Da Peace Reporter del 17/08/2006
Originale su http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=0&idart=6095
In prigione
Tredici leader paramiliari si consegnano alla giustizia sotto dettame di Alvaro Uribe
di Stella Spinelli

IL CAPO DEI CAPI
"Vengo per consegnarmi. E' un compromesso con la mia coscienza e con la pace", ha dichiarato Salvatore Mancuso, leader della cupola paramilitare, ai giornalisti che lo attendevano davanti al commissariato di Monteria, sua città natale nel Caribe colombiano. A suggerirglielo, appunto, Uribe, che ha definito queste detenzioni "uno sforzo per portare avanti il processo di pace" con i paramilitari, iniziato nel 2003 a suon di cerimonie pubbliche. Secondo il ministro degli Interni, Sabas Pretel, con loro in carcere il processo guadagna credibilità di fronte all'opinione pubblica nazionale e internazionale. Sin dall'inizio, infatti, la legge "Giustizia e pace" che regola la smobilitazione dei paras è criticata e messa in discussione da vari osservatori internazionali ed esponenti della cooperazione, i quali ci vedono più un tentativo di lavare la fedina penale a militari illegali, colpevoli di violazioni dei diritti umani ai danni della popolazione civile, (in particolare dei contadini delle aree d'influenza della guerriglia), e accusati di gestire il narcotraffico. Tante le denuncie di strage, omicidi di massa, violenze, sfollamenti forzati, rilasciate a loro carico. Per questo una legge che assicurava loro garanzie di impunità ed evitava l'estradizione negli Usa per traffico di droga è da sempre mal vista dalla popolazione, nonostante le migliaia di uomini che hanno ufficialmente deposto le armi e scelto la pace. Infatti se sono tanti quelli che hanno deciso di cambiare vita, sono altrettanti quelli entrati a far parte di esercito e polizia e che hanno cambiato divisa, ma non metodi. E sono numerosi anche i nostalgici, che vestono la mimetica non appena qualche vecchio mando li chiama per lavoretti estemporanei.

E così, per tentare di azzittire le critiche e in particolare le accuse di chi lo definisce un presidente paramilitare, Alvaro Uribe ha deciso di chiedere ai leader Auc smobilitati di consegnarsi. Tramite un comunicato emesso martedì, ha consigliato ai paramilitari di collocarsi immediatamente in luoghi "degni, seri e austeri". Poi ieri ha ripetuto lo stesso concetto aggiungendo che si sarebbe dovuto trattare di "luoghi controllati dalle autorità carcerarie". In cambio ha ribadito la promessa di non estradarli negli Stati Uniti. Ma questa mossa ‘propagandistica' nasconde anche una necessità impellente: cinque mesi fa, la Corte Costituzionale colombiana ha emesso una sentenza sulla legge Giustizia e Pace, che ha cambiato le regole del gioco: i benefici previsti, fra cui appunto l'estradizione, sono da concedere soltanto ai paramilitari smobilitati che si consegnano alla giustizia. Dichiarare di aver dimesso le armi e di aver cambiato vita non basta. Da qui la bufera.
Per risolvere la crisi, che stava compromettendo anni di manovre e il significato di centinaia di cerimonie in pompa magna, il governo ha prima tentato di ristabilire questi benefici mediante un decreto poi, quando la bozza, diffusa dalla stampa, ha generato obiezioni dagli Stati Uniti e dalla procura, ha desistito. Immediata anche la reazione delle Ong che avevano accusato il governo di volersi far beffa della sentenza della Corte Costituzionale. Immediati gli interventi degli specialisti di diritto costituzionale, secondo i quali i paramilitari dovrebbero anche pagare delle riparazioni alle loro vittime e non, al contrario, andare in giro, come stanno facendo da mesi, sbandierando ogni tipo di lusso, grazie ai soldi garantiti loro dallo stato, incuranti delle famiglie che hanno distrutto e che tuttora vivono nella miseria più totale.

Uribe sta dunque tentando di rimediare la figuraccia con gli Usa, dimostrando di essere super partes e obbedendo ai dettami della Corte Costituzionale? O gli sviluppi furti sveleranno le reali intenzioni del governo? Comunque sia, per personaggi quali Salvatore Mancuso; Francisco Javier Zuluaga, alias 'Gordo Lindo'; Edward Cobos Téllez, alias 'Diego Vecino'; Jorge Iván Laverde Zapata, conosciuto come 'Pedro Fronteras'; Uver Enrique Banquet Martínez, alias 'Juancho Dique'; Salomón Feris Chadit, alias 'Cero 8'; Ramón Isaza; Javier Montañez, detto 'Macaco'; Julián Bolívar; Iván Roberto Duque, alias 'Ernesto Báez', il portavoce Antonio López; Luis Eduardo Cifuentes, detto 'El Águila'; José María Barrera, alias 'Chepe Barrera' e Gustavo Ramírez Arroyave, capo delle autodifese smobilitate del Casanare, è arrivato il momento di godersi il fresco delle prigioni colombiane.
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