Da Vita No Profit del 28/07/2006
Originale su http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=70844

Prime elezioni libere nella storia del Congo

Oltre 25 milioni di congolesi attesi alle urne. Intervista esclusiva al presidente della Commmissione elettorale indipendente, Don Apollinaire Malu Malu

di Joshua Massarenti

Domenica 30 luglio, la Repubblica democratica del Congo ha avuto le sue prime elezioni libere dal 1960. In tutto, 25,6 milioni di aventi diritto al voto saranno chiamati alle urne per scegliere il prossimo presidente della Repubblica (33 i candidati) e dotarsi di un nuovo parlamento (9 707 pretendenti per 500 posti da deputato). Per il Congo, devastato da un conflitto regionale che ha provocato quattro milioni di morti, si tratta di un appuntamento storico che segnerà la fine di un regime di transizione durato tre anni (2003-06).

Don Apollinaire Malu Malu è il presidente della Commissione elettorale indipendente (Cei), ovvero la figura istituzionale attualmente più importante del Congo. Su di lui, la Comunità internazionale ha investito 422 milioni di dollari per organizzare le elezioni e portare a termine un processo elettorale tra i più complessi e delicati degli ultimi decenni. In un paese dove le infrastrutture sono state rase al suolo, si tratta di un un'impresa che questo giovane prete originario dell'est del paese (quella più colpita dalla guerra) intende superare a pieni voti. A due giorni dal voto, Don Malu Malu rilascia a Vita questa intervista esclusiva in cui confida speranze e timori rispetto ad un evento che dovrebbe segnare una svolta epocale nella giovane storia congolese.

Vita: Con che spirito si sta avvicinando alle elezioni di domenica prossima?
Don Apollinaire Malu Malu: Per il momento siamo sereni. La preparazione delle elezioni si sta svolgendo in modo corretto, questo nonostante le immense difficoltà incontrate. Confido nella determinazione del popolo congolese, dei nostri agenti elettorali e della presenza di osservatori nazionali e internazionali. Di sicuro, per il Congo si stratta delle sue prime elezioni libere e trasparenti degli ultimi 46 anni. E' un appuntamento con la storia che i congolesi non possono fallire.

Vita: Dopo le ripetute accuse indirizzate alla Commissione elettorale indipendente (Cei) per “irregolarità e rischi di brogli” durante le elezioni, ieri la Conferenza episcopale congolese (Cenco) ha chiamato i congolesi a partecipare in massa alle elezioni. Come reagisce a questo rovesciamento di fronte?
Malu Malu: Io saluto molto positivamente le dichiarazioni della Conferenza episcopale che ritengo fondamentali per il buon svolgimento delle elezioni. Il cambio di atteggiamento operato dalla Cenco è la dimostrazione che le presunte irregolarità di questo processo elettorale non si possono definire tali. Le ultime settimane sono state purtroppo condizionate da una fortissima intossicazione provocata da un certo numero di attori politici.

Vita: A quali attori si riferisce?
Malu Malu: In particolar modo ai 19 candidati delle presidenziali protagonisti di dichiarazioni incendiarie nei nostri confronti senza verificare le loro accuse. Penso ad esempio ai 60 000 presunti stranieri pronti a partecipare al voto in Katanga. In realtà, i nostri accusatori sapevano benissimo che la Cei aveva ricevuto denunce nei confronti di sole duemila persone.

Vita: Veniamo alle accuse principali contro la sua Commissione. La prima riguarda l'assenza di un preciso calendario elettorale. Cosa ci può dire a proposito?
Malu Malu: Il calendario elettorale sarà reso ufficialmente noto al pubblico domani. Riguarda le scadenze elettorali nazionali e provinciali, ad esclusione delle elezioni locali e municipali che invece saranno fissate dalle nuove istituzioni che usciranno dalle urne. Faremo di tutto affinché le elezioni generali si concludano entro la fine del 2006.

