Da La Repubblica del 25/08/2006
Originale su http://www.repubblica.it/2006/08/sezioni/esteri/medio-oriente-18/piano...
Il documento con le direttive per i 15 mila caschi blu datato 17 agosto 2006
Libano, piano segreto dell'Onu carta bianca ai comandanti
Si fa riferimento a possibili attività ostili da parte di Hezbollah
di Alberto Flores D'Arcais
NEW YORK - Un documento riservato in "power point", cinquantadue diapositive per illustrare, punto per punto, la missione di pace in Medio Oriente. Alle Nazioni Unite il piano per l'invio dei caschi blu nel Libano del Sud è ormai pronto; si attende solo l'esito (positivo) delle trattative in corso in Europa, per dare il via a un'operazione militare in cui i quindicimila soldati dei paesi che aderiranno all'iniziativa dell'Onu avranno una forza e un potere militare "attivo" di gran lunga superiore a quello dei caschi blu impegnati in altre zone calde del mondo, come la Bosnia o l'Africa.
IL PIANO - di cui Repubblica ha ottenuto una copia - è dettagliato nello scandire le varie fasi della missione, la composizione dell'esercito Onu, il ruolo che avranno le varie componenti militari sul terreno per portare a termine con successo la missione il cui obiettivo dichiarato è: "Assicurare in pieno l'attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dell'11 agosto 2006 in tutti i suoi aspetti compreso il supporto alle Forze Armate Libanesi".
LE FASI - Sono previste cinque fasi. In ordine temporale: totale cessazione delle ostilità, disimpegno delle forze israeliane, fase di transizione e assistenza alle forze armate libanesi, stabilizzazione, ritiro delle forze dell'Onu.
LE TRUPPE - Per ottenere questo risultato sono necessarie le seguenti forze: otto battaglioni di fanteria meccanizzata (ognuno tra i 650 e gli 850 uomini), tre battaglioni leggeri da ricognizione, due battaglioni del genio da combattimento, un battaglione del genio per la costruzione e lo sviluppo delle infrastrutture, quattro compagnie di telecomunicazioni, elicotteri capaci di voli notturni (almeno 40 ore di volo al mese per ogni velivolo), due compagnie di polizia militare, un ospedale di livello 2 (che si aggiunga agli ospedali da campo di livello 1 che ogni battaglione dovra avere), un battaglione logistico con tre compagnie per i trasporti, tre compagnie per il quartier generale, una compagnia cartografica.
I TEMPI - Entro il 2 settembre vanno dispiegati sul terreno fino a 3.500 caschi blu. Nei successivi trenta giorni (3 settembre - 5 ottobre) dovranno arrivare altri tre battaglioni di fanteria meccanizzata, più compagnie di ricognizione, telecomunicazioni etc. Fino a un totale di diecimila uomini. Dal 5 ottobre al 4 novembre dovranno essere dispiegati gli ultimi cinquemila soldati che raggiungeranno il Libano sotto le bandiere delle Nazioni Unite.
Il documento prevede due momenti ad alto rischio della missione.
Il primo quando ci sarà il ritiro delle truppe israeliane, il passaggio di consegne ai soldati dell'Onu; il secondo quando i caschi blu dovranno a loro volta passare le consegne all'esercito libanese. Nel planning assumption si dà per scontato che ci siano "possibili attività di Hezbollah od altri gruppi armati".
Nell'ultima parte del documento si parla delle regole d'ingaggio, che prevedono una larga autonomia dei comandanti sul terreno potranno usare la forza "a loro discrezione"; al punto tre si sottolinea la necessità di un radicale cambio delle regole d'ingaggio dei caschi blu rispetto al passato: "l'uso della forza è dato da ragioni di adeguata evidenza". "E' l'unico modo per garantire l'effettiva esecuzione della missione", spiega una fonte militare dell'Onu a Repubblica.
"Quanto successo in passato, Srebrenica un esempio per tutti ma ce ne sono molti altri, dimostra che senza la possibilità di reagire ma anche prevenire armi in mano, la presenza dei soldati Onu nelle zone di guerra e guerriglia è del tutto inutile. Questo piano permette ai comandanti sul terreno di prendere decisioni immediate senza dover contattare il quartier generale delle Nazioni Unite a New York, permette di intercettare il traffico d'armi, dà un ampio mandato ai caschi blù per aiutare l'esercito libanese a controllare a pieno titolo e in modo si spera definitivo l'intero Libano. Chi comanderà la missione? Questa è una scelta politica che sarà fatta molto presto. Non importa se saranno i francesi o gli italiani, l'importante è che tutto venga deciso il più rapidamente possibile".
IL PIANO - di cui Repubblica ha ottenuto una copia - è dettagliato nello scandire le varie fasi della missione, la composizione dell'esercito Onu, il ruolo che avranno le varie componenti militari sul terreno per portare a termine con successo la missione il cui obiettivo dichiarato è: "Assicurare in pieno l'attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dell'11 agosto 2006 in tutti i suoi aspetti compreso il supporto alle Forze Armate Libanesi".
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I TEMPI - Entro il 2 settembre vanno dispiegati sul terreno fino a 3.500 caschi blu. Nei successivi trenta giorni (3 settembre - 5 ottobre) dovranno arrivare altri tre battaglioni di fanteria meccanizzata, più compagnie di ricognizione, telecomunicazioni etc. Fino a un totale di diecimila uomini. Dal 5 ottobre al 4 novembre dovranno essere dispiegati gli ultimi cinquemila soldati che raggiungeranno il Libano sotto le bandiere delle Nazioni Unite.
Il documento prevede due momenti ad alto rischio della missione.
Il primo quando ci sarà il ritiro delle truppe israeliane, il passaggio di consegne ai soldati dell'Onu; il secondo quando i caschi blu dovranno a loro volta passare le consegne all'esercito libanese. Nel planning assumption si dà per scontato che ci siano "possibili attività di Hezbollah od altri gruppi armati".
Nell'ultima parte del documento si parla delle regole d'ingaggio, che prevedono una larga autonomia dei comandanti sul terreno potranno usare la forza "a loro discrezione"; al punto tre si sottolinea la necessità di un radicale cambio delle regole d'ingaggio dei caschi blu rispetto al passato: "l'uso della forza è dato da ragioni di adeguata evidenza". "E' l'unico modo per garantire l'effettiva esecuzione della missione", spiega una fonte militare dell'Onu a Repubblica.
"Quanto successo in passato, Srebrenica un esempio per tutti ma ce ne sono molti altri, dimostra che senza la possibilità di reagire ma anche prevenire armi in mano, la presenza dei soldati Onu nelle zone di guerra e guerriglia è del tutto inutile. Questo piano permette ai comandanti sul terreno di prendere decisioni immediate senza dover contattare il quartier generale delle Nazioni Unite a New York, permette di intercettare il traffico d'armi, dà un ampio mandato ai caschi blù per aiutare l'esercito libanese a controllare a pieno titolo e in modo si spera definitivo l'intero Libano. Chi comanderà la missione? Questa è una scelta politica che sarà fatta molto presto. Non importa se saranno i francesi o gli italiani, l'importante è che tutto venga deciso il più rapidamente possibile".
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