Da La Repubblica del 18/08/2006
Originale su http://www.repubblica.it/2006/08/sezioni/scienza_e_tecnologia/assemble...

Riunioni nelle fattorie per ottenere i collegamenti internet senza fili

Le assemblee wi fi dei contadini "Vogliamo il web come in città"

Incontri con le aziende per garantire una velocità maggiore della rete

di Fabrizio Ravelli

RIVAROLO DEL RE - Nella sala del centro culturale fa un caldo che squaglia, le zanzare impazzano. Ma una trentina di indomiti carbonari (su 1919 abitanti non sono pochi) sono arrivati lo stesso. Lo schermo, un po' sbiadito sul muro, dice: "Serata informatica". E qui, in questo paesino della provincia cremonese, nella bassa padana piatta di stalle, pioppi e fossi, muove i suoi primi passi una rivolta pacifica.

Campagna contro città, come è tradizione. L'ultima volta qui fu nel 1905: i cittadini assaltarono la scuola, bruciando porte, cattedre e banchi. Arrivarono 20 carabinieri, e si fermarono un mese. Stavolta tutto tranquillo. Ma, senza esagerare, anche stavolta si discute di qualcosa che ha parecchio a che vedere con la democrazia.

Voi cittadini forse non lo sapete. Ma tutti quei magnifici messaggi pubblicitari sulla bellezza di Internet, sui fantastici collegamenti ad alta velocità, la fibra ottica, la broadband e via discorrendo, restano un sogno per metà degli italiani. Tutti quelli che vivono in campagna, o in montagna, nei paesi, insomma lontani dalle città.

E sono tanti. Tagliati fuori dai collegamenti telematici, condannati a usare le vecchie linee telefoniche. Provate voi a lavorare con Internet usando i miseri, esasperanti 56k di velocità: una pagina ci mette dieci minuti ad aprirsi, un allegato di posta elettronica o una foto mezz'ora. Non parliamo di musica o film. Che fa, uno che sta in paese? "Chiede alla Telecom, o a un altro operatore, quand'è che si decidono a portarci almeno l'Adsl. Ti ridono in faccia. Oppure, se sono più educati, spiegano che per loro l'investimento non è redditizio. E quindi, addio. Oppure ti chiedono soldi, per partecipare alle spese".

Il sindaco Marco Vezzoni dice: "Qui prendono male anche i telefonini, a parte Vodafone che ha un'antenna. In Comune, passiamo i pomeriggi per trasmettere via posta elettronica il materiale: la linea cade, un tormento". E l'uomo che è venuto a portare la libertà annuisce. Si chiama Luigi Ruggenini, responsabile operativo di Teanet, società controllata dalla Provincia di Mantova. Sì, il futuro, qui appena dentro i confini cremonesi, viene da fuori.

La Teanet, dopo aver avviato il cablaggio in fibra ottica della città di Mantova (93 chilometri di cavi già posati), sta portando i collegamenti wireless, cioè senza fili, nelle campagne. "Il nostro criterio è l'opposto di quello usato dagli operatori - spiega Ruggenini - siamo un ente pubblico, partiamo dal territorio. Non selezioniamo sul livello economico della potenziale clientela. Facciamo accordi con i comuni, e poi spieghiamo a privati e aziende quali sono i vantaggi, i costi, le installazioni". Il comune di Rivarolo del Re ha aderito: con il suo sito informa sui servizi municipali, dagli asili all'anagrafe all'assistenza domiciliare, e dialoga con i cittadini.

Qui in sala, stasera, non è che ci siano contadini col cappello in mano, diffidenti della modernità. E tutta gente che padroneggia il linguaggio della telematica, e capisce benissimo le spiegazioni che almeno per metà sono a colpi di inglese e di sigle. Qui in mezzo alla campagna si dice "access point", e "protocollo Voip", e "implementare", "gigahertz" e "peer to peer", "wi-fi" e "wi-Max". Nessuno sgrana gli occhi quando Ruggenini, mentre scorrono le slides, racconta che dalla centrale mantovana partono dorsali che trasmettono in alta frequenza attraverso antenne paraboliche. "Per il nostro sistema, sono ideali le torri dell'acquedotto", dice. Nei paesi, di più alto c'è solo il campanile.

Il limite del wireless è che le parabole devono essere una in vista dell'altra, senza ostacoli. Ma in questa campagna piatta, non è un problema. E con il futuro wi-Max la faccenda migliorerà. Dall'acquedotto, il segnale copre a ombrello. Sulle case basta un antenna quadrata, piccola e non vistosa, compresa nel costo dell'abbonamento. Un cavo che scende, e basta. Niente modem o altro. La Teanet, per il momento, fornisce profili di abbonamento tarati su quelli dell'Adsl.

La velocità di accesso va da 1,2 mega fino a 2, ma può arrivare anche a 6. Il collegamento fornisce anche servizi voce, cioè telefonia, e in futuro darà anche servizi multimediali, vale a dire televisione. A Ruggenini tocca un ruolo a metà fra quello del tecnico e quello del piazzista, ma è un piazzista molto cauto e chiaro, "perché vogliamo spiegare bene e non imbrogliare nessuno, o promettere cose impossibili".

Dalla platea arrivano domande molto puntuali e precise. Grosso modo, una metà dei presenti sono giovani che vorrebbero un collegamento domestico. Gli altri con Internet ci devono lavorare. Senza, anche nei paesi più sperduti, sta diventando difficile. Non fanno una piega, quando dal palco si spiega che l'obiettivo è "colmare il digital divide". L'avevano capito da soli, che c'è un fossato a separare chi è collegato e chi non lo è.

Questa iniziativa mantovana di Teanet è una faccenda pionieristica, in Italia. "Abbiamo avviato la sperimentazione nel febbraio dell'anno scorso, a Castelbelforte, dove già funzionano 62 collegamenti. Abbiamo una decina di cantieri aperti, che saranno operativi entro agosto, in altrettanti paesi e frazioni.

I Comuni sono molto interessati, fra l'altro, alla videosorveglianza, che con il wireless si può fare facilmente, a costi assolutamente bassi". Ma la soluzione riguarda tutta Italia, in prospettiva: "Se aspettiamo che siano gli operatori privati a coprire tutto il territorio, possiamo anche aspettare una vita".

Il futuro dei collegamenti telematici per la periferia muove da esperienze come queste. La fibra ottica ha costi di posa elevati, a va bene per le città.

Il wireless, soprattutto quando sarà sviluppata la tecnologia wi-Max che permetterà connessioni anche senza visibilità, è la soluzione ideale. Qui nella sala di Rivarolo del Re (per inciso, il re del nome è quello di Spagna), alla fine della serata si raccolgono sottoscrizioni di chi vuol essere "sperimentatore", e si impegna in cambio di uno sconto a fare da cavia. Dodici firme, quasi la metà dei presenti. La prima pattuglia di paladini della democrazia telematica. E avanti così, la prossima settimana si replica in un altro paese.

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