. Così è la vita a Washington nel tempo della guerra dell’Iraq: una nervosa attesa di una rappresaglia terrorista, forse con armi batteriologiche e chimiche, che finora non si è verificata, e che la capitale spera non si verifichi mai. L’ansia per i ragazzi in divisa è acuita dal timore che Saddam Hussein o Osama Bin Laden (ma sono veramente alleati o l’unica cosa che li accomuna è di essere scomparsi?) si vendichino colpendo a tradimento il cuore dell’America. Il ministro della Giustizia John Ashcroft ne approfitta per rafforzare le leggi speciali: con un decreto del 28 febbraio, fa arrestare migliaia di iracheni e arabi «sospetti» negli Usa. I liberal protestano: secondo la studiosa Laura Donohue, «è una strada da cui è difficile tornare indietro». Ma tale clima non isola i critici della Casa Bianca, anzi. In uno dei suoi momenti più difficili, la democrazia Usa li applaude, pur appoggiando in maggioranza Bush: ne difende il diritto alla libertà di pensiero e di parola, rivelando tutta la sua forza.
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