Da Il Riformista del 04/11/2006
Originale su http://www.ilriformista.it/documenti/testofree.aspx?id_doc=75208

Armi da proibire

Le armi “a sottomunizioni” sono le più letali per la popolazione civile, e le più subdole, perché preservano il loro carico di morte ancora anni dopo la fine dei conflitti. L'esempio più noto, in questi giorni, è quello delle “cluster bomb” lanciate di cui l'esercito israeliano ha tappezzato quest'estate il suolo libanese. Ma il Libano non è l'unico paese devastato dalla piaga degli “ordigni inesplosi”, e Israele non è il solo paese ad avere utilizzato queste armi terribili. Sono 11 mila, infatti, le vittime delle armi a sottomunizioni dal 1973 ad oggi, rivela l'associazione Handicap al giornale francese Libération: i paesi più colpiti sono Laos, Iraq, Vietnam, Afghanistan, Cecenia, Libano, Etiopia, Kosovo, Cambogia e Tajikistan.

Una lista che dovrebbe fare riflettere, perché a causare i gravi danni in Iraq, Kosovo e Afghanistan sono stati i recenti bombardamenti degli americani e dei loro alleati. Le bombe a grappolo, infatti, sono in dotazione a quasi tutti gli eserciti Nato, Italia inclusa. Finora l'unica nazione a proibirli è stata il Belgio. Dopo l'impatto a terra, le “bombe a grappolo” rilasciano tanti piccoli ordigni, molti dei quali possono rimanere inesplosi, ed è lecito chiedersi come mai la legge internazionale non le consideri alla stregua delle mine antiuomo. La risposta, spiegano gli esperti, è che, se usate “eticamente” possono avere uno scopo squisitamente militare: se utilizzate contro obiettivi strategici (una base aerea, una postazione per il lancio dei razzi) le armi a sottomunizioni rendono impossibile la ricostruzione del sito. Ma quando si colpiscono le aree popolate dai civili, i piccoli ordigni inesplosi si trasformano in micidiali mine antiuomo, causando vittime soprattutto tra i bambini, che non sono in grado di riconoscere gli oggetti pericolosi. Resta da chiedersi, però, a cosa servano questi distinguo, quando i bombardamenti sulle aree popolate sono sempre più frequenti, anche a causa della natura complessa natura della guerra al terrorismo. Nel 2001, ha fatto molto discutere che i terreni tappezzati di ordigni inesplosi fossero gli stessi dove si lanciavano gli aiuti in cibo per la popolazione civile afgana.

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