Da La Repubblica del 24/09/2006
Originale su http://www.repubblica.it/2006/09/sezioni/cronaca/camorra/moglie-camorr...

Napoli, l'uomo è in galera accusato di quattro omicidi ha consegnato una fotografia della donna al clan

"Mio marito è un killer della camorra" e lui dal carcere ordina ai clan: punitela

di Dario Del Porto

NAPOLI - Aveva sposato un camorrista ma quando lui è finito in carcere per l'ennesima volta lei ha provato a rifarsi una vita. Non più in casa ad aspettare lo stipendio assicurato dai boss alle famiglie dei detenuti. Ma altrove e con un altro status: da moglie di un killer a testimone di giustizia. È andata dai magistrati, ha accusato l'uomo di quattro omicidi. Ora però è in pericolo. Il clan è sulle sue tracce, ha una sua foto. E anche l'ex marito cova sentimenti di vendetta.

È la storia di Giuseppina, una donna che, pur fra mille difficoltà e ripensamenti, ha sfidato le regole della camorra lasciando intravedere uno spiraglio di speranza nella città dove paura e omertà hanno spesso il sopravvento. E dove anche ieri la cattura di un ricercato ha scatenato la reazione dei familiari contro la polizia. È successo nei Quartieri Spagnoli dove un centinaio di persone, che sarebbero state aizzate da un fratello 14enne del fermato, hanno inveito in strada contro i poliziotti.

Giuseppina è l'ex moglie di Francesco Avolio, 40 anni, un pregiudicato ritenuto vicino alla camorra di Secondigliano. Un anno fa inizia a parlare con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli approfittando di un periodo di detenzione di Francesco, arrestato per una storia di armi. Racconta che Avolio è stato esecutore di quattro omicidi, fa i nomi delle vittime e indica i moventi: contrasti legati al mondo della droga, dissidi interni al clan, guerra fra bande rivali e motivi passionali.

Vicende criminali che hanno segnato anche la sua esistenza e l'hanno spinta a chiudere con quel mondo intriso di violenza. È una scelta travagliata, sulla quale Giuseppina tornerà più volte nel corso di questi mesi. Ma è anche un passo pericoloso. La notizia della sua collaborazione fa in breve tempo il giro del quartiere. La Procura però segue la situazione e scopre che il clan è preoccupato dalle rivelazioni di quella donna.

Inevitabile, si mette in moto la strategia di camorra per bloccare o almeno condizionare la testimone. Con i vertici dell'organizzazione malavitosa, Avolio tenta di minimizzare: "State tranquilli, non sa niente che possa crearci problemi", assicura. Quelli però non si fidano e gli chiedono una foto della ex moglie per poterla individuare. Francesco obbedisce. Anche perché la situazione tiene in ansia anche lui, al punto da spingerlo a meditare vendetta. Ma sa pure che deve muoversi con cautela perché, appena uscito dal carcere, sarà il primo ad essere sospettato di eventuali ritorsioni nei confronti di Giuseppina.

"A me hanno insegnato - si confida Avolio con un familiare - che i morti si fanno ma non si pagano". Quando l'uomo lascia la cella e torna a Secondigliano, gli inquirenti iniziano una delicata indagine con l'obiettivo di prevenire una reazione violenta contro Giuseppina. I carabinieri del Reparto operativo del comando provinciale, su delega del pool anticamorra coordinato dal procuratore aggiunto Franco Roberti, seguono gli spostamenti di Avolio che nel frattempo ha ripreso a frequentare gli ambienti criminali.

Fino ai primi di settembre, quando le "cimici" captano, quasi in diretta, l'organizzazione di un omicidio nella zona di Secondigliano. Il delitto viene commesso la sera del 2 settembre, in un garage del quartiere. La vittima è un pregiudicato di 35 anni, Modestino Bosco. Le intercettazioni consentono ai magistrati di arrestare Avolio con l'accusa di essere uno dei mandanti dell'agguato. Francesco torna in cella, al processo forse sarà chiamata a testimoniare anche Giuseppina.

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