Vita: Il secondo punto riguarda cinque milioni di schede elettorali supplementari che la Cei ha fatto stampare in Sudafrica. Secondo i vostri detrattori, queste schede potrebbero essere usate durante le elezioni falsando di conseguenza i risultati delle urne. Cosa risponde?
Malu Malu: Abbiamo stampato oltre 30 milioni di schede elettorali. E' bastato sottrarre questa cifra con il numero di congolesi iscritti sulle liste elettorali, cioè 25,7 milioni, per sostenere l'esistenze di schede elettorali eccedenti. Ma non funziona così. Queste schede sono state stampate in funzione del numero di uffici elettorali e non degli elettori. Per la sola città di Kinshasa, ci sono 420 schede per ognuno dei 8 912 uffici elettori presenti nella capitale congolese. Fate il calcolo e otterrete 374 000 schede elettorali solamente per Kinshasa. Lo stesso metodo è stato poi applicato nelle province in cui si contano 41 228 uffici elettorali per ognuno dei quali sono state stampate 650 schede elettorali. La conta è tanto più regolare che gli osservatori nazionali e internazionali non hanno avuto nulla da ridire. E poi me lo lasci dire, non c'è paese al mondo in cui non si prevede schede supplementari. Anche in Italia.

Vita: Infine, ci sono quei 1,2 milioni di elettori scomparsi dai vostri computer… Quale sarà il loro destino?
Malu Malu: Tutti gli elettori iscritti nelle liste elettorali potranno votare. Lo schedario elettronico centrale della Commissione elettorale a Kinshasa è composto in tre parti: la base consolidata informatica conta circa 24,4 milioni di elettori. Poi ci sono liste parziali che includono 860 000 elettori omessi dalle liste elettorali. Per tutti questi elettori, ci sarà la possibilità di presentarsi al voto con la carta elettorale di cui abbiamo il numero di serie. Lo stesso discorso vale per altri 374 000 elettori assenti anche dalle liste parziali. Come vede i brogli sono impossibili. Il sistema di controllo è affidabile in quanto i numeri di serie delle carte elettorali sono note alla nostra Commissione.

Vita: Le disfunzioni della Cei non hanno certo attenuato le fortissime tensioni che si riscontrano attualmente in Congo. Non si contano più i manifestanti repressi brutalmente dalle forze dell'ordine. E' un clima di vigilia elettorale molto pesante. Non la preoccupa?
Malu Malu: Il Congo fuoriesce da una lunga guerra che ha minato l'ambiente politico congolese. Oltretutto, il Congo è un paese in cui la gente non ha cultura elettorale. Nel complesso però, la campagna elettorale si è svolta correttamente, questo nonostante gli incidenti che si sono verificati in queste ultime settimane. Voglio però ricordare che alcune manifestazioni sono degenerate in atti di violenza allorquando erano state annunciate come pacifiche. Sul versante opposto, si è fatto di tutto per controllare le forze dell'ordine, ma in alcuni casi non è bastato. Da cui l'invito agli attori politici e alle forze dell'ordine di rispettare le regole del gioco.

Vita: Alcuni protagonisti la pensano invece diversamente. Il 12 luglio scorso, una tra i candidati di spicco delle presidenziali, Jean-Pierre Bemba, ha dichiarato che in caso di brogli ci saranno disordini in tutto il paese…
Malu Malu: E' stato messo in piedi un dispositivo di sicurezza per impedire il Congo di ripiombare nella guerra. Le forze nazionali sono supportate dai caschi blu e dalle truppe dell'Eurofor. Questo dispositivo dovrebbe bastare. Il problema è semmai capire se gli attori nazionali e internazionali riconosceranno il verdetto delle elezioni. Se si stabilisce la verità delle urne, nessuno vorrà lanciare un nuovo conflitto. Del resto, ricordo che la Corte penale internazionale è già competente per riconoscere eventuali crimini di guerra e crimini contro l'umanità.

