Da Corriere della Sera del 28/08/2006
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2006/08_Agosto/28/morris...
LO STORICO
La prima guerra degli ayatollah a Israele
di Benny Morris
Chi ha vinto tra Israele ed Hezbollah? Richiesto di un commento sugli effetti della Rivoluzione francese, Zhou Enlai, a quanto si sa, rispose: «Troppo presto per dirlo».
La risposta del leggendario primo ministro cinese si applica anche alle recenti ostilità in Medio Oriente.
Hezbollah, una formazione armata di dimensioni ridotte (conta tra i 3.000 e gli 8.000 soldati) ha avuto circa 500 morti (ma ammette di averne avuti solo 70) e il suo quartier generale di Beirut è stato distrutto; l'esercito israeliano ha perso un centinaio di uomini. Sono rimasti uccisi circa 800 civili libanesi e 50 israeliani.
In termini materiali, Israele «ha vinto». Un intero quartiere a sud di Beirut, il Dahia, è stato raso al suolo insieme a molte centinaia, forse migliaia, di edifici nelle città e nei villaggi a maggioranza sciita nel sud del Libano, così come una gran numero di strade e ponti. Oltre mezzo milione di libanesi sono stati cacciati dalle loro case. Nel nord di Israele i razzi di Hezbollah hanno danneggiato, ma solo in pochissimi casi distrutto, centinaia di edifici.
Tuttavia l'esercito israeliano, trenta volte più potente di Hezbollah, dopo 32 giorni di scontri non è riuscito ad arrestare il tiro di sbarramento dei razzi (tra i 100 e i 250 Katiuscia al giorno), che ha paralizzato la Galilea e Haifa, il principale centro portuale, mettendo in fuga centinaia di migliaia di israeliani e costringendo altre centinaia di migliaia a vivere in squallidi rifugi antiaerei. L'esercito israeliano non è nemmeno riuscito — a causa dell'incompetente gestione della guerra da parte del Governo e dello Stato Maggiore — ad allontanare le truppe Hezbollah e pacificare l'area del fiume Litani.
In questo senso, Hezbollah «ha vinto» — sebbene le devastazioni rimarranno impresse nella memoria di Hassan Nasrallah e ci penserà due volte prima di provocare ancora Israele. Ma Hezbollah ha riportato una vittoria nella guerra di propaganda — dipingendo Israele ai media arabi e occidentali come una super potenza che bombardava donne e bambini innocenti (bugia grossolana), figurando come Davide contro Golia. Ma una reale valutazione su chi abbia «vinto» dipende da tre questioni a venire.
Uno, la forza di pace internazionale autorizzata dalla risoluzione 1701 delle Nazioni Unite. Questa forza di pace — che potrebbe alla fine contare 15.000 soldati — sarà equipaggiata con carri armati e artiglieria e con un mandato Onu che l'autorizzi a disarmare i terroristi di Hezbollah e fermare i camion che dalla Siria contrabbandano armi? Quanto sarà determinata? Il suo nucleo sarà costituito da soldati europei — italiani, francesi, spagnoli — ben addestrati, disciplinati e temprati alla guerra. Ci saranno anche — come nell'imbelle Unifil — truppe del Terzo mondo che stanno lì per la paga? Queste truppe verranno dispiegate lungo il confine siriano-libanese (a bloccare il traffico d'armi) e lungo la frontiera israelo-libanese (a ostacolare l'attività terroristica e la rappresaglia israeliana)?
Due, il dispiegamento dell'esercito libanese nel sud e lungo il confine siriano, ripulirà il sud del Paese da Hezbollah, o almeno gli impedirà di attaccare Israele, disarmandolo? Le premesse non sono buone. Il primo ministro libanese, Fuad Sinora, avrebbe già raggiunto un «compromesso» con Hezbollah, i miliziani resteranno in armi, ma non le mostreranno in pubblico. Il disarmo di Hezbollah è rimandato a tempo indefinito.
Tre. Siria e Iran hanno adottato (o fingono di averlo fatto) l'idea della «vittoria di Hezbollah», e della «debolezza» di Israele. Il presidente siriano Bashar Assad minaccia la guerriglia per recuperare le alture del Golan. Gli iraniani, scaltri e mendaci, hanno respinto l'ultimatum del Consiglio di sicurezza, proseguendo incuranti nel progetto sul programma nucleare. Teheran potrebbe essere stata incoraggiata dal successo di Hezbollah contro «l'avamposto occidentale in Medio Oriente». Ma se fossi un leader siriano o iraniano prenderei nota della prova offerta dall'aviazione israeliana, che ha mostrato elevata efficienza nel liquidare la contraerea avversaria (dichiaratamente inferiore) e nel distruggere bersagli strategici.
Se nei prossimi mesi Hezbollah venisse neutralizzata, e se l'esercito libanese, spalleggiato dalla forza internazionale, riuscisse a mantenere la pace lungo il confine nord di Israele, Israele avrà dimostrato di essere il vincitore di questa guerra. Ma se Hezbollah dovesse attaccare ancora Israele, da solo o con le forze iraniane o siriane, allora sarà chiaro che Israele ha perso.
La storia potrebbe anche dimostrare che l'intera questione è irrilevante: nella guerra che più probabilmente seguirà quest'ultima, nel giro di un anno o due, tra Israele, spalleggiato dagli Stati Uniti (e le altre potenze occidentali?), e l'Iran, con Hezbollah (e forse la Siria) — e che avrà un carattere completamente diverso dal conflitto di quest'estate — a contare sarà la preparazione raggiunta nel frattempo e l'efficacia con cui le due parti agiranno. Forse l'autentico significato di questa guerra è avere svegliato Israele.