Vita: In questa vigilia elettorale, quali sono le sue principali preoccupazioni?
Malu Malu: Questo è un paese grande come l'Europa occidentale e privo di infrastrutture. Non ci sono più strade, né vie ferroviarie. La nostra prima sfida è stata di ordine logistico. Per questo abbiamo mobilitato 24mila persone per gestire il materiale elettorale. L'altra sfida è legata alla sicurezza. Dapprima Ci sono gruppi armati stranieri e congolesi incontrollabili che possono crearci dei problemi. Penso ai ribelli ugandesi del Lord Resistance Army oppure a quelli rwandesi delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda oppure ai May-May. Le zone più a rischio sono il nord e il sud Kivu, il nord del Katanga e l'Ituri, cioè l'est e il sud del paese. E poi ci sono quelli che definisco gli imprevisti, cioè quei focolai di tensione tra i partiti politici. E' il caso a Mbuji-Mayi, nel Kasai-Occidentale o nei quartieri popolari di Kinshasa.

Vita: Lei sta riferendo ai feudi di Etienne Tshisekedi, il grande assente di queste elezioni…
Malu Malu: Non voglio tornare sulle ragioni che hanno spinto il leader dell'opposizione civile a boicottare il processo elettorale. Ad ogni modo, sono in contatto con la dirigenza dell'Udps (Unione per la democrazia e il progresso sociale, ndr), la quale mi ha assicurato che non è in nessun modo implicato nei disordini scoppiati recentemente. E questo vale anche per le prossime scadenze elettorali. Semmai c'è da capire se i leader di questo partito saranno in grado di contenere tutti i loro sostenitori.

Vita: Come giudica il supporto della Comunità internazionale?
Malu Malu: La Comunità internazionale ha offerto un appoggio eccezionale, sia sul piano tecnico-finanziario che morale. L'arrivo di oltre 1600 osservatori internazionali è la prova che tutti si augurano lo svolgimento di elezioni libere, trasparenti e democratiche.

Vita: Per quanto riguarda l'Italia?
Malu Malu: L'Italia ha da sempre svolto un ruolo di primo piano nella ricostruzione del nostro paese. Questo sin dall'instaurazione delle autorità di transizione. L'Italia sostiene anche i progetti dello Pnud e di appoggio alle istituzioni transitorie, ivi compresi i lavori della Commissione elettorale indipendente. Infine, l'Italia ha offerto un appoggio prezioso in ambito bilaterale attraverso aiuti di tipo materiale. La sua è stata quindi una presenza continua che in questi ultimi giorni si è ulteriormente rafforzata con la partecipazione di volontari italiani alle elezioni in qualità di osservatori indipendenti. Approfitto di questa occasione per salutare l'impegno della società civile italiana di cui mantengo ricordi bellissimi, in particolar modo quel Simposio internazionale per la pace organizzato nel 2001 a Butembo in cui hanno partecipato 300 volontari europei. Eravamo in pieno conflitto. Questi volontari sono stati una spinta formidabile per il processo di pace. Non lo dimentico.

Vita: Don Appolinaire, quali speranze nutre per il suo paese?
Malu Malu: Spero che presto verrà il giorno in cui la popolazione potrà chiedere dei conti agli eletti e che questi sapranno render conto delle loro azioni al popolo congolese. Il cammino è ancora molto lungo. Nonostante la posta in gioco enorme che rappresentano, le elezioni sono soltanto il primo passo verso l'affermazione di uno Stato in grado di attuare politiche di buon governo e di ricostruire un paese distrutto dalla guerra. Non è più ammissibile vedere la miseria in cui sono costretti a vivere milioni e milioni di congolesi all'interno di un paese che straborda di ricchezze naturali e minerarie. E' giunta l'ora di porre fine a questo paradosso. Ma ciò potrà realizzarsi soltanto in uno Stato di diritto.

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