La risposta del leggendario primo ministro cinese si applica anche alle recenti ostilità in Medio Oriente.
Hezbollah, una formazione armata di dimensioni ridotte (conta tra i 3.000 e gli 8.000 soldati) ha avuto circa 500 morti (ma ammette di averne avuti solo 70) e il suo quartier generale di Beirut è stato distrutto; l'esercito israeliano ha perso un centinaio di uomini. Sono rimasti uccisi circa 800 civili libanesi e 50 israeliani.
In termini materiali, Israele «ha vinto». Un intero quartiere a sud di Beirut, il Dahia, è stato raso al suolo insieme a molte centinaia, forse migliaia, di edifici nelle città e nei villaggi a maggioranza sciita nel sud del Libano, così come una gran numero di strade e ponti. Oltre mezzo milione di libanesi sono stati cacciati dalle loro case. Nel nord di Israele i razzi di Hezbollah hanno danneggiato, ma solo in pochissimi casi distrutto, centinaia di edifici.
Tuttavia l'esercito israeliano, trenta volte più potente di Hezbollah, dopo 32 giorni di scontri non è riuscito ad arrestare il tiro di sbarramento dei razzi (tra i 100 e i 250 Katiuscia al giorno), che ha paralizzato la Galilea e Haifa, il principale centro portuale, mettendo in fuga centinaia di migliaia di israeliani e costringendo altre centinaia di migliaia a vivere in squallidi rifugi antiaerei. L'esercito israeliano non è nemmeno riuscito — a causa dell'incompetente gestione della guerra da parte del Governo e dello Stato Maggiore — ad allontanare le truppe Hezbollah e pacificare l'area del fiume Litani.
In questo senso, Hezbollah «ha vinto» — sebbene le devastazioni rimarranno impresse nella memoria di Hassan Nasrallah e ci penserà due volte prima di provocare ancora Israele. Ma Hezbollah ha riportato una vittoria nella guerra di propaganda — dipingendo Israele ai media arabi e occidentali come una super potenza che bombardava donne e bambini innocenti (bugia grossolana), figurando come Davide contro Golia. Ma una reale valutazione su chi abbia «vinto» dipende da tre questioni a venire.
Uno, la forza di pace internazionale autorizzata dalla risoluzione 1701 delle Nazioni Unite. Questa forza di pace — che potrebbe alla fine contare 15.000 soldati — sarà equipaggiata con carri armati e artiglieria e con un mandato Onu che l'autorizzi a disarmare i terroristi di Hezbollah e fermare i camion che dalla Siria contrabbandano armi? Quanto sarà determinata? Il suo nucleo sarà costituito da soldati europei — italiani, francesi, spagnoli — ben addestrati, disciplinati e temprati alla guerra. Ci saranno anche — come nell'imbelle Unifil — truppe del Terzo mondo che stanno lì per la paga? Queste truppe verranno dispiegate lungo il confine siriano-libanese (a bloccare il traffico d'armi) e lungo la frontiera israelo-libanese (a ostacolare l'attività terroristica e la rappresaglia israeliana)?
Due, il dispiegamento dell'esercito libanese nel sud e lungo il confine siriano, ripulirà il sud del Paese da Hezbollah, o almeno gli impedirà di attaccare Israele, disarmandolo? Le premesse non sono buone. Il primo ministro libanese, Fuad Sinora, avrebbe già raggiunto un «compromesso» con Hezbollah, i miliziani resteranno in armi, ma non le mostreranno in pubblico. Il disarmo di Hezbollah è rimandato a tempo indefinito.
Tre. Siria e Iran hanno adottato (o fingono di averlo fatto) l'idea della «vittoria di Hezbollah», e della «debolezza» di Israele. Il presidente siriano Bashar Assad minaccia la guerriglia per recuperare le alture del Golan. Gli iraniani, scaltri e mendaci, hanno respinto l'ultimatum del Consiglio di sicurezza, proseguendo incuranti nel progetto sul programma nucleare. Teheran potrebbe essere stata incoraggiata dal successo di Hezbollah contro «l'avamposto occidentale in Medio Oriente». Ma se fossi un leader siriano o iraniano prenderei nota della prova offerta dall'aviazione israeliana, che ha mostrato elevata efficienza nel liquidare la contraerea avversaria (dichiaratamente inferiore) e nel distruggere bersagli strategici.
Se nei prossimi mesi Hezbollah venisse neutralizzata, e se l'esercito libanese, spalleggiato dalla forza internazionale, riuscisse a mantenere la pace lungo il confine nord di Israele, Israele avrà dimostrato di essere il vincitore di questa guerra. Ma se Hezbollah dovesse attaccare ancora Israele, da solo o con le forze iraniane o siriane, allora sarà chiaro che Israele ha perso.
La storia potrebbe anche dimostrare che l'intera questione è irrilevante: nella guerra che più probabilmente seguirà quest'ultima, nel giro di un anno o due, tra Israele, spalleggiato dagli Stati Uniti (e le altre potenze occidentali?), e l'Iran, con Hezbollah (e forse la Siria) — e che avrà un carattere completamente diverso dal conflitto di quest'estate — a contare sarà la preparazione raggiunta nel frattempo e l'efficacia con cui le due parti agiranno. Forse l'autentico significato di questa guerra è avere svegliato Israele.
Annotazioni − Traduzione di Marilena Rossi.
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